Napoli - Questo virus è perfido. Sta impedendo ai napoletani di piangere nelle strade, in massa, come in uno struscio di dolore, per Diego Armando Maradona. Un parente stretto, uno da salutare portando zucchero e caffè, come si usa nei nostri lutti. Dieguito e? stato lo specchio di Napoli, città come lui selvaggia e insieme generosa, fiera e insieme umile.
Maradona
Come riporta Il Mattino:
"Lo è stato perchè ha rappresentato gli oppressi, del Sud d’Italia e dei Sud del mondo. Uno di noi. Un portatore di orgoglio. Lo sfidante dello strapotere del danaro e dell’ingiustizia. Solo Napoli ha saputo raccogliere, d’istinto, tutto il senso poetico di un campione che l’ha resa consapevole della propria grande bellezza. Chi valuta un luogo comune la passione della città per quell’uomo tozzo e magico venuto da lontano, capace di usare i piedi come le mani e la testa come una bandiera, non ha capito niente. Maradona non rispettò neppure la ricchezza terrena del Papa, tetti d’oro contro tanta fame. Lo esortò: «Vendi qualcosa a vantaggio dei poveri». Ecco perchè, in questo rapporto magico, non è un caso che il murale a lui dedicato in via Taverna del Ferro, sia stato dipinto sopra una figura del Pontefice. Puro folclore? E no, affetto sincero per un uomo in sintonia con Napoli, prima ancora che per un asso straordinario. Forse può spiegarne i motivi un episodio del 1985, quando l’attaccante di riserva Pietro Puzone, acerrano fu contattato da un papà disperato per il figlio, bisognoso di un operazione salvavita. Sono centinaia i napoletani che Maradona ha aiutato, con danaro o regalando la propria immagine. La dolce vita dei bagarini cominciò con il suo arrivo. Furono ottimi affari fin dalla presentazione ai cinquantamila del San Paolo, un prezzo pagato solamente per vedere due palleggi e sentire due parole del genio. Ai tempi d’oro, su 40.000 tagliandi d’ingresso allo stadio erano in azione almeno mille bagarini".