Festival dello Sport, Ancelotti: "Napoli bella famiglia, si può fare un bel lavoro. Girone duro in Champions, Insigne deve sentirsi importante. Insulti negli stadi? C'è solo ignoranza"

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Ancelotti con Sacchi e Guardiola al Festival dello SportAncelotti con Sacchi e Guardiola al Festival dello Sport

Carlo Ancelotti con Arrigo Sacchi e Josep Guardiola al Festival dello Sport. L'allenatore del Napoli parla di calcio con altri due mostri sacri di questo sport nell'evento organizzato da La Gazzetta dello Sport.

Carlo Ancelotti incontra Arrigo Sacchi e Josep Guardiola nell'appuntamento de Il Festival dello Sport. L'evento organizzato per parlare prettamente di calcio e lo si fa con dei maestri del settore che discuteranno di come è cambiato questo sport nel corso degli anni. 

16.19 - Termina l'incontro

  • Ancelotti: "Spero mettano presto la VAR in Champions League, tanto lo stesso sarà arrivata in ritardo"
  • Guardiola: "La VAR arriverà anche in Champions League, prima o poi arriverà. Così gli errori saranno di meno, è inevitabile"
  • Sacchi: "Da noi trottavano tutti i dieci giocatori di movimento, Ancelotti non era velocissimo: quando facevamo dei test sui 50 metri, certi giocatori li facevano in sei secondi. Gli dicevamo che li faceva in 7 secondi e 8 decimi, lui si lamentava: a fine carriera però gli ho detto che in realtà erano otto secondi e sette decimi (ride, ndr). Certi giocatori sono stati l'esempio di generosità, etica, collettivo, intelligenza e modestia in campo: per giocare a calcio è fondamentale l'intelligenza"
  • Ancelotti: "Una partita che vorrei rigiocare? Una sola? Sul campo? Ne ho giocate tante, finali e semifinali. Una partita che avrei voluto giocare? Una con me centrocampista centrale, con Gattuso e Ambrosini ai lati: Pirlo correva molto meno del centrale di Arrigo (ride, ndr)"
  • Guardiola: "Un amarezza nella mia vita nel calcio? Certe volte ho vinto non meritando, da piccolo sono cresciuto che fa tutto parte del gioco. Mi piace il mestiere, ho paura nel fare male per la gente che ha fiducia in me. Lo sport è una forza culturale, accettare che uno è meglio oppure è più forte: sono tante sfide che ti fanno andare avanti. Mica posso pensare di vincere la Champions ogni anno, non ho un rammarico"
  • Guardiola: "Si sta bene in Inghilterra, i tifosi ti fanno sentire uno di loro e non ti giudicano se vinci o perdi. In Germania è diverso dalla Spagna, ai tifosi piace anche il resto della vita: non c'è solo calcio. In Italia questo è tutto un po' più esagerato. Da altre parti c'è più educazione"
  • Ancelotti: "Rispetto per l'avversario? Guardiola vive in una città dove c'è una rivalità forte, ma non credo che un tifoso dello United gli abbia mai detto quacosa per strada. A me in Inghilterra è andata così, mi chiedevo se fossero tutti fuori di testa"
  • Sacchi: "Quando si disconosce il merito, tutto ciò che ne segue è negativo. Quando riconosci una persona che dà tutto, in quel momento è evidente che anche perdendo pensi qualcosa di diverso. Al Mondiale del 1994 ci rimasi male: dissi 'grazie a tutti' pur perdendo, dopo un 4-0 col Milan scrissi due pagine di errori. Anche i media non hanno aiutato la gente affinchè avesse una cultura nel giudicare il merito. Quando non sei educato e vuoi vincere per forza, finisci per insultare. Altrimenti meglio spendere per avere una grande qualità individuale e vincere pur senza merito"
  • Ancelotti: "A livello tecnico credo che il calcio italiano sia rispettato e competitivo, anche se non c'è grandissima qualità di talenti. Giovani forti stanno uscendo fuori, ho però visto una grande differenza ambientale: nove anni all'estero sono stati bellissimi, stadi nuovi e infrastrutture bellissime. Ma soprattutto rivalità sportiva. E' qui che siamo rimasti indietro: sento ancora insulti, c'è solo ignoranza e diseducazione. Bisogna fare qualcosa"
  • Guardiola: "Cosa manca al calcio italiano? Mi sembra che non manchi nulla, l'Italia rimane ciò che è. Bisogna riflettere, io sono il meno adeguato a dire cosa manca. L'Italia ha vinto sempre ed in tanti modi, forse dovremmo essere noi ad imparare. Difendere bene è un grandissimo talento, puoi farlo più avanti oppure più indietro: voi siete maestri nel difendere. E' la vita: stamattina ho ascoltato Federica Pellegrini, ha detto che in carriera ha perso. E' così. Non è che può vincere sempre l'Argentina o l'Italia, nel calcio e nella vita si perde più volte rispetto alle vittorie. Sono convinto che in Italia ci siano i calciatori per tornare a vincere, io come allenatore contro le italiane dico 'wow, ci fate soffrire' e forse in Spagna l'abbiamo imparato. Si è presa una strada, e l'abbiamo fatto bene. Io allenatore in Italia? Perchè no? Non mi ci vedevo ad allenare in Germania ed imparare il tedesco, eppure è andata così. Ora sono in Inghilterra, chissà il calcio dove mi porterà"
