ESCLUSIVA - Moriero: "Capitan Baldini, l'unico a non avermi mai capito. Per Cellino ero un figlio! Felice per le parole di Coco su di me. Su Ronaldo, Allegri, Mazzone e Sarri..."

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ESCLUSIVA - Moriero: Capitan Baldini, l'unico a non avermi mai capito. Per Cellino ero un figlio! Felice per le parole di Coco su di me. Su Ronaldo, Allegri, Mazzone e Sarri...

Lecce, Cagliari, Roma, Inter e Napoli. Senza dimenticare la Nazionale maggiore e i Mondiali in Francia nel '98. Stiamo parlando di Francesco Moriero, doppio

Lecce, Cagliari, Roma, Inter e Napoli. Senza dimenticare la Nazionale maggiore e i Mondiali in Francia nel '98. Stiamo parlando di Francesco Moriero, doppio ex in vista di Napoli-Roma. La redazione di CalcioNapoli24.it, l'ha intervistato in esclusiva per voi.

Nato e cresciuto a Lecce, fa il suo esordio con la maglia dei Lupi nel 1987 contro il Bari, dove gioca per circa 20’. Nella stagione 1987-1988 viene lanciato da Mazzone in Coppa Italia contro la Juventus e chiude la stagione con 35 presenze, 3 reti e la promozione in A.

“La mia carriera da calciatore inizia in quell’annata, dove arriva il vero esordio in Coppa Italia con la Juventus per poi concludersi con la promozione in A”.

Mazzone al Lecce, poi Cagliari ed infine a Roma. Quanto è stato importante per la sua carriera?

“Penso che sia stato fondamentale. E’ stato lui che ha creduto nelle mie qualità, mi ha insegnato i valori importanti del calcio. E’ stata la mia guida, dopo 3 anni al Lecce ho lavorato con lui anche al Cagliari e poi alla Roma. E’ stato il mio allenatore guida”.

Che allenatore era Carlo Mazzone?

“E’ un personaggio carismatico! E’ stato un allenatore importante che faceva del carattere la sua forza. Oltre a fare l’allenatore ha sempre voluto che le regole si rispettassero. Poteva fare una carriera ancora più bella ed importante di quella fatta”.

Nel Lecce un suo compagno di squadra era Antonio Conte…

“Con Antonio sono cresciuto, ho iniziato le giovanili con lui all’età di 7-8 anni, siamo due fratelli. Io giocavo a destra e lui a centrocampo mi copriva le spalle, poi fu venduto alla Juventus, dove è diventato capitano. E’ un ragazzo formidabile, lo sta dimostrando anche da allenatore”.

Nel 1990-1991 sulla panchina arriva  Zbigniew Boniek, ma il campionato si conclude con una retrocessione in B. Cosa ci dici a riguardo?

“Con Boniek ho fatto un’esperienza in A, solo che purtroppo quell’anno arrivò la retrocessione. Anche lui veniva dalle prime esperienze, mi è sembrato un allenatore abbastanza preparato, però al Lecce non andò a buon fine”.

Ha affrontato tanti campioni nella sua carriera, che effetto faceva giocare contro Maradona?

“Io l’ho affrontato il primo anno, ero ragazzino, quindi ero abituato a vederlo sulle figurine (ride, ndr). Puoi immaginare cosa provai quando ci fu Lecce-Napoli, vidi Maradona da vicino, era il mio sogno. Ho avuto la fortuna di giocarci contro e di conoscerlo anche personalmente, è stato uno di quelli che ho sempre ammirato, Maradona era il calcio totale”.

Nel 1992 il passaggio al Cagliari di Cellino, che con il passar del tempo si è guadagnato la fama di mangiallenatori, è sempre stato un presidente particolare?

“Quando ho conosciuto Cellino, io fui l’acquisto più costoso della sua gestione al Cagliari, era molto giovane. E’ sempre stato un presidente molto esigente e un vero conoscitore di calcio, non è un presidente che parlava a vanvera. Ha sempre fatto squadre forti”.

