ESCLUSIVA - Rubinho: "Gol Dybala peggio della rete di Zaza. Aiutini? Scuse dei perdenti, noi ci scherzavamo su! Promozione al Marassi, roba dell'altro mondo. Rifiutai l'azzurro perché..."

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Rubinho portiere con la maglia dell'AvaíRubinho portiere con la maglia dell'Avaí

Il portiere Rubinho ai nostri microfoni. Rubinho, ex portiere di Livorno, Genoa e Juventus attualmente all'Avaí, si racconta in esclusiva a CalcioNapoli24. Corsa scudetto, polemiche arbitrali e non solo...

Genova, Palermo, Livorno, Torino, Como e ora Florianópolis. 11 anni dopo, Rubinho riparte dal Brasile. Dall'Avaí, precisamente. Una piccola squadra di una città paradisiaca dello stato di Santa Caterina, il cui obiettivo è la permanenza in Serie A. Dopo un pezzo di vita nel Bel Paese, dove si registrano soprattutto grandi stagioni col Genoa e quattro anni nella Juventus campione d'Italia col ruolo di terzo portiere, l'estremo difensore è pronto a una seconda giovinezza in patria. In attesa dell'esordio, il 35enne di São Paulo è stato raggiunto in esclusiva dalla redazione di CalcioNapoli24.it

L'EX PORTIERE RUBINHO AI NOSTRI MICROFONI, TRA PORTIERE LIVORNO E JUVENTUS

Arrivederci dolce Italia, si riparte dal Brasile

"In Europa le porte erano un po' chiuse, nel frattempo l'Avaí ne ha aperta una. Ho pensato che fosse il momento giusto per tornare a casa, è presto per pensare al futuro ma di certo non penso al ritiro: voglio giocare ancora. L'Avaí è stata solo una porta d'entrata per tornare in Brasile, non credo che sarà il posto definitivo". 

Nel frattempo, in Serie A la Juventus è ritornata in vetta 

"Sì, sto seguendo. Anche perché ho ancora molti amici nel campionato italiano. Vero che c'è ancora lo scontro diretto in programma, ma con questi quattro punti di vantaggio la Juventus ha blindato abbastanza la propria posizione. E' una squadra poi molto esperta in questo tipo di situazioni". 

Ricorderai bene quel goal di Zaza all'88esimo... 

"Eh già, c'era una buona atmosfera prima di quella partita. Sia tra calciatori che tra i tifosi, eravamo molto fiduciosi per far risultato. Si respirava ottimismo. Fu una partita di pazienza, anche perché il Napoli ha sempre avuto una buona squadra ed effettivamente giocò bene. Al momento della sostituzione ricordo che qualcuno disse a Simone che avrebbe segnato (ride, ndr), dopo infatti gli dicemmo: "Hai visto?". Da lì noi continuammo a far bene mentre il Napoli perse qualche punto per strada, ecco perché dico che la Juventus è specializzata per queste circostanze. Sa come si disputa un campionato, poi porta ansia alle altre squadre che non riescono poi a mantenere il passo. Quest'anno è successo con l'Inter: all'inizio è stata lì (ride, ndr), poi all'improvvisa è caduta fino a restare fuori dalla corsa scudetto. Questa è la differenza tra la Juventus e le altre squadre: sa gestire un campionato". 

Più pesante la rete di cui hai appena parlato o il goal di Dybala contro la Lazio di quest'anno? Sempre allo scadere... 

"Stavo seguendo la partita qui in Brasile. In realtà non ricordavo ci fosse, accesi la tv per caso e vidi. Mancavano 5 minuti alla fine, il telecronista già annunciava: "Il Napoli sta facendo festa per questo risultato, ecc ecc". Io ho pensato: "Non sa cosa sta dicendo, la Juventus è famosa per non mollare fino alla fine". Appena l'ho pensato, ecco la giocata di Dybala. Ancor prima che segnasse, già chiamai il gol. E lì mi dissi che per il il Napoli fosse finita, nel senso che ora sarebbe stata davvero difficile. Penso che questo goal sia stato anche più pesante della rete di Zaza, perché praticamente si è deciso tutto in quel momento. Il goal dell'argentino è stata una doccia non fredda, ma proprio gelata. Il Napoli stava già contando con il pareggio bianconero e invece è arrivata la delusione finale che ha spezzato le gambe ai giocatori". 

Cosa credi che abbia di diverso la Juventus rispetto alle altre? 

"E' il club più organizzato e preparato in cui abbia giocato, in Italia non esiste un altro presidente che faccia lo stesso lavoro di  Agnelli. Quel che fa la differenza e che porta titoli è proprio la  grande organizzazione a 360° che c'è lì. Dei miei anni in bianconero ho vari ricordi piacevoli: gli allenamenti, i momenti nello spogliatoio e le feste per i titoli vinti. E' stato molto bello poter lavorare con Conte ed Allegri. Se dovessi scegliere il mio momento più felice, avrei difficoltà. Ma c'è un siparietto che ricordo con particolare affezione, riguarda Pirlo. Eravamo in allenamento e stavamo facendo gare di rigori, lui provò a fregarmi con un pallonetto ma glielo parai. Iniziai a ridere e a scherzare con lui, allora mi rispose di prendere anche il prossimo che avrebbe calciato. Ebbene, la piazzò con tanta precisione che era praticamente impossibile prenderlo. Mi disse: "Ah, ora non scherzi più eh?" (ride,ndr). Quella a Torino è stata una fase molto importante per la mia carriera, ho solo buoni ricordi lì"

Lo spogliatoio della Juve come vive invece polemiche e mormorii per certi episodi? 

