ESCLUSIVA - Dj Little Louie Vega: "Tifo Napoli, è casa mia! Non faccio eventi se giocano gli azzurri. Sul Vesuvio, Pino Daniele e una hit per il San Paolo..." [VIDEO]

Esclusive fonte : di Salvio Passante e Vincenzo Credendino
Little Louie Vega con la maglia del Napoli regalatagli da CalcioNapoli24.itLittle Louie Vega con la maglia del Napoli regalatagli da CalcioNapoli24.it

Empatia Little Lou Vega-Napoli è totale! Luis Fernando Vager, il Maradona dei dj, stasera sarà al Golden Gate di Pozzuoli (NA) per la notte di Halloween nell'evento 'Angels of Love'. CalcioNapoli24.it vi propone un'intervista esclusiva rilasciata ai nostri microfoni.

Grazie Mr. Vega, prima si diceva che lei è il Maradona dei Dj... E' una responsabilità no?

“Per me è un grande onore, non mi considero il Maradona dei Dj ma apprezzo questo affetto, Napoli è veramente speciale per me”.

Cosa puoi dirci della tua esperienza napoletana, sappiamo che hai passato tanto tempo qui, sei molto famoso qui..

“Napoli per me è come una seconda casa, vengo da New York, dal Bronx, quindi per me c'è una relazione molto stretta con Napoli che abbiamo sviluppato durante tanti anni, attraverso diverse generazioni di persone. Le persone sono molto calde, sono spettacolari, molto leali, siamo uguali”.

Spesso si parla di stereotipi su Napoli, non sempre molto gentili...

“Veniamo dallo stesso posto, sono portoricano, vengo dal Bronx, siamo cresciuti assieme a latino americani, afroamericani in un contesto simile, quindi è un qualcosa che intendo perfettamente. Quello che amo di più dei napoletani è il loro amore per la musica, per il divertimento, posso immedesimarmi con queste situazioni, è un qualcosa che capisco”.

Un'altra grande passione qui a Napoli è il calcio, qual è la tua esperienza in merito?

“Faccio musica 24 ore al giorno per 7 giorni a settimana: i napoletani fanno lo stesso con il calcio. Quello che per me è la musica, per i napoletani è il calcio. Non programmerò mai una serata qui se so che sta giocando il Napoli. Lavoro da tanti anni con gli Angels of Love e anche l'ultima volta mi hanno detto che dovevamo spostare una festa perché c'era una partita molto importante, ma alla fine ne è valsa la pena: la gente dopo era contenta e la festa è stata un successo. È stato il 25 aprile, un bellissimo giorno, uno splendido tramonto, tutti hanno fatto festa fino a mezzanotte”.

Che squadra tifi? 

“Napoli, ovvio”!

Prima nominavamo Maradona che è molto speciale qui a Napoli...

“Sono delle impronte molto grandi da seguire, il giocatore numero 1 al Mondo. Ho un amico, Joseph, che mi dice sempre che il suo sogno sarebbe incontrare Maradona e per me sarebbe incredibile. È come incontrare Michael Jordan per il basket, tutti siamo fan dei migliori. Sono stato qui per anni, da 26 per l'esattezza sai...”

Qual è stata la prima impressione a Napoli?

“È molto caldo, vieni qua e vedi un vulcano! Io vivo a New York dove non c'è un vulcano, giusto di fronte a noi, c'è un vulcano, il mare, avete Capri, Ischia, il cibo è spettacolare, le persone così amichevoli, quando sono arrivato sembrava a braccia aperte! C'erano gli Angels of Love, Enzino, Maurizio e tutta la famiglia che mi ha portato qui, è stata un'esperienza incredibile che non dimenticherò mai. Mi hanno mostrato tutta la città, da Posillipo al Vesuvio e tutto quello che c'è in mezzo”.

Facciamo un salto nel passato, dicci della tua infanzia e com'è nata la tua passione per la musica

“Sono nato nel 1965, quando avevo 12 anni iniziai a fare il dj, fui molto fortunato perché era la grande epoca della musica disco e gli albori dell'hip hop, che nacque proprio nel Bronx, con Afrika Bambaataa, Jessie J che facevano feste, progetti, break dance...mia sorella era una “regina della discoteca”, quindi andava allo Studio 54, al Loft, tutti i grandi club. Mio zio era un famoso cantante di salsa, il suo nome è Hector Lavoe, ha lavorato con Willie Colon, che è il più grande produttore di musica salsa di tutti i tempi, era della Funny Records, che sta alla musica latina come Motown Records sta alla R'n'B. Mio zio era il cantante che tutti amavano, da bambino andavo con mia madre a vederlo al Madison Square Garden, la sua musica ha avuto una grande influenza su di me. Tutte queste cose a New York più il fatto che mio padre fosse un sassofonista jazz, amava John Coltrane, Miles Davis... il fatto di essere cresciuto a New York tra queste cose si nota nella mia musica”.

