Alessandro Gaucci: "La politica del calcio e le istituzioni non fecero prendere il Napoli a mio padre. Gattuso? A 18 anni si fece carico della famiglia: quando scappò dal ritiro..." [ESCLUSIVA]

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Alessandro Gaucci: La politica del calcio e le istituzioni non fecero prendere il Napoli a mio padre. Gattuso? A 18 anni si fece carico della famiglia: quando scappò dal ritiro... [ESCLUSIVA]

Gaucci jr si racconta in esclusiva a CalcioNapoli24

Napoli - Alessandro Gaucci è stato colui che ha aperto la carriera professionistica a Gattuso il quale, dalle giovanili di quel Perugia, è riuscito a spiccare il volo vincendo scudetti, Champions League e perfino un Mondiale. Il destino ha voluto che Rino venisse ad allenare il Napoli ed ecco che l'amarcord di Alessandro viene fuori con ricordi legati anche a papà Luciano.

Come siete riusciti a scoprire Gattuso?

"Eravamo negli anni novanta ed il responsabile del settore giovanile era Walter Sabatini. Noi volevamo fare un settore giovanile importante per costruirci giocatori in casa e facevamo tanti provini. Una mattina venne nel mio ufficio Sabatini dicendomi che c'era questo Gattuso che secondo lui sarebbe diventato un campione. Rino aveva su per giù sui 13-14 anni e decidemmo di portarlo da noi"

Scommetto era già bello che smaliziato nonostante fosse un ragazzino...

"Era bello che vivo (ride ndr). Instaurammo subito un bellissimo rapporto tanto, me lo portavo ai tornei di calcetto che facevamo a Roma. Rino era incredibile perchè già a 14 anni menava tutti in campo anche se erano più grandi. Di lui mi ha sempre colpito l'intelligenza. Non è cresciuto nella bambagia, la sua famiglia aveva problemi economici importanti e lui doveva mantenerla praticamente con il suo lavoro. Sapeva che se non sarebbe arrivato calcisticamente a certi livelli, sarebbe stato un problema per lui e soprattutto per i suoi cari. Per questo era 100 volte più sveglio di tutti. Quando scendeva in campo andava doppio degli altri e mordeva tutto. Fu premiato come miglior giocatore del torneo in una delle due finali scudetto che vincemmo con la Primavera"

Perchè ci fu la famosa rottura tra voi e Rino?

"Lo aiutammo molto già nelle giovanili con uno stipendio. Quando arrivò in prima squadra ci sedemmo per trattare il primo vero contratto da professionista. Come Perugia gli offrimmo 80 milioni netti di lire che per un ragazzino di 18 anni a quei tempi erano una bella cifra. Purtroppo un procuratore fece il furbo..."

Ovvero?

"Mentre noi eravamo in ritiro, si caricò Rino scappando in Scozia al quale offrirono 500 milioni di lire netti per 4 anni. Nella situazione in cui si trovava la famiglia di Gattuso è normale abbiano accettato subito questo contratto dai Glasgow Rangers. Ci siamo rimasti male però mi metto nei panni della famiglia e di Rino: era un contratto che valeva la sopravvivenza di un interno nucleo familiare. All'epoca non c'erano regolamentazioni come oggi. Il Perugia non fu indennizzato nonostante ricorsi all'UEFA. In poche parole se fosse andato in un altro club italiano, noi avremmo avuto diritto ad un indennizzo. Siccome andò all'estero, le norme dicevano che il cartellino era come se fosse di un dilettante e quindi era libero".

Quale fu la tua reazione nel non vedere Rino in ritiro?

"Rimanemmo sbalorditi sbalorditi, non capivamo cosa era successo. Pensavamo fosse stato rapito. Dopo qualche giorno sapemmo la verità. Tra noi c'era un rapporto di stima ed affetto. Anni dopo però ci siamo chiariti con un incontro casuale a Marbella. Da quel momento in poi non ci siamo più lasciati, le nostre famiglie sono in ottimi rapporti ed il passato è stato completamente cancellato. Una volta il figlio di mi chiese, dopo aver conosciuto la storia, mi chiese: "Ma davvero vi siete arrabbiati per mio padre?". Gli risposi: "Più che io, quello che si arrabbiò molto fu mio padre""

Ecco, tuo padre come reagì allo sgarbo gattusiano?

"Reputava Rino come un figlio, fu un tradimento pesante. Quando poi Rino lo chiamò dalla Scozia gliene disse di tutti i colori"

A Napoli se dici Luciano Gaucci è inevitabile il ricordo del suo tentativo di acquistare il club

"La scalata l'aveva pure fatta, penso che quella sia stato l'inizio della nostra fine perché già iniziarono i dissapori con l'establishment calcistico e politico. Secondo me, chi gestiva in quel momento il Paese, pensò: se Gaucci prende il Napoli dobbiamo scappare. Con mio padre alla presidenza sarebbe successa la terza guerra mondiale (ride ndr). Non era uno che si teneva per sé le cose ma diceva sempre apertamente cosa non gli stava bene. Non gli hanno consentito di prendere il Napoli. Penso che i napoletani abbiano un buon ricordo di mio padre perché ci mise il cuore in quella operazione. Sarebbe stato un bel binomio"

Quindi credi che politicamente non abbiano voluto far prendere il Napoli a tuo padre?

"E' andata assolutamente così. Non so chi e non so come, ma posso garantire che andò così. Papà si arrabbiò molto con chi gli fece delle promesse sul piano politico ed istituzionale per acquistare il club. Più che il fatto che certe persone non lo volessero a Napoli, penso abbia pesato la condizione posta da papà il quale voleva il fitto del ramo d'azienda mantenendo però in serie B il titolo sportivo. Carraro gli disse che gli avrebbe dato il Napoli ma soltanto ripartendo dalla C. Credo fu quello il vero ostacolo, per questo non si concretizzò tutto"

Quale era il suo progetto tecnico

"Papà voleva vincere con il Napoli riportandolo prima in A e poi il più in alto possibile. All'epoca prese Angelozzi come direttore sportivo e Gregucci come allenatore. Ricordo ogni giorno mi chiamava, io ero presidente del perugia, per chiedermi un giocatore ogni volta. Molto bello fu il siparietto con il portiere Kalac: "Sandro damme Kalac forza!". Era così per ogni giocatore che avevo! (ride ndr)"

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