Epurazione...

Editoriale  
Epurazione...

di Claudio Russo – twitter:@claudioruss

 A mente ancora calda è facile fare processi. Via questo, via quest'altro, quello lo buttiamo, quell'altro perchè non si nasconde. Certo il 3-1 subito dal Napoli allo Juventus Stadium rispecchia un po' la stagione della squadra azzurra: sempre di rincorsa, sempre a collezionare errori su errori che portano la firma della società, dell'allenatore e dei giocatori.

Si dice che, normalmente, una squadra in difficoltà cambia l'allenatore perchè non può cambiare tanti giocatori. Non è il caso del Napoli: Rafa Benitez non rinnoverà il contratto con il Napoli e lo ha già annunciato al presidente Aurelio De Laurentiis. Che non cederà il Napoli, ovviamente. E allora bisogna volgere lo sguardo ai calciatori. Quelli che, quest'anno, in tante occasioni si sono praticamente nascosti in campo. Via l'allenatore vecchio, dentro un allenatore nuovo. Nuove idee, almeno quelle. Ma prima di partire con l'epurazione bisogna far notare alcune cose.

CARATTERE, VOGLIA - Se c'è una cosa che è mancata nello spogliatoio del Napoli, quella è il carattere. Sempre troppo spenti, sempre troppo in balia degli eventi di ogni partita. Calciatori che hanno spesso giocato da soli, in undici in campo senza essere davvero una squadra. Un insieme di elementi buoni dal punto di vista tecnico ma, vista la carenza di carattere, pronti ad andare in confusione alla prima difficoltà. Tante scosse sono arrivate dopo aver regalato primi tempi su primi tempi, il peccato vero è da registrare in quelle partite nelle quali gli azzurri hanno giocato da squadra: non ce n'è stato quasi per nessuno. Purtroppo la bipolarità caratteriale è stato uno degli aspetti che ha affossato il Napoli. Si è arrivati all'assistere, nel pre-partita, al discorso motivazionale di Mariano Andujar davanti alle telecamere di SKY. Cosa che deve far riflettere, se consideriamo che il portiere argentino a gennaio era sul punto di andare via per il poco utilizzo e non certo è tra i senatori (almeno per anzianità) dello spogliatoio.

ATTACCAMENTO ALLA MAGLIA - Andiamo, o almeno proviamo ad andare, oltre la semplice definizione tanto in voga tra i non addetti ai lavori: senza tirare in mezzo il ragionamento degli italiani e dei napoletani in rosa (senza senso: lo stesso pubblico del San Paolo fu capace di mandare a quel paese Insigne ad inizio stagione) con relativo nazionalismo di chi afferma che gli stranieri non 'sentano' la maglia azzurra, si può abbozzare qualcosina proprio nei confronti dei giocatori: le difficoltà contro le piccole mettiamole da parte, mettiamo da parte anche lo scarso carattere, puntiamo sulle motivazioni degli stessi azzurri. Possibile che nemmeno giocando per se stessi si è riusciti a dare il cento per cento? Sempre secondi sul pallone, mai una protesta dopo un fallo subito (e ne sono successi, di casi), mai una pressione psicologica sull'arbitro. Volendo essere materiali: un giocatore che si mostra al limite del molle in campo, se pure vuole mettersi in mostra per il mercato, non va molto lontano.

LIMITI TECNICI - Scopriamo l'acqua calda, direte voi. Perfetto, ma ciò non toglie che Rafa Benitez, come scritto qualche giorno fa, è finito con l'essere vittima del suo stesso ottimismo che lo ha portato a voler puntare su tre obiettivi con una squadra che, nella sua corsa all'Italia e all'Europa, ha finito col palesare gravi limiti di personalità e gravi limiti tecnici. Nonchè carenze nelle zone nevralgiche del 4-2-3-1 proposto al limite dell'ossessivo da Rafa Benitez. Una parte, quella offensiva, di livello internazionale: completa e pericolosa, che ha segnato per due anni consecutivi più di cento gol. Un'altra, quella difensiva, che ha mostrato limiti tecnici rappresentati dal poco talento di alcuni giocatori. Va detto, tuttaviache questo è il risultato di una strategia societaria che ha voluto puntare sugli investimenti ridondanti in attacco piuttosto che rinforzare reparti che avrebbero necessitato ben altro.

PRESUNZIONE - La presunzione di una società che negli anni scorsi ha voluto mantenersi sul proprio stesso livello senza provare a dare una minima accelerata, quella che negli anni della 'povertà' di Inter-Milan-Lazio-Roma ha voluto puntare sul minimo investimento per mantenere il secondo posto alle spalle della Juventus. La fortuna gira, non appena la Roma e la Lazio hanno posto le basi per qualcosa di interessante a quel punto il Napoli è andato in difficoltà. E' andata in difficoltà una delle aziende familiari più di successo del calcio italiano, che fa del suo essere 'familiare' il suo più grande limite: un presidente ambizioso frenato da limiti economici (l'azienda è sua, i conti sono importanti: a quel punto però è inutile parlare di scudetto, anche inconsciamente), un direttore sportivo senza potere di firma dunque con le mani legate pur supportato da uno staff di buon livello, un allenatore preso per portare la squadra in alto prima di proporgli una serie di giocatori di medio livello, questi ultimi spesso presuntuosi in campo quasi gli fosse dovuto qualcosa soltanto per via dei propri trascorsi in carriera. Ma presuntuoso è anche un ambiente che negli ultimi anni ha preteso unicamente la vittoria, pronto poi a versare letame alla prima difficoltà. Tutti insieme spalla a spalla? Macchè.

RIFONDAZIONE - Via Benitez, via Bigon, via diversi giocatori: dentro chi? Al momento non è importante il nome del prossimo allenatore, così come non è importante il nome del prossimo direttore sportivo o dei prossimi acquisti. Anche perchè ad oggi il Napoli che giocherà la stagione 2015/16 non ha nè chi acquisterà i giocatori, ne chi li farà giocare. Serve gente che ci crede, dietro tutte le scrivanie e dentro ogni maglietta. Ci vuole chiarezza sui progetti: non si parli di scudetto se non se ne hanno le possibilità, non si parli di drammi in caso di uscita ai playoff Champions, non si dica ai tifosi che ci si vede in finale prima di offrire prove incolori che fanno male a tutti. E' praticamente impossibile ripartire con una epurazione totale, una di quelle che ti fanno cambiare 15 calciatori. Ma forse è possibile fare qualche nome che ci piacerebbe rivedere in azzurro per motivi tecnici: Maggio (ha rinnovato), Koulibaly (da recuperare mentalmente, però), la coppia Strinic-Ghoulam (la fascia sinistra è coperta), David López (da quarta scelta per il reparto, nel caso si giocasse ancora a due), il trio Gabbiadini-Insigne-Mertens (talento e voglia, anche se ovviamente non sempre), forse Zapata (che con più spazio avrebbe potuto dare ancora di più). Il resto? Non vanno mandati via tutti, certo. Però non ci stupiremmo se si valutassero offerte in sede di mercato. La matematica non condanna il Napoli alla qualificazione unicamente in Europa League, ma mentalmente il Napoli non c'è più. Dilaniato dalla mancanza di carattere, dalla presunzione, dalle parole superflue dette, dall'ottimismo rimasto a mani vuote. Chiamatela epurazione, chiamatela rimpasto, chiamatela come volete. Adesso l'occasione è ancora più ghiotta, si può ripartire da una buona base. Sprecarne un'altra (perchè con Benitez è stata sprecata un'occasione, certo) sarebbe un delitto imperdonabile.

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