  • Ancelotti: "Rubare qualcosa a Guardiola? Certamente non i capelli (ride, ndr). Se guardo il suo percorso, sono stato dopo di lui al Bayern: forse gli ruberei la rapidità con cui trasmette le sue idee alla squadra, in questo credo sia un fenomeno. Così come ha trasmesso le sue idee agli altri, è l'aspetto più complicato: ogni allenatore ha una sua idea, la bravura sta nel trasmettere queste idee ad un'altra persona che poi la mette sul campo. E' un passaggio importante, il proporsi ed essere credibile agli occhi degli altri. Considerando il suo percorso Barcellona-Bayern Monaco-Manchester City, è stato molto bravo"
  • Guardiola: "Rubare qualcosa ad Ancelotti? Gli ruberei il capello, forse lo farebbe pure Arrigo (ride, ndr). Condivido ciò che ha detto Ancelotti, un allenatore si esprime perchè è così: imitare un altro no, Ancelotti fa così perchè così è cresciuto. Quando parli con i giocatori che ha allenato, tutti ne parlano in modo meraviglioso come uomo e allnatore"
  • Sacchi: "Ancelotti è una persona che ispira fiducia, è intelligente. A volte non ha l'ossessione che avevo io e chi cerca di andare oltre se stesso. Guardiola questa ossesione ce l'ha, cerca il perfezionismo. Indubbiamente sono due persone bravissime, che fanno bene al calcio. Mi auguro che tanti altri abbiano i loro valori"
  • Ancelotti: "Margini di miglioramento di Insigne? Lorenzo ha grande talento, come tutti i giocatori è nella fase di maggiore responsabilità: deve sentirsi importante, deve mettere tutte le qualità al servizio dei compagni. Può e sono sicuro che lo farà"
  • Ancelotti: "Noi outsider in Champions? Le italiane finora hanno fatto bene, non sono interessatissimo alle altre. Abbiamo un girone durissimo, è stato ben indirizzato con la vittoria sul Liverpool. I due scontri col PSG sono indicativi, le valutazioni sulle italiane in Champions saranno diverse da quelle che si faranno in aprile. Il Real Madrid l'anno scorso ha rivinto, ma ad inizio stagione non era al top. Mi sembra una Champions equilibrata, il Real ha perso un giocatore importante. Mbappè? Bel giocatore, molto veloce: riesce ad unire velocità ed efficacia, è molto diretto e pericoloso. Sarà una stella nei prossimi anni"
  • Guardiola: "Manchester City favorito per la Champions League? Noi siamo arrivati sino alla semifinale, non so se siamo pronti per vincerla. Non abbiamo storia e consapevolezza, è una questione che riguarda anche club e tifosi. Noi vogliamo vincerla, ma non so se siamo pronti per quel momento. Il Milan tornerà, prima o poi. Favorite? Real Madrid, Barcellona, la Juventus con Cristiano Ronaldo ha dato un segnale ed ha fatto due finali, l'Atletico Madrid giocherebbe in casa. Poi qualcun altra, speriamo di esserci pure noi"
  • Sacchi: "Il calcio italiano? Pensavamo fosse uno sport individuale e difensivo, invece i maestri lo hanno inventato offensivo e creativo nonchè di squadra. Oggi con la televisione ci sono cinque-sei allenatori in Serie A che hanno messo il lavoro e le idee davanti a tutto: sono quelle che fanno risparmiare anche i soldi. Hanno pensato di dare un gioco per migliorare i giocatori, in Europa e nel mondo si è sempre pensato così il calcio. Le uniche due parole italiane nel dizionario del calcio sono 'libero' e 'catenaccio': servirebbe che le società leader facciano da esempio. Marocchi mi disse che guardando il nostro Milan venne fuori il coraggio, che è un valore importante"
  • Sacchi: "Il gioco dipende dalle idee, non dalla qualità dei calciatori. Ho visto squadre normali giocare molto bene, altre squadre - tipo il Real Madrid quando ero direttore tecnico e mi rifiutai di allenarlo - avevamo Beckham, Owen, Ronaldo, Raul, Figo, Zidane e tanti altri. Il presidente onorario era Di Stefano, non vide mai una partita fino alla fine perchè si annoiava. I film kolossal avevano gli attori più bravi, ma mancava la trama. Brecht diceva che senza un copione c'è solo pressapochismo e improvvisazione: è il gioco, che viene dato dall'allenatore e che viene migliorato o peggiorato dai giocatori. Sono i giocatori ad essere al servizio del gioco, e ciò dà il via anche alla didattica. Altrimenti ci alleniamo individualmente, ma come si fa in uno sport di squadra? La tecnica globale va bene per il calcio, altrimenti mettete in difficoltà il sistema nervoso ed è il caos"
