Ultime calcio - Francesco Ghirelli è stato il primo a fermare le squadre lombarde quando si è diffuso il virus, il primo a bloccare due gironi della Lega Pro e il primo a sospendere il campionato anticipando lo stop definitivo del governo.
Presidente è stato perlomeno lungimirante...
«Speravo di sbagliarmi e di esagerare, ma non è stato così. E allora le ricordo che siamo stati anche i primi a interrompere gli allenamenti. Un accordo che, d’intesa con Aic, Assoallenatori e medici sportivi, abbiamo prolungato sino al 3 aprile».
Anche lei pensa che il calcio possa ricominciare a vivere il 2-3 maggio?
«Deciderà il virus. Il ministro Spadafora ha indicato quella data. Noi, come la Lega di A e quella di B, abbiamo l’intenzione di arrivare in fondo alla stagione. Per quanto ci riguarda vuol dire completare i gironi e disputare playoff e playout. Quindi, magari, sforando sino al 10 luglio. Ma questo, ora, non è tanto importante».
Cosa lo è, allora?
«Il calcio deve capire l’umore della gente, che è spaventata. È giusto concentrarsi su risorse e ricavi, perché altrimenti il sistema non reggerebbe, ma è necessario ripensare ai valori che trasmettiamo».
Faccia un esempio.
«L’ottusità dell’Uefa, che mentre la gente pensa alle mascherine e ai ventilatori per gli ospedali, fa passare il messaggio dei 300 milioni di danno causato dal rinvio degli europei».
Mica facile. In serie A litigano sulla data della ripresa degli allenamenti e non solo su quella...
«Abito a pochi passi dal Colosseo, l’Arena del più grande spettacolo del mondo per 450 anni. Ora lo vanno a vedere solo i turisti. Questo per spiegare che neppure il pallone è immortale. Abbiamo 120-130 anni e a volte penso che siamo obsoleti e lontani dai giovani. E questo ci pone un problema anche sulla formula dei campionati. Nella mia Lega durante i playoff registriamo il tutto esaurito a ogni partita».
Per questo c’è l’esigenza di concludere la stagione senza cause e ricorsi?
«Non ci deve essere un corto circuito tra virus e regolamenti. Se una società, una sola, varcasse l’aula di un tribunale, ci meriteremmo un bel calcio nel sedere. Alle mie società ho chiesto di essere responsabili: dobbiamo superare il momento insieme».