Maggio a CN24: "Napoli, una storia fantastica: la vivo da 17 anni e c'è un motivo. Hamsik ed io ci prendevamo in giro. A Bagnoli uno si buttò sull'auto con De Sanctis dentro..." | VIDEO

Le Interviste  
Maggio a CN24: Napoli, una storia fantastica: la vivo da 17 anni e c'è un motivo. Hamsik ed io ci prendevamo in giro. A Bagnoli uno si buttò sull'auto con De Sanctis dentro... | VIDEO

Christian Maggio, a Napoli dal 2008 al 2018, si racconta in un'intervista esclusiva a CalcioNapoli24: l'esperienza in azzurro, il 'suo' Hamsik, la vita in città

"Una storia fantastica". Dieci anni di Napoli non si dimenticano, e come può essere fatto altrimenti? Christian Maggio è un napoletano acquisito, sono diciassette anni che la vive giorno dopo giorno, da calciatore prima e da ex successivamente, che poi chissà cosa significa essere 'ex' quando del Napoli si è stati giocatori 308 volte nella propria vita, quando solo in dieci han fatto più presenze in carriera. A Bratislava, per giocare un'ultima volta con HamsikMertensCallejon ma anche Cannavaro, De Sanctis, Santacroce, Inler, Dzemaili, per aprire il libro della memoria e forse, chissà, in fondo, lambire l'idea di commuoversi rendendosi conto di aver fatto parte di qualcosa di unico. Non sappiamo se in carriera Maggio abbia sostenuto interviste lunghe una ventina di minuti, ma c'è la sensazione che, mentre parla ai microfoni di CalcioNapoli24, faccia su e giù tra i ricordi con la stessa costanza con cui l'ha fatto per la fascia destra dal 2008 al 2018, in un'intervista realizzata da Claudio RussoEcco il video:

Christian Maggio e il Napoli: l'intervista a CalcioNapoli24

Questa l'intervista testuale di Christian Maggio ai microfoni di CalcioNapoli24.

Il nome Marek Hamsik. A bruciapelo, la prima cosa che viene in mente qual è?

“Eh, compagno. Perché è stato un compagno di viaggio per tanti anni e abbiamo condiviso tante belle cose positive, tante gioie e anche qualche momento negativo, però posso ricordarlo come un compagno di viaggio importante, condiviso tante belle gioie al di fuori del campo, ma anche soprattutto in spogliatoio con tutti i compagni. Ho di lui un bellissimo ricordo, una persona molto silenziosa, però che sapeva il fatto suo. Da un certo punto di vista ci siamo molto trovati, perché è molto simile a me, un ragazzo molto taciturno, però poi alla fine quando era ora di dare qualcosa in più era sempre presente, è stato un bel compagno di viaggio e sono qui per lui, mi fa molto piacere rappresentarlo in questi giorni”

Momenti positivi e momenti negativi. Come li gestiva il capitano Marek nello spogliatoio, come si rapportava con tutto il gruppo?

“Con la sua tranquillità che l’ha sempre contraddistinto, non cercava, o poco, il confronto con i compagni, anche perché nei momenti di difficoltà comunque la tensione era molto alta: a lui bastava uno sguardo, un cenno da parte sua e si capiva cosa voleva farci capire. Questo penso che sia stato un punto importante, un ragazzo, ripeto, che non parlava molto, però con i suoi sguardi, con i suoi atteggiamenti ci faceva capire, insomma, cosa voleva che in quel momento facessimo”

Come ti accolse quando arrivasti a Napoli? Di norma è il capitano a fare gli onori di casa.

“All'epoca c'era Paolo Cannavaro che era il capitano, Marek poi lo è diventato col tempo, però già in quel periodo là si vedeva che aveva anche lui qualcosa in più rispetto a tutti gli altri. Aveva un atteggiamento diverso, nel primo giorno che sono arrivato m'hanno accolto con grande felicità e ho notato subito, insomma, da parte loro che c'era una voglia, ecco, di farmi entrare nella loro vita calcistica e non solo come giocatore, ma anche come compagno, perché al di là dell'ambito calcistico ci siamo trovati molto bene anche al di fuori con le famiglie. Penso soprattutto un ragazzo che, appunto, arrivava in un contesto diverso dalle squadre del nord, arrivare a Napoli e trovare persone, come Marek, che m'hanno aiutato soprattutto nei primi mesi di calcistici a Napoli. È stato una cosa positiva che ricordo ancora oggi”.

Cosa ha lasciato nel rapporto umano l’aver vissuto Marek, quello spogliatoio lì?

“Ha rappresentato tutto perché era comunque una figura importante. In spogliatoio per tanti anni siamo sempre stati vicini di posto, condividevamo tantissime cose e per me guardarlo dal basso all'alto, perché ho avuto grande rispetto in lui e ha sempre rappresentato per me un punto di riferimento, come giocatore era fantastico e per me era anche un punto di riferimento, nonostante sia, come età, più grande. L’ho sempre visto come una persona onesta, sincera e quando trovo questi tipi di giocatori da parte mia solo grande rispetto”.

