Popi Bonnici, coordinatore registi della Lega Serie A: "Abbiamo bisogno di due mesi per capire il Var, ecco come dovrebbe funzionare"

Rassegna Stampa  
Popi Bonnici, coordinatore registi della Lega Serie A: Abbiamo bisogno di due mesi per capire il Var, ecco come dovrebbe funzionare

Popi Bonnici, coordinatore per la Lega Calcio dei registi di A, ha rilasciato un'intervista a Repubblica. Già era divertente prima, adesso con il Var sarà uno spasso…
«Si è corso un po’ troppo, ma ora bisogna partire. Avrei preferito più sperimentazione, però ormai ci siamo. Ma la definizione finale del protocollo, diciamo, sarà nelle prossime ore. Non abbiamo ancora una direttiva completa».
E il primo problema è?
«Vorrei massima trasparenza. Le immagini, quelle decisive, quelle su cui l’arbitro ha preso una decisione, deve vederle anche il pubblico allo stadio, sul maxischermo ».
E su questo non c’è accordo.
«Ci sono timori, dai vertici del calcio, sento che non se ne farà nulla. Ma il Var o è la rivoluzione oppure non è: bisogna fare il salto di mentalità».
Scusi, premesso che al momento nessuno ci capisce nulla, quando succederà che ci si capirà invece qualcosa?
«La mia ipotesi è che serviranno sette-otto turni di campionato per andare a regime. O almeno per avere una quantità di precedenti che consentano a tutti di tenere una linea di condotta riconoscibile ».
Ma alla fine decide l’arbitro in campo andando sempre a controllare il monitor?
 «Solo quando gli verrà chiesto dai due colleghi al Var o meglio ancora nel caso in cui l’arbitro stesso, quello in campo, non sarà convinto fino in fondo di quanto gli stanno suggerendo in cuffia».

Si rischiano tempi infiniti.«Non c’è un solo addetto ai lavori che non farà di tutto per evitare il più possibile che succeda. Ma gli snodi saranno altri, esiste per esempio la casistica degli episodi che vanno valutati a velocità normale, dove il replay rallentato altera la percezione invece di migliorarla. Non sarà semplice ».

Gli episodi nel calcio estivo dove si è sperimentato come le sono sembrati?
«È successo di tutto. Dal ridicolo del caso Kakà alle decisioni dell’arbitro modificate giustamente: e lì si è subito pensato che il Var può essere una gran bella cosa».
Ma alla fine non sarà una questione di fortuna? Se succede che si azzecca e ci sono le condizioni chiare sembrerà il paradiso, altrimenti…
«Non esiste paradiso senza l’inferno dietro l’angolo. Andiamo e vediamo».
Ma se dipende dalla fortuna sulla dinamica degli episodi allora, più o meno, sarà come prima.
«È un’opinione legittima».
Ma per voi responsabili della tv è il definitivo salto di qualità, il pallone appeso alle telecamere che la fanno da padrone sempre più. E il gioco lo decide l’organizzatore, ossia la Lega, con Infront.
«Come gestione Lega Calcio abbiamo un contrappeso che introdurremo quest’anno: Sky e Mediaset avranno subito a disposizione tutte le nostre riprese da tutte le telecamere in campo. A quel punto potranno scegliere su cosa insistere, quali replay mostrare di più, scegliere gli hilights migliori nell’intervallo o a fine partita».
Ma certe polemiche sul Grande Fratello centrale che in diretta decide cosa mandare e cosa no si placheranno?
«Si chiama linea editoriale. La Lega vende un prodotto che si chiama serie A, scegliere di mostrarlo al meglio è più che legittimo. Non siamo sprovveduti al punto di negare le immagini di ciò che interessa di più o fa discutere, ma che sia nello spirito di un gioco che si vuole mostrare al meglio. Se notate, ormai lo sport in tv è soprattutto primi piani, emozioni buone o meno buone ma forti, c’è molto meno contorno. Da me non avrete mai un’immagine di un esagitato in tribuna che dà di matto o inalbera uno striscione razzista. È censura? Bene, allora è censura. Non manderò mai in onda qualcosa che offenda la dignità delle persone. E non insisterò mai su un’immagine morbosa, un fallo violento o cose simili. Tutto qui».

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