Udinese, Lucca: "Sogno di vestire la maglia azzurra, sul Milan..."

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Intervista a Lorenzo Lucca

Ultimissime Serie A - L'attaccante dell'Udinese Lorenzo Lucca, nato nel 2000 a Moncalieri da un ex calciatore (Federico, giocava nel Saluzzo negli anni Novanta), è stato intervistato al Corriere della Sera:

Con i suoi dieci gol, gli stessi di Lautaro e Lukaku, ha contribuito all’inaspettato decimo posto dell’Udinese. È la stagione della consacrazione?

«Sono contento del mio rendimento e dell’aiuto che do alla squadra. Rispetto alla scorsa stagione non siamo cambiati molto a livello di organico, piuttosto come mentalità. Ma non mi sento appagato, voglio migliorare ancora».

C’è una figura in particolare che l’ha aiutata a progredire?

«Il mio preparatore, Sebastian. Del resto, non mi limito al lavoro al campo con Jordi Garcia, il preparatore atletico del club, ma mi dedico ad allenamenti extra in palestra. Oppure insieme analizziamo i dati e le statistiche. Mi aiuta anche ad affinare la tecnica».

Come sono i rapporti con Kosta Runjaic, l’allenatore arrivato in Italia da sconosciuto e in grado di zittire le perplessità generali?

«Ci ha dato una grande mano, eravamo reduci da una stagione durante la quale ci siamo salvati nelle ultime giornate. Ma nell’estate scorsa ci hanno raggiunto giocatori che ci hanno permesso di alzare il livello come Alexis Sanchez e Ekkelenkamp».

Come comunicate nella Babele che è il vostro spogliatoio?

«Il mister ci parla in inglese. Io avendo vissuto un anno ad Amsterdam lo capisco bene. E facendo pratica con tanti compagni provenienti dall’America Latina ho imparato lo spagnolo».

Tornando indietro, calcerebbe di nuovo il rigore al Lecce, a discapito di Thauvin?

«Durante le partite c’è tanta adrenalina, io ero su di giri, in quel momento mi sono sentito di andare sul dischetto e l’ho fatto. Ho segnato e abbiamo portato a casa i tre punti».

D’accordo, ma il rigorista designato non era lei …

«Sono un attaccante e come tale vorrei sempre fare gol. Se non segno, sono di cattivo umore tutta la settimana. Se vuol sapere se ho rovinato l’equilibrio del gruppo le rispondo di no. Tutto è tornato come prima».

A dire il vero, prima ha chiesto scusa alla squadra con il post sui social. «Volevo essere un duro però, da solo, non sono nessuno».

«È stata una mia idea. Poi, prima della successiva gara con il Parma, ho parlato con il mister e ci siamo chiariti. Ci siamo detti che non era successo niente e la sostituzione che era avvenuta a Lecce, dopo il rigore, non era una punizione. Mi ha ribadito che in caso di penalty nonostante anche io fossi rigorista, Thauvin aveva la priorità. Poi, certo, quello show di Lecce ce lo saremmo potuti evitare».

Non è vero che lo ha fatto per il bonus che sarebbe scattato al decimo gol?

«No, mi sarei comportato allo stesso modo anche se fosse stato l’11° o il 12°. Volevo segnare e basta».

Qual è l’obiettivo dell’Udinese?

«Provare a prendere le squadre sopra di noi. La classifica si è accorciata, vediamo dove saremo prima della sosta».

La squadra che vi precede è il Milan, dove a fine gennaio ha rischiato di approdare. Agitato nel finale del calciomercato?

«Leggo poco i giornali per non farmi distrarre. L’apprezzamento di una società così grande mi ha fatto piacere, ma ho cercato di non perdere il focus sul mio percorso».

L’attaccante di cui aveva il poster in camera?

«Zlatan Ibrahimovic».

Gliel’ha detto quando lo ha incrociato nella gara d’andata?

«No, in quel frangente abbiamo parlato dei miei trascorsi in Olanda: sono stato il primo italiano a giocare nell’Ajax ma forse sono approdato nel periodo sbagliato».

Non si è ambientato nella tentacolare Amsterdam?

«Faceva freddo, pioveva spesso. La cultura è molto differente, si mangia presto. Le persone sono chiuse».

Il suo sogno?

«Vestire più spesso la maglia azzurra e andare al Mondiale».

È consapevole di avere caratteristiche che pochi attaccanti hanno?

«Al momento il mio top club è l’Udinese. Poi con il lavoro e i gol so che le occasioni arriveranno di conseguenza. Del resto, chi non punta a una big?».
 

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