Se non fossi stato un dj, cosa avresti fatto? 

“Sarei stato un pilota di aerei, mi piace stare in cielo”.

Se ti dico 1984, Chez Sensual...

“Wow...è il primo club dove ho lavorato. Ho fatto 3 eventi lì e quello che mi piaceva di più è che avessero un impianto del suono Richard Long, che era il sound designer del Paradise Garage e dello Zanzibar, dove suonavano Larry Levan e Tony Humphries. Ecco lo stesso uomo aveva fatto lo stesso sound system in un piccolo club del Bronx, in Zarega Avenue. Così quando feci questi 3 eventi mi si avvicinò un uomo che disse di essere il proprietario del Fever, un laboratorio hip hop, che stava per aprire un locale chiamato The Devil's Nest e che mi avrebbe voluto come dj resident. Così nell' '85 ho cominciato la mia residency lì e poi nel 1986 mi sono spostato a NYC, all'Heartrob, chiamato il vecchio Funhouse, dove avevano suona JellyBean, Arthur Baker, Madonna. Io arrivai dopo, quando aveva cambiato nome, ma il posto era la stesso”.

Quando hai capito che saresti stato un dj famoso, uno dei migliori?

“All'inizio facevo feste con molti amici, 120-150 persone, alcuni amici erano promoter, ma tutti mi hanno sempre seguito, ho capito che erano attratti dal modo in cui suonavo. Quindi dal 1986 al 1990 sono passato da 250 a 4000 ragazzi che mi ascoltavano, dal Bronx a New York City”.

E quindi, Kenny Dope Gonzalez e i MAW, Masters at Work...

“Nel 1990, conoscevo Todd Terry già da qualche anno, mi faceva sentire i pezzi, ho sentito questo pezzo di Kenny, dove aveva campionato Celia Cruz e Sylvester, aveva fatto questa traccia molto bella, così ho voluto incontrarlo e Todd Terry disse che lo conosceva, che lavorava in un negozio di dischi chiamato 'Record Center' a Brooklyn, e io vivevo nel Bronx, eravamo a 30 miglia l'uno dall'altro. Quindi mi portò a conoscere Kenny e ci siamo trovati, volevo remixare quella canzone ma l'ho mai fatto. Nonostante questo combinammo le forze e creammo un nuovo team di produzione, mi piaceva molto lavorare con lui, stavo lavorando anche ad un album con Marc Anthony, mi era stato offerto di fare un album con la Atlantic Record e la prima cosa che feci fu far venire Marc Anthony in studio. Quando Kenny arrivò gli dissi che volevo che fosse lui a fare i beats per la canzone de è così che abbiamo cominciato a lavorare insieme. Cominciammo anche a suonare la tastiera, perchè ho suonato il piano classico da quando avevo 6 anni fino ad 11,  ho avuto dei grandi maestri, e così ho cominciato a suonare il piano sulle basi dei dischi. Avevo la musica in testa, l'ascoltavo tutto il tempo, quando eravamo in studio Kenny e io cominciammo a creare un sound. Lui disse di avere un nome, Masters at Work, che era quello della sua crew, vale a dire il gruppo di ragazzi con cui si usciva, ballava e si faceva musica. Così io dissi usiamo Masters at Work, che era perfetto per il nostro team”.

Il video con tua madre in console è uno dei tuoi più visti online...

“Davvero? Non lo sapevo...Qualcuno ha semplicemente registrato questo video di mia mamma e mia zia. Le portai a Miami, dove abbiamo fatto molti eventi per molti anni: mia madre venne ed ero felice, loro che cantavano e ballavano, era molto bello vederle”.   

Cosa pensi di queste persone che fanno video continuamente alle feste? Sta rovinando un po' l'atmosfera o no?

“Sai al giorno d'oggi ognuno ha un cellulare e tutti vogliono avere i propri ricordi, ci sono proprio diverse ragioni quando le persone escono.  Gli piace la musica, vogliono un ricordo sai: certo qualche volta vorresti che la gente ballasse e si divertisse invece di mantenere una videocamera. Ma capisci che per loro quello è il momento in cui saranno più vicini a te e chissà se succederà ancora. Non mi lamento, ma vorrei davvero che tutti ballassero semplicemente insieme. Possiamo fare una festa dove la gente debba lasciare il cellulare all'ingresso”.

Qual è la qualità di un dj di successo?

“Credo che la qualità più importante per un dj sia entrare in connessione con le persone, certo è importante la tecnica, il missaggio, ma occorre sentire la folla, suonare la tua musica senza compromessi, rendere tutti felici, mandarli su di giri. Quando suoni è sempre importante fare attenzione a quello che sta succedendo, come nel calcio”.