Che rapporto aveva con lui?

“Ero il suo preferito all’epoca, avevo 19 anni e lo facevo molto divertire. Mi ha sempre trattato come un figlio. Abbiamo avuto sempre un rapporto schietto. Di lui ricordo tutto sempre in modo positivo. Penso che tutt’ora resti un grande presidente”.

Nel 1993-94 l’impresa sfiorata, il Cagliari arriva in semifinale di Coppa Uefa, dopo aver buttato fuori la Juventus, ed esce contro l’Inter…

“Quella fu un’annata stupenda per noi. Uscimmo contro l’Inter dopo aver vinto l’andata 3-2 (3-0 per l’Inter al ritorno, ndr), meritavamo di vincere quella competizione, era un sogno che si stava avverando. Quel Cagliari era una squadra forte, eravamo tanti giocatori giovani di prospettiva, riuscimmo a buttare fuori anche la Juventus. E’ stata una grande esperienza per me, la prima in Europa”.

Sempre al Cagliari, ha avuto Massimiliano Allegri come compagno di squadra…

“Allegri è sempre stato un giocatore particolare, uno fantasioso. Da giocatore, scherzando, negli spogliatoi, diceva sempre che sarebbe diventato allenatore, poi è diventato veramente un allenatore e tra i più grandi anche”.

Sarri o Allegri?

“Sono due allenatori completamente diversi. Entrambi hanno fatto tanta gavetta in Lega Pro, si sono conquistati i loro successi dalla gavetta, per questo sono molto simili. Nessuno ha regalato niente a nessuno dei due. Come gioco sono molto diverse: il Napoli è più gioco di squadra, la Juve fa una fase difensiva diversa dal Napoli e cerca di sfruttare le giocate personali dei singoli”.

Poi il passaggio alla Roma, il ricordo più bello?

“Quello più bello è il mio primo Derby a Roma, Lazio-Roma che termina 0-3. E’ stato sicuramente il giorno più bello che ho vissuto a Roma”.

E quello più brutto?

“Sicuramente l’eliminazione dalla Coppa Uefa contro lo Slavia Praga ai quarti fi finale. All’andata perdemmo 2-0, poi in casa ribaltammo il risultato, prima il mio gol e poi il 2-0 nei 90 minuti. Ai supplementari andiamo avanti 3-0 con la mia doppietta e nel finale il gol del 3-1 loro ci butta fuori. E’ stato un giorno molto triste, potevo regalare la qualificazione alle semifinali con la mia doppietta e invece svanì tutto a 5 minuti dalla fine”.

La Coppa Uefa, dopo Cagliari e Roma, alla fine arriva con la maglia dell’Inter. Netto 3-0 alla Lazio, dove c’è anche il suo zampino. Entra al 68’ sul 2-0 e dopo 2’ recupera palla e lancia Ronaldo in porta per il gol che chiude la partita.

“Quell’anno fu fantastico e importante, feci 6 gol nelle Coppe. Volevo giocare anche la finale, ma Simoni scelse di giocare con un modulo diverso. Ebbi la possibilità di coronare il mio sogno, ovvero di giocare una finale importante, lanciandomi a gara in corso. La prima cosa che ho fatto è stata far segnare Ronaldo, anche perché seno senza di me il gol non lo faceva (ride, ndr)”.

Una grande squadra, ma in 3 anni non sono arrivati altri trofei. Come si spiega questo?

“Eravamo una grande squadra, formata da tanti campioni e con tanti sudamericani forti e di qualità. Avevamo la personalità di zio Bergomi, Ronaldo e tanta forza. Ci sono stati contro di noi tanti episodi e la Juve ha approfittato vincendo il campionato”.

