Napoli, l'ex preparatore dei portieri: "Meret non è a fine ciclo, pensate che Caprile non farà errori?"

Le Interviste  
Napoli, l'ex preparatore dei portieri: Meret non è a fine ciclo, pensate che Caprile non farà errori?

Tarallo parla di Meret e Caprile

Luciano Tarallo, ex preparatore dei portieri del Napoli, è intervenuto nel corso della trasmissione ‘Bordocampo - II Tempo’, in onda sulle frequenze di Radio Capri

Tarallo su Meret e Caprile

Meret è stato lento sicuramente sul gol subito, ma non è una papera. Spesso ci si confonde tra papera ed errore di concetto. Questo è un errore di concetto, non una papera che è un errore tecnico. Se proprio vogliamo andare nei dettagli diciamo anche che Rrahmani quella palla può darla sulla figura, a quel punto invece di fare uno stop orientato, cosa difficilissima perché hai l’attaccante sulla linea dei 16,50 metri, faccio uno stop con la suola, in modo tale da avere un grado di visualizzazione per calciare maggiore di quello che avrei facendo uno stop orientato. Se Rrahmani avesse dato la palla sulla figura, Meret avrebbe avuto un grado di visualizzazione di 270°, quindi avrebbe potuto calciare sia di destro che di sinistro.

Meret a fine ciclo? Penso proprio di no. Se facessimo un parallelismo con quanto accaduto l’anno scorso, allora lo Scudetto l’avremmo visto solo da lontano perché l’estate del 2022 sembrava che tutti volessero mandare via Spalletti. Invece non ascoltando la massa Spalletti è rimasto e ha portato lo Scudetto al Napoli. E quindi lo stesso discorso va fatto con Meret. Meret è ancora un giovane portiere, rapportato alla media dei portieri del calcio italiano che è di 28,5 anni. Ha una struttura antropometrica importante, è alto 191 centimetri e ha appena 27 anni, ha ancora 10 anni davanti a grandi livelli e noi vogliamo mandarlo via? Ma poi chi decide che deve andare via? Chi dice che è scarso? Io credo che purtroppo si capisca poco su questo tema.

Il portiere oggi deve fare tre cose: difesa della porta, difesa dello spazio e transizione positiva e negativa. Non è vero che il portiere deve solo parare, è cambiato tutto. Un portiere diventa fondamentale per una squadra quando ha il vissuto. Il vissuto non è altro che l’esperienza che si fa con anni. E’ con tante partite che si migliora. Si chiama memoria autobiografica. Ma se noi questa memoria autobiografica non permettiamo di costruirla…

Voi pensate che se viene Caprile, arriva e non fa errori? Li farebbe sicuramente. E poi cosa facciamo? Condanniamo anche Caprile? L’errore è un feedback nel processo di apprendimento. O ci mettiamo in testa questo o per chiunque arriverà ci sarà lo stesso destino e la gente vorrà mandarlo via. Il calcio vive ancora di luoghi comuni. Se sbaglia l’attaccante non fa nulla, se sbaglia il portiere incide. Invece incide anche l’attaccante, basta pensare agli errori di Osimhen contro il Frosinone.

Il più grande pregio e il più grande difetto di Meret? Il più grande pregio è quando difende la porta. Considerate che nelle tre caratteristiche fa oggi il portiere moderno, sulla difesa della porta Meret è il numero uno. Deve migliorare nella tecnica podalica applicata, ossia il gioco con i piedi, e nella difesa dello spazio, cioè tutto quello che succede dall’ultimo difensore fino alla linea di porta. Quella linea di passaggio lì va difesa bene, con postura, posizione e quant’altro. Chi difende bene lo spazio difende bene la porta”.

Alex Meret
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