SERIE A - Davide Chiumiento, ex calciatore della Juventus, ha rilasciato alcune dichiarazioni a TMW:
Ai tempi della Juventus eri considerato un nuovo Del Piero
"Io dico sempre che sono gli altri a giudicare. Tecnicamente, palla al piede non mi sentivo inferiore a magari tanti miei ex compagni per niente. E lo dico con tutta l'umiltà del mondo. Mi mancava qualcosa mentalmente e poi devi avere persone vicine che devono volerti bene e una società, un procuratore che abbiano un piano carriera. La carriera non è andata come speravo, mi prendo le mie responsabilità ma non c'entrava l'aspetto tecnico. E poi in Italia siamo anni luce indietro rispetto ad altri paesi, questo è un pensiero mio. Già ai miei tempi a 19 anni fa eri un baby, a 25 un giovane che deve aspettare. C'è una mentalità che non va".
Nasci e cresci in Svizzera, la Juve ti scopre e ti porta in Italia. Esordisci in Serie A, poi in Champions. Cosa non è andato successivamente?
"Esordisco in Serie A e dopo l'esordio tre giorni faccio anche il mio debutto in Champions, contro il Deportivo. Qualche ora prima della partita mi volevano rinnovare il contratto, ma a condizioni loro, mettendomi pressione. Per me e mio padre era tutto nuovo, venivamo da un piccolo paese in Svizzera. E la società si è approfittata della nostra ingenuità. I miei compagni della Primavera memori della mia esperienza hanno evitato questi problemi. Ho visto cose scandalose, lo dico con rammarico".
Cosa succedeva nello specifico?
"Ti portavano a firmare dei contratti, ti mettevano cose dentro o cifre completamente diverse da quelle concordate. E poi un sacco di pressioni del tipo 'se non firmi non vai da nessuna parte'. Mi sono sentito preso in giro dalle persone che facevano parte della società".
Hai la possibilità di metterti in mostra a Siena, poi Le Mans. Alla fine cosa è successo?
"Fino all'ultimo non sapevo dove sarei andato a giocare: vai qui, vai lì... zero professionalità con i giovani. Se ne fregano. Vado comunque a Siena e con Gigi Simoni giocavo anche con una certa frequenza. Poi è arrivato De Canio che puntava sui suoi giocatori per la salvezza, metteva quelli di esperienza e io non giocavo più. A gennaio mi sono sentito con la Juve ma non mi sembrava ci fosse interesse sulla mia situazione. L'anno dopo mi volevano mandare a Crotone, in B. Mi sono rifiutato e sono andato al Le Mans. Da quel momento le porte si sono chiuse, ho capito che quando non fai quello che ti dicono le porte si chiudono".
In realtà una nuova possibilità per tornare in Italia ci sarebbe
"Nel 2006, rientrato alla Juve per fine prestito ho fatto il torneo Birra Moretti, ma le porte per me in bianconero erano chiuse. Grazie a Raffaele Palladino entro in contatto con la Reggina, era l'ultimo giorno di mercato. Ci ho riflettuto e ho deciso di scegliere il ritorno in Svizzera, dove mi voleva il Lucerna. Dopo quel che mi era capitato volevo allontanarmi dall'Italia".