Latitudine 40°49'37.6, longitudine 14°11'39.5: le migliori emozioni della 'Casual League' sono lì

Editoriale  
Latitudine 40°49'37.6, longitudine 14°11'39.5: le migliori emozioni della 'Casual League' sono lì

La chiamano Champions e, mi dovrebbero spiegare, come si fa ad eliminare una squadra che la Champions l’ha giocata alla grande, battendo due grandi, e mantenere in corsa una squadra che di punti ne ha fatti solo 6 ed un’altra che di punti ne ha fatti 7. Questa non è Champions League, è Casual League. Come un jeans, casual. Che è pure bello, per carità, basta dare il nome giusto alle cose, alla competizione in questo caso.

Io pensavo avremmo partecipato ad una sfilata delle migliori marche (squadre), avremmo visto una giacca, fatta a mano, di Caraceni ed una cravatta di Marinella su di una camicia Burberry, tanto per dare un tocco di leziosità, ed invece jeans strappati e maglioncino anni protesta studentesca.

In effetti passa il 6 politico e cosi, indipendentemente dallo studio, dal rendimento e dai risultati, passano tutti. Tutti tranne chi ci ha creduto davvero ed ha studiato, chi si è presentato in campo concentrato come fosse l’esame più importante, tipo Diritto Privato, e chi è andato sugli spalti restando senza voce dopo aver urlato The Champions. E cosi del diritto è rimasto solo il privato. Privato dall’andare avanti dopo aver superato gli esami a pieni voti.

Eppure si respira aria di festa, di gioia. Avrei voluto dire in città si respira aria di festa e di gioia ma io in città non sono, purtroppo, e poi noi, orgogliosamente napoletani all’estero, respiriamo quest’aria nelle città che ci ospitano e che facciamo belle, negli uffici che ci ospitano, e che facciamo belli, nelle strade e nelle campagne che ci accolgono, e che facciamo belle.  Del resto chi di noi, napoletani prestati a far bella l’Italia, non ha un pari sangue nei propri uffici, nei propri palazzi, nelle immediate vicinanze.

Io l’ho, ad esempio, e si chiama Gennaro. Proprio di fronte alla mia azzurra casetta. In ufficio, poi, i Gennaro non si contano. E, per strada, nei negozi, nelle metro, il dialetto lo senti, lo riconosci, e ti senti a casa. E cosi respiriamo aria di gioia, senza tirar in mezzo arbitri, che pure ci hanno negato un paio di fuorigioco inesistenti, uno dei quali a due minuti dall’inizio con un nostro campione a tu per tu con la porta, ne’ a condizioni del campo o altre amenità.

Queste son cose che lasciamo fare ad altri, a quelli più scafati, come si dice nella capitale, e meno onesti. Me ne viene in mente uno, ad esempio che, delle ultime quattro squadre che ha allenato, tre si vendevano le partite, dimostrato e condannate, l’ultima le compra.

Che gusto ci sarà a vincere cosi io proprio non lo so, io conosco solo il gusto del soffrire, per amore e non per convenienza, il gusto di portarsi a casa in maniera onesta una vittoria pur se poi si esce dalla competizione, la Casual League appunto, il gusto dell’orgoglio rispetto ad una gratificazione che non è arrivata ma che sta li, davanti a tutti, a tutti coloro che vogliono vedere, a tutti coloro che hanno la capacità di vedere e giudicare quali siano le vere affermazioni nelle quali ci si identifica, quelle positive, anche se poi terminano al negativo.

Queste per me, per noi, sono affermazioni, sono lezioni, è vita. Siamo fuori dalla Coppa Casual e, al netto di una piccola amarezza, siamo felici. Felici come dei bambini che hanno giocato con la loro Barbie o Big Jim ed ora non lo fanno più perché c’è crisi di idee e di organizzazione, e il giocattolo è stato loro negato, ma hanno la strada in cui continuare i giochi, felici come degli adulti che vincono per il solo partecipare e sentono forte l’orgoglio di aver partecipato mostrando la propria migliore espressione senza mettersi in posa per uno scatto falsamente artistico, senza pensar di esser dei modelli, ma consapevoli di esser stati tra i migliori nell’album dei ricordi di questa Casual League.

E sono sensazioni queste che, casualmente, avvengono a latitudine 40°49’37.6” e longitudine 14°11’39.5”. Dove? evidenziate, copiate e incollate in google i gradi ed i loro decimali e, nel bel mezzo della nostra città, vedrete il San Paolo. Si trovano li, è inutile cercarle altrove. E da li, solo da li, si diffondono. Verso ogni meridiano, verso ogni parallelo. Sensazioni strane, ma forti, e profonde, e belle, come quelle di questa vittoriosa sconfitta.

Paolo de Angelis

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