"Solo da noi poteva succedere che il calcio legasse i suoi destini alla piattaforma streaming made in England in conclamata difficoltà: abbonati e ascolti sono in spaventoso calo e ora si tenta di far pagare il conto licenziando a man bassa e spillando soldi alla gente che non ha alternativa, pagare o darsela a gambe Più o meno un anno fa, intervistato nel dopo partita di Juventus-Verona 1-0 nel corso del programma “Tutti bravi dal divano” su DAZN, il portiere juventino Szczesny, che nonostante sia polacco parla l’italiano meglio di molti suoi colleghi italiani, alla domanda se si vedesse un giorno, una volta appese le scarpe al chiodo, vestire i panni dell’opinionista televisivo rispose, raggelando lo studio dove a “opinare” c’erano gli ex calciatori Parolo, Montolivo, Pazzini e Behrami: “Con tutto il rispetto per tutti quanti, no no no! Il mio miglior amico nel calcio un giorno mi ha detto che quando giochi devi cercare di guadagnare più soldi possibile in modo da non dover andare in televisione quando smetti. Io condivido un po’ questo, con tutto il rispetto per voi, eh, io preferisco restare a guardare da casa”. I secondi che ne seguirono furono, come dire, imbarazzati e imbarazzanti col conduttore Marco Russo partito lancia in resta a tranquillizzare i compagni di divano chiarendo che “no, ma voi lo fate perchè vi piace”, con gli ex calciatori colti dalla regia in espressioni attonite e risolini isterici rivelatori di un evidente impaccio e ancora col padrone di casa che preso atto della galoppante impasse dice: “E adesso da questa situazione come se ne esce? Ci hai messo in crisi”, prima di concludere con un ultimo, disperato appello rivolto al provocatore Szczesny: “Guarda, vieni a provare e poi vedrai… e poi cambierai idea”. Ora, io non so se Szczesny abbia cambiato idea o se lo farà in futuro. Di certo chi ha cambiato idea già oggi a proposito dei programmi che su DAZN sono stati proposti in questi anni a corredo delle telecronache delle partite e degli eventi sportivi in diretta è stata la stessa DAZN: che a conclusione della sua terza stagione da detentrice unica dei diritti della Serie A ha dato il via a un piano di tagli d’organico che da una parte prevede licenziamenti (alcuni dei quali già avvenuti anche in redazione) e dall’altra la cancellazione di tutte quelle trasmissioni che a partire dal prossimo campionato non verranno più proposte. Ritornando allo Szczesny-pensiero: la speranza è che Ciro Ferrara, Luca Toni, Alessandro Matri e Alessandro Pazzini, tanto per fare i primi nomi, abbiano guadagnato a sufficienza nella loro carriera di calciatori e che l’appannaggio che DAZN assicurava loro da tre anni fosse solo un di più; altrimenti sarebbero guai visto che per l’appunto i quattro ex calciatori sono stati messi alla porta e non faranno più parte della squadra televisiva della piattaforma streaming detentrice dei diritti della Serie A fino al 2029. Oltre ai volti dei quattro ex calciatori non vedremo più quello di Marco Cattaneo, ex Sky, che pare però aver trovato ospitalità a Prime Video; non sentiremo più la voce dell’ottimo telecronista Stefano Borghi (o meglio, la ascolteremo a Sky dove Borghi si trasferirà armi e bagagli); e questo è solo l’inizio perchè i tagli redazionali - come riferisce “Italia Oggi” - riguarderanno più figure professionali, giornalistiche e non, divenute superflue dopo la decisione strategica presa da DAZN, quella di dedicarsi esclusivamente all’evento-partita, con ampi pre e ampi post, scrollandosi di dosso i fronzoli, cioè tutti i programmi e le trasmissioni che facevano contorno al racconto del campionato. Dopo aver espresso la mia solidarietà a tutti i professionisti, anche non giornalisti, che da un giorno all’altro si ritrovano alle prese con l’incubo del licenziamento, la domanda da un milione di dollari, anzi di euro, che a me sorge spontanea è la seguente: a voi sembra normale che i mammasantissima del calcio italiano abbiano legato il proprio destino e le proprie fortune per i prossimi cinque anni, dopo i disastrosi primi tre, a una piattaforma streaming, DAZN, in evidente e conclamata difficoltà, una piattaforma che anche quest’anno ha visto drasticamente diminuire i suoi abbonati e calare la sua audience a dispetto della formula “spezzatino” che avrebbe dovuto favorire - così ci avevano detto - una maggiore fruizione dei singoli eventi, che ha messo mano a un drastico piano di tagli redazionali con relativa soppressione di programmi, che non avrà più nel suo bouquet l’offerta di Europa League e Conference League - che diventeranno esclusiva di Sky aggiungendosi alla Champions League -, che perderà forse anche la Serie B e che a dispetto di tutto questo sfacelo ha la faccia tosta di chiedere, anzi di imporre un aumento dei prezzi dei suoi abbonamenti del 20 %? Sarebbe un po’ come se tornando al mare per passare le vacanze, il vostro bagno non vi fornisse più dalla prossima estate il lettino, il telo-mare, la cabina e l'uso della piscina e vi desse solo ombrellone e sdraio: il tutto facendovi però pagare il 20 % in più rispetto a quanto pagavate l’anno prima. Voi cosa fareste: abbozzereste o andreste in cerca di un altro bagno? Ecco, siamo messi così. Con la differenza che essendo DAZN l’unico bagno autorizzato a operare sul litorale del calcio italiano (leggi: il solo detentore dei diritti delle 10 partite del campionato di Serie A), può prendere per il collo i suoi clienti e sottoporli a quelli che a me pare un vero e proprio ricatto: offrire un pacchetto fortemente impoverito a un prezzo maggiorato del 20 %. Come si dice: o mangi questa minestra, o salti dalla finestra. Tutto questo per cercare di far fronte all’insostenibilità dei costi del calcio italiano (la Lega riceverà per i prossimi cinque campionati 900 milioni a stagione: 700 da DAZN e 200 da Sky, che avrà la co-esclusiva di tre partite), terzo contratto firmato dalla Lega al ribasso, con i dati Auditel che certificano il crollo di audience avvenuto col passaggio dell’esclusiva da Sky a DAZN, crisi già in atto nell’ultimo triennio a marchio Sky. In soldoni (è il caso di dirlo): a dispetto del calo di valore certificato dagli ultimi bandi, il valore del calcio italiano resta sovrastimato; ma per tenere in piedi il baraccone le eminenze grigie di Lega e DAZN non riescono a pensare ad altra soluzione che far pagare tutto agli abbonati. Coi risultati cui da dieci anni stiamo assistendo e non sempre comportandosi in modo corretto con la clientela, come dimostrano le salate e milionarie multe inflitte negli anni scorsi dall’Antitrust a Sky e DAZN per informazione difettosa e pubblicità ingannevole rispetto a offerte e costi. A me sembra una strada che conduce direttamente nel baratro. Un po’ come quando ci dicevano che Zhang avrebbe pagato il suo debito a Oaktree e che le redini dell’Inter erano saldamente in sua mano: com’è finita l’abbiamo visto tutti. Qui la narrazione è la stessa: il calcio italiano scoppia di salute, dicono, e DAZN nei prossimi cinque anni lo porterà in Paradiso. Come no: a patto di mandare prima gli abbonati al creatore".
Questo il lungo messaggio dell'editorialista de Il Fatto Quotidiano, Paolo Ziliani, tramite Twitter