Punto 17, Christian Maggio con gli ex compagni del Napoli

Compagno di armadietto di Marek. Forse c'era un modo di fare che ripetevate assieme, prima delle partite. O qualche dettaglio, magari a Castel Volturno, che colpiva.

“Mi ricordo un aneddoto: noi molto spesso mettevamo la musica all'interno dello spogliatoio, e lo stereo era sopra di noi. Molto spesso condividevamo le canzoni da mettere in quel momento, e tante volte ridevamo perché lui aveva un tipo di musica, io ne avevo un'altra, quindi ci prendevamo in giro molto spesso su queste queste cose. Non era da lui avere degli atteggiamenti anche scaramantici, era molto tranquillo e sordo, sapeva cosa voleva quindi, ecco, magari durante le partite della domenica aveva qualche sua idea, qualche suo rito scaramantico, però era molto lineare sulle sue decisioni, sui modi di fare”.

Magari rovinargli la cresta?

“È successo, è successo. Dopo la partita di Coppa Italia vinta con la Juve: avevamo promesso che, se avessimo vinto la partita, gli avrei tagliato i capelli a zero, e così fu: gli tagliai i capelli con la macchinetta. Ho un bellissimo ricordo anche di quello, ci sono anche delle foto in giro ma lasciamo stare”.

Intervista Maggio: le dichiarazioni a Calcio Napoli 24

La tua Napoli, che cosa è stata?

“No, cos'è Napoli. Perché ci vivo tutt'ora. A livello calcistico è stato un punto di arrivo molto importante. Sono cresciuto tantissimo sotto dei punti, non solo da calciatore ma come persona. Napoli ti forma molto, per il mio carattere è stato veramente importante l'approdo a Napoli perché ero un ragazzo molto chiuso, che parlava poco, e su tanti punti di vista mi è servita per crescere e diventare, ecco, magari un po' più aperto con la città, coi tifosi, ma anche con la gente stessa. Per quanto riguarda a livello professionistico: a parte il primo anno, che ci sono state un po' di difficoltà d'ambientamento perché arrivavo da un contesto molto più tranquillo, e il primo anno ho fatto veramente fatica ad adattarmi, col tempo vivendo la città, crescendo anche come età, sono riuscito a entrare alla grande, in una società dove anno per anno siamo sempre riusciti a far bene, arrivando a degli obiettivi, a dei risultati importanti. Sono riuscito, grazie anche al Napoli, ad arrivare in Nazionale a disputare un Europeo, un Mondiale. È stato un percorso veramente bello, importante, e ovviamente dieci anni non si dimenticano così facilmente, però ho la fortuna di vivere ancora la città perché vivo lì e ho tanti bei tanti amici, con cui ricordiamo anche i bei momenti che abbiamo passato assieme”.

Cosa ha convinto un ragazzo di Montecchio Maggiore a scegliere di vivere a Napoli? Un aspetto particolare, un qualcosa che ha portato a una scelta di vita diversa e radicale, in fin dei conti.

“Hai detto te, è una scelta di vita: io sono molto legato alla famiglia e quindi, quando all'epoca mia moglie vedevo che si trovava bene, i miei figli comunque sono nati a Napoli e tutt'ora hanno amici e girano per la città in tranquillità, per me questo basta e avanza. È chiaro, io ho fatto un percorso a livello lavorativo, calcistico: in quei 10 anni vivevo la città, tra virgolette, da giocatore e viverla ora da cittadino ha un sapore completamente diverso. Vedo tante cose positive e non, che magari prima non vedevo, e ora riesco a viverla molto di più. Ho fatto fatica i primi mesi, però con il tempo sono riuscito come adattarmi e a trovarmi nella città, secondo me, più bella del mondo”.

Il tuo posto preferito di Napoli? Ora che c’è più tempo per viverla…

“Ora la giro molto di più. È chiaro che una volta era molto più complicato, perché in base ai risultati, lo lo sapete bene anche voi, non era molto facile girare la città. Ora riesco finalmente a girarla bene in qualsiasi orario della giornata, scopro tante cose nuove che prima non avevo mai visto perché ero molto impegnato con il calcio. Una città che tutti i giorni cambia, ti dà sempre qualcosa in più ed è una cosa bella”.

Ci sarà qualcosa che, quando non sei in città, manca di più, tanto da farti dire "Spero di tornare quanto prima".

“Il caos mi manca. Mi manca il caos della città, perché è viva 24 ore su 24. Io arrivo da un piccolo paesino del nord, e a un certo punto il paese si chiude, non c'è più nessuno. Mi manca quello, il fatto di dire "Ok esco anche a mezzanotte e trovo la gente in giro per strada”, che gira in continuazione, è cosa che ti manca, che a lungo andare ti manca”.

Intervista Maggio: le dichiarazioni a Calcio Napoli 24

Da calciatore il risultato condizionava l'umore dei tifosi, ci sarà stata qualche ‘follia’ che è accaduta.

