Ultimissime - Una stagione nel Napoli, ma una promozione ottenuta sul campo con la squadra che fu allenata da mister Walter Novellino. Giorgio Lucenti, oggi allenatore dell'Under 17 A-B della SS Juve Stabia, ha parlato ai microfoni di CalcioNapoli24:
In Campania la tua migliore stagione in carriera: 5 gol e sei stato il calciatore del Napoli con maggiori presenze
“E' stato così. Vincere un campionato è sempre importante e bello. Con il Napoli è stata la mia migliore stagione. Ho vinto anche a Catania, ma in azzurro ho avuto sensazioni diverse: la gente è calorosa, sono stato sempre visto bene. Tutti si ricordano di me, anche oggi”.
Lucenti
Novellino credeva molto in te, che rapporto avevi con lui?
“Sono stato bene con lui. Uno dei migliori allenatori del tempo. A livello umano, uno dei migliori che ho avuto. Mi parlava, lo faceva anche con chi giocava meno. Le partite le preprava bene. Era un motivatore ed allenatore completo. Mi sono trovato benissimo, un rapporto ottimo e non ho mai avuto problemi. Con tutti quanti era così. Un ottimo allenatore”.
Raccontami qualche retroscena di quella gara con la Pistoiese e il gol si Schwoch che valse la promozione dalla B alla A
“E' stata una gara decisiva per noi. Lo stadio era pieno di tifosi, ma anche se in trasferta erano napoletani. La curva della Pistoiese era l'unica arancione, poi tutto lo stadio era azzurro. Come se stessimo giocando in casa. Eravamo alla fine del campionato. Una partita preparata tutta la settimana con la pressione dei tifosi. La tensione era al massimo. Avevamo nell'ultima giornata il Genoa in casa ma eravamo convinti di mettere al sicuro lì il campionato. Abbiamo fatto gol alla fine, poi ci fu l'invasione di campo e la paura per la sospensione della partita. Ricordo che prima della gara non volava una mosca nello spogliatoio. In campo ci aiutavamo e si correva uno per l'altro. Nel post partita, in quello spogliatoio, poi, successe di tutto”.
Era il periodo dell'ultimo Ferlaino e l'arrivo di Corbelli. Cosa pensi dell'uno e dell'altro?
“Di Ferlaino ho un ottimo ricordo: è sempre stato un tifoso e mai abbiamo avuto problemi con lui. Era sempre presente. Di Corbelli, arrivato a fino anno quasi, ricordo pochissimo. Io tornai a Roma e credo che la società abbia sbagliato nel voler rifondare tutto e non ripartire da una base solida, quella della promozione. E' stato un rammarico per me non essere potuto restare a Napoli. Se fosse rimasto Ferlaino, credo che la struttura della squadra poteva essere riconfermata con acquisti mirati per affrontare la nuova categoria. Sono da 25 anni a Napoli e sono rimasto sempre qua”.
Matuzalem, quanto è stata dura gestirlo anche nello spogliatoio?
“Era durissima. Un ragazzo a cui piaceva vivere. Novellino lo seguiva di più, mi ricordo che ogni tanto andava a prenderlo in qualche locale. Ma in campo era tra i più forti. Era brasiliano, ma sembrava un tedesco: duro, cattivo, era ribelle ma fondamentale per noi. Viveva fuori dal campo. Per noi la vita esterna ognuno la vive come preferisce”.
Matuzalem
Galletti, che ricordi hai di lui?
“Era giovane, un ragazzo tranquillo. Si allenava al massimo ma ha giocato poco. Fu una scelta del mister, ma aveva qualità. Tecnicamente forte, rapido sul breve ma davanti aveva calciatori più forti e nominati di lui. Meritava di stare in quel gruppo: aveva le qualità per restarci”.
Oddo, Stellone, Bigica, Lucenti, Troise e Baldini allenatori, Magoni e Goretti dirigenti. Quella squadra è in pratica tutta rimasta nel mondo del calcio. Avevi la sensazione che questo potesse accadere?
“Lo dico sempre, quando sei nei gruppi, non ti rendi conto quando giochi di niente e non pensi a queste cose future. Non potevo pensare, onestamente, che molti di loro potessero diventare allenatori. Erano in campo giocatori e basta: per esempio, Stellone vedeva solo la porta. Faceva poco tatticamente, poco di quello che diceva l'allenatore. Non avrei mai potuto immaginarlo. De Zerbi, invece, è un altro caso, era portato alla fantasia, seguiva meno a livello tattico. De Zerbi era pazzerello, scherzava sempre: lui, io, Spinesi e Mascara facevamo tanti scherzi anche stupidi nel periodo al Catania. Ci vuole anche questo in uno spogliatoio altrimenti diventa dura la gestione complessiva”.
Lucenti-Magoni
Il primo gol lo segnasti proprio al San Paolo contro la Fermana. Poi in gol anche a Verona contro il Chievo e nel derby con la Salernitana. Ma cosa hai provato al boato dei tifosi azzurri?
“Un qualcosa di inimmaginabile. I tifosi erano sempre sugli spalti, il San Paolo era sempre pieno. Ogni azione d'attacco era una spinta. Uno stadio che fa da 12esimo uomo in campo, lo si ripete sempre ma è proprio così. Ti sa spingere fino alla fine. Se va tutto bene, lo stadio ti aiuta. Nei cali ti può tornare contro, ma per noi è stato tutto semplice tranne per una settimana che vivemmo in ritiro ad Avellino e dove abbiamo sofferto un po'. Le piazze grandi ti aiutano ma rischi di farti tornare tutto contro. Il gol al San Paolo lo ricorderò sempre, così come la doppietta alla Salernitana. Momenti che ti rimangono impressi nella vita”.
Ognuno ha un sogno da bambino, il tuo qual era? Cosa saresti voluto diventare?
“Il calcio mi piaceva, lo praticavo a livello di divertimento ma non aspiravo ad arrivare dove sono arrivato. Ho avuto fortuna, ma non ci speravo. Il tutto mi è arrivato per caso e forse, questa, è stata una cosa che mi ha aiutato nella carriera”.
Lucenti-Cruz
Quali cambiamenti, sia in positivo che in negativo, hai riscontrato nel mondo del calcio da quando giocavi ad oggi?
“Circa 20 anni fa, il calcio era più tecnico quando giocavo io. Se non eri bravo, non potevi scendere in campo. Il calcio di oggi è più fisico e meno tecnico. Ci sono maggiori possibilità. Anche oggi ci sono campioni, ma molti ragazzi vengono dal settore giovanile già strutturati, emergono solo così".
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