Ti  dico il nome di alcuni tuoi successi e mi dici cosa ti viene in mente, cominciamo: Backfired...

“Backfired è una canzone che era pronta già intorno al '92-'93, ma abbiamo deciso di farla uscire in seguito con un'altra musica e faceva una grande differenza, India rifece i vocals e fece un grande lavoro...”

È vera la leggenda che gira su Backfired? Che prendesse spunto dalla tua vita privata?

“No, è falsa. Sai che India è la mia ex moglie e che siamo cresciuti insieme, ma credo che forse si trattasse di un'esperienza che volesse portare fuori quando ha scritto quella canzone. Non so cosa ci fosse dentro di lei, ma la canzone parla di una donna che vuole essere forte, che non accetterà più buffonate, che dice basta, ma non parla di me! Fu una grande canzone e quando hai una grande canzone può resistere al tempo: fu scritta nel 92, forse nel 91, ed è uscita nel 2000 quasi. Questo anche grazie al remix di Joey Negro, che ha fatto un lavoro spettacolare, dandole nuova vita, quindi grazie a Joey Negro”.

Work. La suonano ovunque, tutti...

“Andavamo nei negozi in cerca di vinili, c'era un negozio che si chiamava Rock'n'soul, ed era di un tipo che veniva dalle isole e ci diceva che c'era un sacco di musica interessante lì, ci diede 3 o 4 vinili ed in uno di questi c'era Work, ma era troppo veloce. Ma io sentii la canzone, per me e per Kenny la chiave è la canzone, se ci sono un sacco di canzoni remixate dai MaW in giro è perché sono innanzitutto grandi canzoni, abbiamo buone orecchie per riconoscerle. Quindi abbiamo sentito “Work”, ne abbiamo comprato i diritti e ci abbiamo messo del nostro, vale a dire quello che hai sentito nel remix che tu ascolti. Da allora il disco è scoppiato: tutti erano pazzi, tutti in giro per il mondo l'ascoltavano ed è diventato un grande successo per noi”.

To be in love?

To be in love è una canzone che viene fuori da un album jazz, che India registrò con Tito Puente, ho ascoltato l'album, ho sentito 2 canzoni in particolare e una delle 2 era To be in love, ho raggiunto la lable con cui lavoravano India e Tito Puente e ho voluto rifare l'intera canzone. Così abbiamo cominciato e abbiamo creato una nuova musica, e quando Jim cominciò a suonare la bassline ci rendemmo conto che sarebbe stata una grande canzone. Anche se non così tanto: capimmo che era diventato un successo quando cominciò ad essere suonata a Londra, in radio. Sapevamo che era una grande canzone dance, ma non da radio. Andò tutto molto velocemente: subito finì in tante compilation, forse 60 o 70, ha fatto molto bene ai Masters at Work.

Chiudendo l'intervista e tornando al calcio, qualche tempo fa ci fu una disputa su quale canzone fosse da suonare al San Paolo prima delle partite. Qualcuno preferiva una canzone lenta, qualcuno più veloce..tu quale suggeriresti fra le tue?

"Fra le mie? One Dream, che è una grande canzone..o Work".

Io stavo pensando ad un remix di Yes I know my way di Pino Daniele...

"Sì ma quella non è mia! È di Francesco Cofano, da Milano, che mi disse di sentirla. Io amo Pino Daniele e avrei tanto voluto lavorare con lui. Mi piace tantissimo quel remix e lo suono spesso, soprattutto qualche estate fa, credo così tanto che le persone hanno collegato la canzone con me. Ma in realtà è stato Francesco Cofano a fare un grande lavoro con quel remake. Non prese neanche le parti reali, lo ha fatto semplicemente dal disco. Adesso credo che ce le abbia, ma amo ancora la versione originale".

Conosci altri artisti napoletani?

"Abbiamo lavorato su qualche canzone italiana, Figli delle Stelle di Alan Sorrenti, ho fatto una nuova musica e suona davvero bene. Anane canta anche Parole Parole, che è una grande canzone della Diva. Devo dire che la connessione che ci lega all'Italia ci ha consentito di produrre questi brani, perché mostra come Anane ed io siamo entrambi fan della cultura italiana. Sono molto orgoglioso di quelle canzoni".

Hai mai incontrato il presidente del Napoli?

"No..."

Ok, allora utilizziamo questa telecamera: puoi promettere di impegnarti per la prossima traccia d'ingresso alle partite del Napoli?

"Posso provarci! Sarebbe incredibile, se ne avessi l'opportunità, senza dubbio".

Si ringrazia per la collaborazione Matilde Mazzocco. Clicca su play per guardare il video esclusivo:

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