L'avv. Grassani: "Un aneddoto sui miei 19 anni con De Laurentiis? Abbiamo “sconfitto” Higuain. Per Juventus-Napoli abbiamo ripristinato lo stato di diritto violato"

Le Interviste  
L'avv. Grassani: Un aneddoto sui miei 19 anni con De Laurentiis? Abbiamo “sconfitto” Higuain. Per Juventus-Napoli abbiamo ripristinato lo stato di diritto violato

Ultime notizie SSC Napoli - Oggi su CRC, radio partner della SSC Napoli, nel corso della trasmissione “A Pranzo con Umberto Chiariello” è intervenuto l’avvocato Mattia Grassani.

Di seguito le sue parole riportate dal comunicato stampa:

«La prima volta che mi ha chiamato De Laurentiis era un venerdì sera, dopo il finale di stagione in cui il Napoli perse lo spareggio con l’Avellino. Il Napoli iniziò una serie di ricorsi con società di Serie B che sembravano non avere conti in regola: ricorsi che non andarono bene. De Laurentiis mi chiamò con Pierpaolo Marino e mi disse che voleva voltare pagina e smetterla di fare ricorsi, ma vincere la categoria sul campo. Dopo un anno che sul campo non si era concluso in maniera favorevole e che vedeva il Napoli coinvolto su più tavoli della giustizia amministrativa con ricorsi al TAR che non avevano prodotto i risultati sperati, De Laurentiis voleva ripartire. Da lì è cominciata questa avventura, che non parte quindi da un caso specifico, ma dal progetto di affiancare il club sotto il profilo della consulenza legale.

Ho sempre, e sottolineo sempre, avuto la certezza che i principi e le ragioni per le quali andavamo in “battaglia” con il Presidente De Laurentiis, fossero giusti. Ovviamente non puoi vincere tutte le cause, però questo aspetto ha dato grande forza alle iniziative intraprese nel corso di questi anni.

Il ricorso per la partita del 4 ottobre non giocata a Torino la mia più grande vittoria? Sicuramente quello è stato un percorso contro tutto e tutti, perché il Napoli nei due gradi di giudizio dinanzi alla FIGC uscì con le ossa rotte, con anche passaggi delle motivazioni adottate contro i ricorsi del Napoli ai limiti dell’offesa. Quell’udienza che ribaltò il pronunciamento di due decisioni personalmente non è quella che più mi ha dato soddisfazione, ma ha ripristinato uno stato di diritto fortemente e profondamente violato. È stata ristabilita in sede di Collegio di Garanzia dello Sport una giustizia che a Napoli non poteva essere negata, anche a costo di andare oltre. Non poteva passare un principio all’interno dell’ordinamento sportivo per cui chi riceve tre prescrizioni dalle ASL e dalla Regione di non viaggiare, possa subire una sanzione pesantissima, quale lo 0-3 a tavolino e il punto di penalizzazione.

Quella del 4 di ottobre non è la partita giudiziaria più gratificante sotto il profilo del risultato, anche se è stata ripristinatoria. Quella più coinvolgente e drammatica è stata quella di Sampdoria-Napoli, che provocò una squalifica molto importante per il portiere Gianello, 3 anni di squalifica per Cannavaro e Grava e due punti di penalizzazione al Napoli, che quell’anno si era qualificato in Champions League. In secondo grado, con il Presidente De Laurentiis sempre presente in aula, la sanzione fu azzerata per Cannavaro e Grava e ridotta a 20 mesi per Giannello. Questo consentì al Napoli di raggiungere la Champions League che aveva conquistato sul campo. Quella per me è stata la cavalcata più travolgente, imponente e soddisfacente, perché si rischiava un danno reputazionale ed economico, una difficoltà nella gestione della piazza ed un campionato a forte rischio per il comportamento di un calciatore in particolare.

Su Higuain è una vicenda più recente. Dopo il trasferimento alla Juventus rivendicò dinanzi al Collegio Arbitrale circa 1 milione di euro di tributi che il Napoli aveva versato allo Stato per la tassa sui Super ricchi. La querelle riguardava il soggetto tenuto al versamento: secondo Higuain l’importo doveva essere versato dal Napoli, mentre il club aveva una posizione diametralmente opposta. Higuain citò in giudizio il Napoli e subì in quella sede un sonoro KO. Si stabilì che la tassa doveva essere versata da Higuain e il calciatore fu anche condannato a pagare le spese di funzionamento del Collegio Arbitrale e le spese legali del Napoli.

Pendono da mesi più controversie all’arma bianca con Alessandro Pettine, ex procuratore di Anguissa, che lo accompagnò alla firma del primo contratto del Napoli. Al momento in cui Anguissa rinnovò, il Napoli si avvalse di un altro agente: Alessandro Pettine a quella trattativa non partecipò e non diede alcun contributo. Dopo mesi è arrivata una richiesta di pagamento molto ingente da parte di questo signore, che a nostro modo di vedere, in maniera arbitraria, illegittima ed infondata, rivendica procure e compensi per un’attività che ha svolto un altro procuratore per conto del Napoli al momento del rinnovo di contratto di Anguissa. Tanto è vero che il Napoli ha regolarmente retribuito questo nuovo agente. Il signor Alessandro Pettine non si è mai presentato, non ha svolto alcun incarico e non ha mai ricevuto alcun mandato.

A livello sportivo la storia Osimhen è sepolta. Ci sono due filoni: quello di giustizia sportiva è già concluso da due anni. Per quanto riguarda quello penale, dal fascicolo del procedimento non ci sono elementi nuovi tali da poter temere una riapertura del procedimento sportivo.

I contratti del Napoli sono da azienda vera. È il primo club in Serie A ad aver introdotto per tutti i tesserati i diritti d’immagine. I contratti di prestazione sportiva sono standard per quanto riguarda gli atleti, mentre quelli degli allenatori, soprattutto se provenienti dall’estero, hanno una complessità maggiore. Quello che posso dire dopo 19 anni è che mai ho visto nel calcio professionistico, ma anche in altre discipline, una tale meticolosità ed attenzione come quella del Presidente De Laurentiis e di Chiavelli.

De Laurentiis sul campo dimostra un’età inferiore: è assolutamente pugnace, determinato e mai domo nel tutelare le ragioni del club. Parliamo delle tre audizioni che ci sono state al Senato, dove il presidente del Napoli è stato il vero portatore di idee costruttive e concrete. I fatti e la storia hanno dato ragione a De Laurentiis: bisognava investire, autoprodursi, creare un canale interno. Purtroppo non è stato ascoltato»

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