26 aprile 1998, Juventus-Inter 1-0 e tante polemiche…

“La Juve ha vinto e ci ha superato, è lì che ha vinto il campionato. E’ un episodio che è successo e da sportivi bisogna accettarlo, anche se con il rigore fischiato a noi sia il campionato che la partita sarebbero potuti finire diversamente. Questo però non si può sapere perché la partita la vinse la Juve”.

‘Gli arbitri hanno paura della Juventus’. Sono queste le dichiarazioni di un arrabbiato presidente Moratti al termine della gara che ha lasciato lo stadio prima del fischio finale. E’ realmente così?

“Sono sempre delle dichiarazioni fatte a caldo dopo l’amarezza di aver perso uno scontro diretto, con ovviamente un episodio dubbio. La storia però ci insegna che tutto passa”.

Che rapporto aveva con Ronaldo Il Fenomeno?

“Un rapporto normale di amicizia, come con tutti i compagni, con lui ancora mi sento quando viene in Italia. Ho sempre mantenuto i rapporti amichevoli con tutti gli ex compagni. Prima di tutto si valuta l’uomo e poi il calciatore, ho sempre avuto la fortuna di far parte di un gruppo con uomini importanti”.

Arriva a Napoli negli anni 2000 non in un momento facile per la società, quali sono però i suoi ricordi positivi?

“L’affetto che la gente che ha sempre provato nei miei confronti, io arrivo a Napoli in un momento molto particolare dove sono successo cose abbastanza gravi come il fallimento, anche se quell’anno che arrivai siamo retrocessi immeritatamente. Ma l’affetto della gente per me e per quella maglia non lo dimenticherò mai, in B l’anno dopo c’erano sempre 60 mila spettatori. Solo chi ha fatto il giocatore e ha vissuto quegli anni può capire cosa significa essere un giocatore del Napoli e vivere a Napoli”.

In quell’avventura a Napoli c’era anche Baldini, suo ex compagno, che in una passata intervista disse: ‘Edmundo e Moriero ne combinavano di tutti i colori’. Cosa combinavate di preciso?

“Ma devo essere sincero non lo so (ride, ndr), bisognerebbe chiederlo a lui. Sicuramente eravamo persone estrose, io ho sempre vissuto il calcio come un divertimento. Certe persone lo vivevano fin troppo seriamente, io sono sempre stato una persona allegra che amava fare gli scherzi. Eravamo un gruppo molto unito”.

Lo stesso Baldini affermò che non la sopportava tanto….

“Davvero? Io questo non lo so sinceramente, saranno problemi suoi se non mi sopportava (ride, ndr). Io ho sempre cercato di far divertire la gente, se vengo ricordato è perché la gente si ricorda sia l’uomo che il giocatore. Ho cercato di essere sempre me stesso, forse Francesco è l’unico che non mi ha capito”.

Poi c’è Francesco Coco, che ha affermato: ‘L'esterno destro d'attacco più forte che abbia mai fronteggiato? Moriero! Riusciva sempre a mettermi in difficoltà. Aveva delle caratteristiche che facevo fatica ad assorbire’.

“Anche lui non era male, correva davvero tanto (ride, ndr). Lui era forte, era il ‘Futuro Maldini’, un giocatore importante che spingeva molto sulla fascia, erano delle belle sfide. Grandi sfide fatte sempre di tanto di rispetto. Sono felice che lui abbia detto questo”.

Un calcio completamente diverso…

“Esatto! Non c’è proprio paragona con il calcio moderno. Stiamo parlando dagli anni ’80 al 90’ quando la differenza la faceva la qualità, ora qualità poco o niente, a meno che non si guardi il Napoli che ha giocatori di qualità superiori agli altri, o anche la Juventus. Dopo Totti la qualità del calcio italiano è finita, bisogna trovare nuovi talenti”.

Capitolo Nazionale. Esordio di 20 minuti con la Slovacchia e poi 90 minuti con il Paraguay dove firma una strepitosa doppietta che la consentirà di andare ai Mondiali Francia ’98.

