Storie di striscioni: esposti, rubati, offensivi, goliardici. Storie di invasioni di massa con l’atmosfera della festa che si trasforma in odio. Storie di una rivalità che nasce con il calcio per diventare un caso socio-politico. Verona-Napoli è tutto questo. Errico Novi nel suo “Verona-Napoli, com’è nato l’odio totale” fa risalire tutto al 1983, anno del passaggio di Dirceu in azzurro: «ora non sei più straniero, Napoli ti ha accolto nel continente nero» fu esposto al Bentegodi. La curva gialloblù frequentava gli hooligan inglesi. Verona è la prima città in Italia dove è stato costituito il settore ospiti. Il 16 settembre 1984 Verona-Napoli 3-1 tenne a battesimo i cori xenofobi. Nel 1986 Domenica Sprint mandò in sovrimpressione le parole. Finì 2-2 con doppietta di Maradona. E poi ancora «Benvenuti in Italia», «Vesuvio lavali» (85/86), «Meglio austriaci che terroni» (88/89), «Napoli pus d’Italia» (Coppa Italia 92/93). Il tifo napoletano cominciò a rispondere con l’ironia. Al «Noi odiamo tutti» contrappose «Noi amiamo tutti». Nel 1996 ventimila banane di cartone e uno striscione: «Giulietta è una zoccola e Romeo è cornuto» il drappo che ha fatto storia e anche letteratura. Da allora la xenofobia è rimasta.