  • Ancelotti, dopo aver visto un video in cui viene mostrato mentre canta durante alcuni festeggiamenti: "Mi avete fatto uno scherzetto, certe volte ho cantato meglio molte altre volte (ride, ndr). Come faccio l'allenatore? E' un ruolo complesso ma piacevole, devi ragionare con i giocatori e con la società che lavora con te. Dobbiamo pensare che ci sono 25 giocatori ed altrettanti membri del club: sono tutti importanti allo stesso modo, li devi rendere importanti a partire dal magazziniere per avere i giocatori sempre al top. La mia idea di gestire il gruppo è quella di rendere le persone quanto più comode possibile, dare responsabilità e delegare. Per un allenatore è un aspetto importante, bisogna responsabilizzare le persone. Puoi delegare un calciatore, un dottore, lo staff tecnico: devi avere la possibilità di tenere tutto sotto controllo. Ognuno di noi ha una sua maniera di gestire, tante volte in momenti di difficoltà dicono 'sei troppo morbido, una la frusta'. Se hanno bisogno di uno così, chiamate un altro. Le esperienze formano il carattere, se avevi un papà che ti picchiava diciamo che cresci con un altro carattere, non ho mai avuto queste esperienze e sono cresciuto così. Se davanti ai calciatori sono rude, non sono credibile. Napoli? Non è mai l'errore tecnico a far arrabbiare, è vedere un calciatore deconcentrato. Napoli è una bella famiglia, calciatori giovani con esperienze importanti. Molto umili, ed una società che ha voglia di crescere. La città è bellissima, ci sono le condizioni per fare un bel lavoro. Vediamo se poi in Europa viene fuori un bel lavoro, in Italia può uscir fuori. Klopp sistemato? Almeno all'andata, vediamo al ritorno"
  • Guardiola: "Messi? Un animale competitivo, feroce, che aiuta i compagni a diventare competitivi. Odia perdere, gioca come quand'era piccolo. Nei grandi eventi, se la squadra l'accompagna, ti fa la differenza. Ne parlavo prima con Ancelotti, Messi e Cristiano per dieci anni fanno cinquanta gol all'anno: incredibile. Barcellona e Real Madrid hanno dominato perchè avevano questi due fenomeni"
  • Guardiola: "Il tiki-taka? Non voglio essere umile, ma non ho inventato nulla. Abbiamo vinto la Champions con tanti giocatori delle giovanili, entrati a 8-9-10 anni. E' stata una combinazione di stelle che succede una volta nella vita: ebbi la fiducia dalla società, allenavo in quarta divisione, e ci siamo trovati un gruppo di ragazzi che si volevano bene ed interpretavano il gioco nella stessa maniera. Avevamo i soldi per acquistare i più forti giocatori, ma ci volevamo mangiare il mondo e l'abbiamo fatto nel tempo. E' stata una esperienza costante, ogni tre giorni gli piaceva giocare. Il tiki-taka non mi piace molto come concetto, sembra un gioco ma in realtà sapevamo esattamente cosa fare. Con la palla sapevamo dove finire, ma è qualcosa che succede una volta nella vita: rimarrà sempre la nostalgia nel vederlo, ma è stato bello averlo vissuto. Vedremo se ne parleremo e se lo ricorderemo da qui a 10-20 anni: come i film"
  • Sacchi: "Modelli? Nel tennis mi piaceva Laver, mi piace il protagonista di un gioco. Mi piaceva la bellezza, le emozioni, lo spettacolo. La vittoria senza merito per me non è una vittoria. Ho cercato, in tutte le mie squadre allenate, di applicare un metodo: dicevano fossi un genio o un matto. Anche la televisione mi ha aiutato: mi innamoravo di Olanda, Brasile e Ajax per capire cosa facessero. C'è una evoluzione continua, gli ultimi 50 anni sono stati determinati dall'Ajax, dall'Olanda, dal Milan e dal Barcellona di Guardiola: si sono passati il testimone, se non c'è evoluzione questo sport è finito. Ho sempre pensato che le idee siano importanti, che il coraggio ed il rischio lo siano. Senza rischio rimani nel passato, l'innovazione ti porta a cambiare ogni anno. Noi vorremmo fermare il tempo, è una cosa culturale, perchè abbiamo una visione piccola e siamo vicini al passato. Il pessimismo ti blocca il cervello, giochi in difesa e così come puoi crescere?"