“Per me con il Paraguay a Parma era fondamentale perché si decidevano le convocazioni per il Mondiale.  Mister Maldini non aveva ancora dato delle indicazioni precise, io ero in ballottaggio con Di Livio e Chiesa, cercai di giocare e lasciare il segno come ho sempre cercato di fare. Firmai una doppietta e strappai il biglietto per il Mondiale”.

Quel Mondiale che però purtroppo andò male….

“Sì, è stato un vero peccato perché uscimmo ai rigori. Ci furono anche diverse occasioni importanti con Baggio e Vieri. Stiamo parlando di una Nazionale con grandissimi campioni: Vieri, Inzaghi, Del Piero, Ferrara, Nesta, era tanta roba…”.

Il calcio di rigore decisivo venne sbagliato da Di Biagio, che attualmente è il Ct della Nazionale che ha voglia di rivincita. Vedi in lui l’uomo giusto per rialzare la Nazionale italiana?

“Sì, per ora sì. E’ giusto dargli la possibilità, è l’unico che ha lavorato e conosce tutti i giovani grazie all’Under 21. A meno che non arrivi Conte, lui è la persona giusta per guidare la Nazionale. Ora dobbiamo prenderci un po’ di tempo e cercare di sollevare i talenti italiani. Anche se non dovessero arrivare risultati bisognerà attendere i giovani”.

Pronostico di Napoli-Roma?

“Partita dove si affrontano due squadre, una piena d’entusiasmo che gioca in casa e supportata da un pubblico fantastico. Il Napoli ha trovato il suo equilibrio e trova sempre il modo di farti gol. La Roma dovrà fare una partita d’orgoglio e cercare di ritrovarsi. Un buon risultato contro il Napoli potrebbe essere motivo di rilancio. Sono due squadre che vivono momenti differenti, ma il calcio ci insegna che le partite vanno giocate e le parole le porta via il vento. Vincerà la squadra più motivata e che avrà meno paura di perdere”.

Campagna acquisti povera, De Laurentiis ha la colpa di non aver osato?

“Credo che il mercato sia stato fatto anche dall’allenatore. Mario Rui è un giocatore importantissimo e lo sta dimostrando. Nella Roma non ha avuto tante possibilità anche per l’infortunio. Quando si parla di mercato ognuno dice la sua, il Napoli è forte per come è. Sicuramente rispetto a Juve e Roma ha la panchina più corta. Noi però non possiamo dire nulla al Napoli, gioca il calcio più bello d’Europa, in Italia nessuno gioca in modo propositivo come gli azzurri. Speriamo che vinca il campionato, ci prova da 2-3 anni, sarebbe giusto”.

De Laurentiis e Sarri: che idea si è fatto di loro?

“De Laurentiis non lo conosco di persona, ma so che è un passionale e vuole vincere. Sta facendo sforzi incredibili e ha costruito una squadra forte. Sarri mi piace tantissimo, ma non perché ora sta vincendo ma perché la sua storia parla da sola. Ha sofferto tanto nella sua gavetta, ha creato un gioco che per noi allenatori è un punto di riferimento, posso solo parlare bene di una persona umile come lui”.

Carriera da allenatore: lo rivedremo presto su una nuova panchina dopo qualche delusione?

“Me lo auguro. Sto facendo le mie esperienze, la mia gavetta come hanno fatto gli altri. Spero arrivi l’occasione giusta per rimettermi in gioco, ho le mie idee, studio e continuo a studiare. Attualmente non è facile fare l‘allenatore, dopo 2 risultati ti mandano a casa (ride, ndr). Non guardano il lavoro in campo. Bisogna avere la forza di andare avanti, noi viviamo di passione e di calcio, chi fa l’allenatore lo fa perché ci mette tanta passione. Sono convinto che un giorno arriverò anche io a calcare campi importanti come ho fatto da calciatore”.

di Giuseppe Foria

©RIPRODUZIONE RISERVATA, PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE

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