“Ci sono state tantissime cose belle, tutte cose che non mai sarei aspettato da giocatore. Te ne dico una: ero con Morgan De Sanctis,  tutti i giorni andavamo assieme a Castel Volturno per allenarci. C’era questo ragazzino, che ormai avrà anche 25-30 anni, ne è passato di tempo, che tutte le volte che passavamo per Bagnoli si faceva sempre trovare allo stesso punto, e voleva questo autografo. Tante volte noi andavamo molto di corsa, quindi non potevamo mai fermarci. E lui si buttava sulla nostra macchina, no? In continuazione”

L’automobile di chi era?

“Quella mia. Si buttava sopra al cofano in attesa di questo benedetto autografo. E mi ricordo che una volta veramente eravamo di corsa e lui si buttò, ma rischiando anche di essere messo sotto. Mi ricordo che Morgan uscì dal finestrino e gli disse qualcosa, una cosa goliardica, e mi misi a ridere: come ho detto, non è possibile, insomma situazioni del genere capitano veramente solo a Napoli. Ricordo ogni tanto questa scena qua come una cosa divertente. Poi mi è capitato di rivederlo in giro, ora è un ragazzone altissimo e tante volte ci fermiamo e parliamo ancora”.

Chiede ancora l'autografo?

“Ora basta, insomma ne avrà anche abbastanza penso! Però ogni tanto qualche battuta, quando lo trovo in giro, ce la siamo fatta”.

Intervista Maggio: le dichiarazioni a Calcio Napoli 24

In cosa ci si sente napoletano? C'è un comportamento imparato a Napoli, da portarsi ovunque si va?

“Sono sempre stato me stesso, anche nei modi. Però, ecco: magari quando mi arrabbio coi miei figli divento napoletano, quello sì (ride, ndr). Nei modi, nei termini, mi arrabbio molto e tante volte uso, appunto, termini napoletani, cosa che magari anni fa non mi capitava”.

Imparati nello spogliatoio o in giro?

“Anche un po' in giro, in spogliatoio ci sono altri termini, non diciamo niente (ride, ndr). Però ho cercato sempre di essere sempre me stesso. Al di là di tutto ho imparato tante cose a Napoli: ho cercato, con la gente che mi sta vicino, di essere sempre me stesso, e penso che a lungo andare sono sempre stato ripagato”.

Ci sono tanti ex di quel Napoli lì qui a Bratislava: è come se vi foste ritrovati dopo esservi lasciati ieri, come se quell'esperienza lì abbia lasciato qualcosa di tangibile, che va oltre il campo.

“Sì, son sono cose belle: parlavamo prima tra noi ragazzi qui ex compagni, è bello ogni tanto ritrovarsi anche in questi contesti qua, perché automaticamente vedi un tuo ex compagno ti vengono dei flash, no? Rivivi tutte le cose belle che hai passato assieme, e ogni tanto condividerle è segno, anche, di qualcosa di positivo. Tante volte noi giocatori si vive il momento, poi c'è chi parte per una strada, chi per l'altra, e non riesci mai poi a ritrovarti con il tempo. Quindi queste situazione ti permette di stare assieme, di rivedere compagni che magari spariscono per vari motivi, e condividere i momenti passati assieme: penso che sia qualcosa che ti fa bene, ti rende più felice, ti rendi conto di quanto di bello hai fatto insieme ai tuoi compagni, nel bene e nel male è importante essere sempre se stessi, a parlare di tutto quello che c'è stato, del tempo che siamo stati assieme. È una bella sensazione”.

Christian Maggio con Hamsik, Mertens, Callejon e gli altri ex compagni a Napoli

Non so se sul documento sia cambiata la residenza o meno. Però vivere a Napoli, venir riconosciuto ed esser apprezzato a distanza di tanto tempo, rende ufficiosamente cittadino napoletano. Qualcosa che travalica gli atti ufficiali.

“Io non sono molto social, sono molto per i fatti miei, però ormai sono 17 anni che vivo a Napoli, quindi un motivo ci sarà se sono rimasto lì a vivere. Tanti motivi, non mi va anche di dirli perché resterei qua tante ore, però al di là di tutto dal primo giorno in cui sono arrivato a Napoli ho trovato sempre le persone educate, gentili. Cosa rara, cosa rara veramente. Per me, quando la famiglia si trova in contesti in cui sta bene, li vedi che sono felici, è difficile poi cambiare, andare in un'altra città o cambiare posto. Per me Napoli è stata una parentesi importante a livello calcistico. È stata sicuramente una una parentesi bellissima, una favola e ho la fortuna, appunto, di vivere in questa bella città. Spero di rimanerci ancora per tanti anni, vedremo cosa succederà. Però l'importante, insomma, è vivere il momento attuale che è sicuramente bello”.

Dietro c’è una maglietta, un colore, uno stemma…

“…eh, l'ho vista. Vabbè, se c'è il nome dietro è un nome importante, quello di Marek. Anche lui ha rappresentato tutto di Napoli, però a vedere questi colori ti vengono in mente tante belle cose. Posso dire solo avere bei ricordi, voglio tenermeli così perché è giusto che sia così”.

Vogliamo riassumerle in un’ultima parola tutte queste cose?

“Fantastica, una storia fantastica”.

Intervista Maggio: le dichiarazioni a Calcio Napoli 24
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