"Ci scherzavamo anche su. Generalmente, quando si perde, si creano sempre delle scuse. Io piuttosto dico che se una squadra vince, non è per caso. Così come non lo è se da anni è su alti livelli. E' più che altro un difetto del perdente credere che sia stato condizionato da qualcosa. Talvolta la prendevamo anche come una sfida personale: volevamo dimostrare che era tutto merito nostro e non di arbitri o tante altre cose".

Una volta però hai festeggiato anche col Napoli, al Marassi. La festa promozione in Serie B... 

"(ride di gusto, ndr) Che ricordo fantastico! Sia a noi che al Napoli serviva solo un pareggio, ma c'era bisogno anche di un risultato favorevole tra Piacenza e Triestina. Ricordo che nel primo tempo il Napoli giocò normalmente, per vincere la partita. E caspita, nei primi 15 minuti ci fu anche un loro dominio totale con tanto di palo del Pampa Sosa. Quando finì il primo tempo eravamo preoccupati, anche perché avevamo fatto un campionato molto dispendioso e ormai non ce la facevamo più. Quando poi mancavano 15 minuti dalla fine e la Triestina segnò, lo stadio intero iniziò a cantare e a festeggiare per il gemellaggio tra le due tifoserie. Mancavano 5 minuti e già iniziavano a esserci le prime invasioni, con giocatori che poi sono finiti in mutande. Fu una  roba dell'altro mondo, credo che nemmeno dei migliori sogni si potesse immaginare un tale scenario: due tifoserie unite che potessero festeggiare la promozione nella stessa partita. Ricordo che festeggiammo anche nello spogliatoio del Napoli e viceversa, fu davvero spettacolare: questo è il calcio". 

Hai visto nascere il Napoli di De Laurentiis, con Lavezzi ed Hamsik... 

"Ci sono sempre state belle partite tra Genoa e Napoli, gare divertenti dove a prescindere dal risultato il tifoso lasciava lo stadio sempre felice. Noi avevamo Gasperini che è uno dei migliori allenatori d'Italia, dall'altra parte c'erano grandi giocatori e lo spettacolo era sempre garantito. Ricordo quando Lavezzi arrivò a Napoli: era giovane ma aveva già tanta qualità e ci ha sempre fatto lavorare tanto. Quelle partite tra di noi erano garanzie di spettacolo". 

Un azzurro che hai anche sfiorato, in realtà...

"Nel 2011, quando ero al Palermo, ci fu un interessamento. Il Napoli era interessato a contrattarmi, ma come secondo portiere. Io però volevo giocare, o quanto meno lottare per la posizione. Ma all'epoca c'era De Sanctis che era considerato una pedina fissa, non avrei mai potuto giocarmi le mie chance e così non presi in considerazione quell'opportunità. Non ci fu una proposta effettiva, ma frenai subito la possibilità. Andare a Napoli e non poter giocare era un peccato". 

A inizio carriera sei stato inserito nella lista dei 100 migliori giovani del mondo: hai rimpianti?

"Ho sbagliato a lasciare il Genoa per il Palermo, è stato un grande errore. Se non l'avessi fatto, oggi la mia carriera sarebbe stata diversa sotto certi aspetti. All'epoca fu una decisione mezza forzata, non avevo altre alternative. Ero in scadenza col Genoa, riferii che ne avremmo più avanti ma loro non hanno avuto la pazienza o la saggezza di portare avanti la situazione durante l'anno. Così all'improvviso mi fu detto che era già tutto fatto per lo scambio con Amelia, quindi o andavo al Palermo o andavo al Palermo. Arrivai per giocare bene con la speranza che Zamparini mi avrebbe rivenduto dopo un po', ma purtroppo non andò così. Fu comunque un periodo di grande insegnamento". 

A Napoli ne ha moltissimi Rafael, finito addirittura come terzo portiere... 

"Lo conosco molto poco come persona, ma come giocatore l'ho seguito. Fu campione della Libertadores, ha fatto molto bene in Brasile. Ricordo però che è sceso in campo da titolare in un periodo difficile, doveva sostituire un grande Pepe Reina. Già al preliminare di Champions League non fu perfetto e iniziarono a guardarlo con occhi diversi, con sfiducia. Dopo ha commesso qualche errore complice anche l'infortunio ed è finito in panchina. Ma come ho detto anche in base alla mia esperienza, tutto è insegnamento. Spero che possa ottenere una nuova chance dove possa giocare ed essere felice, anche perché so come è brutto non avere questa possibilità. Allenarsi come se dovessi scendere in campo, per poi non farlo". 

 Concludiamo con un altro connazionale: delusione anche per Allan, totalmente ignorato dal Ct Tite 

"Putroppo ci sono molti fattori extracampo che influenzano una convocazione per la nazionale. Mi piace molto come giocatore, mi ha realmente impressionato. Sia chiaro: non è mio amico (ride, ndr), lo dico perché ho visto tante partite e mi ha davvero lasciato a bocca aperta. Ricordo una super prestazione contro l'Udinese per esempio, o anche contro la stessa la Juventus dove marcò un Pogba che effettivamente non fu in grado di fare assolutamente niente. Sta facendo grandissime cose, ma purtroppo nella nazionale la concorrenza è forte. Senza dubbio, però, almeno un'opportunità l'avrebbe meritata. Spero che più avanti possa arrivare il suo momento, che possa entrare nel giro della Seleção". 

di Pasquale Edivaldo Cacciola

©RIPRODUZIONE RISERVATA, PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE 

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