  • Ancelotti: "Il nostro mestiere? E' necessario avere conoscenze, è importante il pensiero degli allenatori nel guidare le squadre. Ho avuto dei maestri importanti, Liedholm su tutti nella gestione delle risorse umane: negli anni '80 era una figura fondamentale, non metteva pressione in ciò che facevi e non dava importanza al ruolo. Tecnicamente la figura di Sacchi è stata determinante, mi sono allenato con lui cinque anni e capisci quanto è importante avere un metodo per preparare gli allenamenti e cercare di trasmettere idee ai giocatori. Gli otto anni passati con lui sono stati molto formativi. Stressanti? Quando una cosa è nuova, ti chiedi 'dove siamo?': l'allenamento nel 90% dei casi era 20 minuti di riscaldamento, mezz'ora di partitella, dieci minuti di tiri in porta. Sembrava un altro mondo: quando porti cose nuove, all'inizio c'è un maggior coinvolgimento. Poi c'è l'apprendimento e l'attenzione, se poi arrivano pure i risultati...quando facevamo il pressing e rubavamo palla in contropiede. All'inizio la fase difensiva era una cosa ben definita, quasi totalmente passiva. Poi quest'ultima è diventata anche attiva, era più stimolante"
  • Guardiola: "Le squadre-guida del passato? Johan Cruyff è stata la persona più importante che ho avuto, ci ha aperto gli occhi con la sua maniera di giocare. Ci ha aiutato a capire una maniera diversa di intendere il calcio, era come andare a scuola ogni giorno. Vincevamo e ci diceva il motivo per cui vincevamo, era un gioco. Ci ha fatto innamorare. Tutti vogliono vincere, dappertutto: non è un caso che Arrigo Sacchi abbia cambiato il calcio, in Italia si vedono ancora i frutti. Tanti giocatori di Sacchi e Cruyff sono oggi allenatori, questo perchè ci hanno aperto la mente. Hanno portato amore per il gioco"
  • Sacchi: "Berlusconi e l'acquisto di Ancelotti? Era il suo terzo anno, era molto attento e diceva che a Roma ritenevano Ancelotti una 'sola'. Aveva una inabilità del 20% al ginocchio sinistro dopo una visita medica, mi disse 'come faccio a prenderlo?'. Risposi che non mi preoccupava, era peggio se avesse il 20% in meno a livello mentale: i piedi sono solo un mezzo, il calcio si gioca con la testa. Ancelotti è stato un esempio di generosità, in un match vinto 5-0 segnò l'ultimo gol e si ruppe un braccio (ride, ndr)"
  • Sacchi: "Con la Steaua Ancelotti giocava a sinistra, gli misero Hagi addosso perchè lo ritenevano il punto debole". Ancelotti: "Bel punto debole, gli diedi due scarpate subito (ride, ndr)"
  • Sacchi: "Senza evoluzione il calcio morirebbe, l'Italia non è tra le prime come sempre: c'è una resistenza culturale al cambiamento, abbiamo una visione non troppo lunga per il futuro. Abbiamo una visione breve, non ci evolviamo. Costacurta mi disse che ci copiarono il Milan in tutto il mondo, ma non in Italia: adesso vedo un po' più di coraggio nei club, senza un grande club è difficile fare qualcosa di importante. Stiamo guardando un calcio più armonioso ed ottimistico, che si apre al futuro. Il pessimismo non ti permette di esprimerti"
  • Guardiola: "Anche in Premier in Inghilterra le piccole si stanno evolvendo. Difficile commentare in generale, ma la tendenza è questa qui. Ogni calcio ha la sua identità, se vedo il Sassuolo mi dà l'aria di avere un calcio propositivo"
  • Ancelotti: "Stiamo vedendo un calcio più evoluto? Sì, dagli anni '80 si è evoluto ed è sempre in continua evoluzione. Vediamo un calcio che solitamente ben organizzato in fase difensiva ed offensiva, è un calcio propositivo perchè anche le piccole squadre, una volta legate solo ed esclusivamente al calcio difensivo, adesso con i nuovi allenatori cercano di giocare ed avere identità. Tutti cercano di avere identità, un tempo le piccole erano solo difesa e contropiede. Si è generalizzato un po' in tutta Europa"
  • Sacchi: "La bellezza salverà il mondo? Si può giocare meglio e poi perdere, se giochi meglio e non compensi ciò che gli avversari possono fare individualmente poi puoi perdere. Chi gioca meglio vince, non solo verrà riconosciuto come vincitore ma gli sarà riconosciuta autorità morale"
  • Ancelotti: "Giocare bene ti dà più possibilità di vincere, il calcio è imprevedibile: si parla molto di statistiche, si cerca di spiegare meglio questo sport con più statistiche. L'unica statistica che conta realmente è quella dei gol segnati, non quella dei tiri"
  • Guardiola: "Chi gioca bene vince? Direi di sì, ma succede. Nel calcio il bello è che tutto è possibile ed aperto, ma mi auguro che sia sempre così: chi gioca meglio abbia più possibilità, ma non sempre è così. Solo nel calcio devi calciare in una porta per vincere, è uno sport speciale e matto"

