Ecco l'editoriale di Alberto Cerruti sulle colonne de La Gazzetta dello Sport:
"L’estate delle grandi sorprese produrrà effetti decisivi, in un senso o nell’altro, nella primavera che verrà. Soltanto allora capiremo se, e quanto, sono stati importanti i gol di Ronaldo nella Juventus, la spinta di Nainggolan nell’Inter, gli investimenti del fondo Elliott per il rilancio del Milan, l’impatto del giovane Kluivert nella Roma e infine il ritorno in Italia di Ancelotti sulla panchina del Napoli. Guarda caso, tra i molti nomi nuovi, questo è l’unico di un allenatore, considerato da tutti il «valore aggiunto» del Napoli. È vero che non andrà in campo ma è vero, come ripete spesso Ancelotti, che un allenatore è bravo se non fa danni e lui di danni non ne ha mai fatti, nemmeno al Bayern dove lo hanno mandato via soltanto per liti dirigenziali. Così, tra tanti interrogativi legati alle novità delle altre squadre, Ancelotti è l’unica certezza, grazie alla felice intuizione di De Laurentiis che adesso può sognare legittime soddisfazioni anche in Champions, dopo l’ultima deludente avventura europea con Sarri, troppo rigido a livello tattico e troppo inesperto a livello internazionale. Da questo punto di vista, nessuno in Italia ha vinto più Champions del suo successore. Ma soprattutto, al di là dei risultati, Ancelotti ha già dimostrato la sua elasticità, cambiando ruoli e moduli. E proprio ripensando a queste qualità, non va sottovalutata una sua frase apparentemente banale, ma in realtà importantissima, pronunciata dopo l’amichevole di domenica vinta 5-1 contro il Carpi. «Questi giocatori lavorano così bene che non faccio fatica e così mi vengono più facilmente nuove idee». Ecco la parola chiave: «le idee», a volte persino più importanti dei giocatori. Ecco perché ha ragione De Laurentiis quando dice che non può riprendere Cavani, spendendo gli stessi soldi incassati per la sua cessione. Qualche rinforzo arriverà, ma intanto la garanzia del presidente e di tutti i tifosi è proprio Ancelotti che in pochi giorni ha già cambiato il Napoli, come ha scritto ieri Maurizio Nicita, perché si sono visti più lanci lunghi nell’amichevole di Trento che in tutta la gestione di Sarri, con gli esterni offensivi più stretti e i terzini più alti. Del resto, se Pirlo è diventato il grande Pirlo, il merito è di Ancelotti che nel trofeo «Luigi Berlusconi» di 16 anni fa ascoltò la richiesta del centrocampista rossonero di provarlo davanti alla difesa, dove aveva già giocato con Mazzone a Brescia. E così, in un colpo solo, Rui Costa continuò a fare il trequartista e Pirlo non rischiò di perdere il posto incominciando una nuova grande carriera".
Prepariamoci, quindi, alle prossime idee vincenti di Ancelotti, che per portarsi avanti ha incominciato a collaudare Allan come terzino destro e Insigne come «falso nueve». Senza sottovalutare il vero jolly a sua disposizione che si chiama Verdi. Colpevolmente snobbato dal Milan, dove è cresciuto, maturato con Donadoni al Bologna, Verdi ha già dimostrato personalità chiedendo la maglia numero 9, mai più indossata da altri azzurri dopo la partenza di Higuain. E siccome nessuno è duttile come lui, perché può occupare tutti i ruoli dell’attacco e giocare anche alle spalle delle punte, siamo certi che Ancelotti gli troverà la collocazione ideale, lanciandolo definitivamente. A quel punto Verdi, a 26 anni compiuti dodici giorni fa, non sarebbe più soltanto una promessa, ma una realtà anche per la nuova Nazionale di Mancini, in cui potrebbe giocare insieme con il suo compagno di squadra Insigne, come del resto ha già fatto nell’ultima amichevole contro l’Olanda, in un tridente completato da Belotti. E così, se funzionasse anche un’idea per Verdi, Ancelotti farebbe un doppio regalo azzurro: a chi ha detto «sì» e a chi aveva detto «no»".