15.11 - Entrano in sala Arrigo Sacchi, Carlo Ancelotti e Pep Guardiola: standing ovation per i tre.

15.10 - Il vice direttore della Gazzetta dello Sport Gianni Valenti ed il giornalista Andrea Schianchi sono sul palco per presentare l'evento.

15.07 - Tra poco in sala Ancelotti, Sacchi e Guardiola.

15.04 - A fare le domande ai tre protagonisti saranno il vice direttore della Gazzetta dello Sport Gianni Valenti ed il giornalista Andrea Schianchi.

14.58 - Ancora qualche minuto e poi avrà inizio l'incontro.

14.54 - Questa la descrizione dell'evento, curata dall'organizzazione: "Il calcio di ieri e quello di oggi nei ricordi e nei discorsi di tre grandissimi allenatori. Sacchi, Ancelotti e Guardiola raccontano il loro modo di lavorare, spiegano la loro idea di calcio, parlano dell'importanza della gestione del gruppo e, attraverso gli esempi delle esperienze vissute, tracciano una linea che dal passato ci porta nel futuro. Il Grande Milan di Arrigo, che incantò il pianeta sul finire degli anni Ottanta quello spettacolare di Carletto che si prese la scena all'inizio del Terzo Millennio, e il Barcellona del tiqui-taca sono soltanto i punti di partenza per un ragionamento sul gioco più bello del mondo"

14.48 - Tra circa dieci minuti avrà inizio l'incontro.

L'allenatore della SSC Napoli si confronterà con dei mostri sacri, proprio come lui. In tre vari trofei ed idee di gioco diverse con diversi club. Il tutto coordinato e moderato da Andrea Schianchi de La Gazzetta dello Sport

  • Festival dello Sport, diretta testuale

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