Comincia la sua carriera da attore a soli 11 anni col film ‘Certi Bambini’. Prosegue con ‘Un Posto Al Sole’, ‘Come un Delfino’ e si fa spazio tra i grandi del cinema italiano. Gianluca Di Gennaro, napoletano doc, giunge a recitare da protagonista nella fiction ‘Il Clan dei Camorristi’ che sta andando in onda in queste settimane su Canale 5. E’ tifosissimo del Napoli e la redazione di Calcionapoli24 ha avuto il piacere di intervistarlo andando a scovare tra l’esperienze del suo passato e le ambizioni future:
Come hai maturato il sogno di diventare un attore? “Non ho avuto il tempo di maturarlo, ho iniziato a 11 anni, ero piccolissimo ed è capitato perché ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia di artisti: mio nonno era Nunzio Gallo che poi ha lasciato l’eredità’ ai miei zii, Massimiliano e Gianfranco, coi quali ho fatto il mio primo spettacolo teatrale ‘Quartieri Spagnoli’. Mio zio mi invitò a recitare per puro caso, per me era solo un’avventura, poi fortuna volle che mi portarono a fare il provino da protagonista per il film ‘Certi Bambini’ col quale ho vinto parecchi premi. Da quel momento pensai che questo sarebbe potuto diventare il mio lavoro”.
Sei salito alla ribalta con ‘O’ professore’, di Sergio Castellitto. Cosa ti ha spinto a recitare per un tema in cui si mostrava a tutt’Italia quanto fosse difficile il ruolo di un educatore in un contesto sociale molto particolare? “Era uno di quei progetti che valeva la pena di fare. Si tendeva a sottolineare il lato negativo di Napoli, ma personalmente mi piacerebbe poter parlare della nostra città evidenziando i lati positivi. Quello era un film di denuncia, così come ‘Certi Bambini’. Conobbi Castellitto ed ero solo un ragazzino, poi successivamente accadde che vinsi un premio come miglior attore e in lizza c’era proprio lui, un vero maestro. Lui vinse per la miglior regia con ‘Non ti muovere’, fu stranissimo batterlo solo dopo il mio primo film. Sergio è una persona dalla quale si può solo imparare, basta guardarlo per rubargli il mestiere”.
Castellitto, De Caro, Scamarcio, Golino, Bova, Mattioli e Stefano Accorsi. Hai avuto il piacere di lavorare con ognuno di loro, a chi ti senti più legato? “A Raul Bova decisamente. Sono padre da due anni e sarà proprio lui il padrino di mio figlio. S’è creato un bel rapporto che va al di là dell’aspetto lavorativo. Ci vediamo e sentiamo molto spesso. E’ uno dei ‘puliti’ della tv. E’ una persona molto impegnata sul sociale, ha delle Onlus di beneficenza”.
Hai mai dato una motivazione al fatto che interpreti sempre il ruolo dello ‘scugnizzo’? “Non me lo sono mai chiesto (sorride, ndr). Sarà la faccia, ma poi ho iniziato su questo filone e sono rimasto nella mente dei registi che si sono affidati a me per queste parti. Io vorrei cambiare un po’ personaggio, nella prossima fiction ‘Come un delfino’, con Raul Bova, io sarò più buono. E’ evidente che il mio viso esprime ‘napoletanità’ e schiettezza”.
Facendo un paragone col calcio ti definirei l’Insigne del cinema italiano. Un po’ per la faccia da ‘scugnizzo’, ma soprattutto perché ti sei affacciato a una realtà grande pur essendo molto giovane. “Mi piace il paragone, lui è come me, ha bisogno ancora di imparare dai suoi colleghi più grandi perché ha la fortuna di poter lavorare con campioni come Hamsik e Cavani”.
Qual è il tuo modello di attore? Chi ti piace di più? “Elio Germano che è un ottimo attore. Mi piacerebbe ripercorrere la sua stessa carriera”.
Qual è il tuo film preferito dove avresti voluto partecipare come attore? “Ce ne sono diversi, ma quello che ricordo con più amore è BreaveHeart con Mel Gibson. Lo ricordo bene come evento perché andai al cinema con mio padre, io avevo 8 anni e riuscì a stare incollato allo schermo per ben tre ore. Mi avrebbe fatto piacere recitare in ‘C’era una volta in America””.
Frequentatore di Curva A. Come senti le partite da ‘ultras’? “Ultimamente ho conosciuto dei ragazzi di Ercolano, ormai è da inizio campionato che sto con loro, li ho conosciuti allo stadio. Il San Paolo è un luogo di amicizia e aggregazione, per 90 minuti mi sento in famiglia”.
Se ti chiamasse De Laurentiis per un film? “Sarei onoratissimo, anche se produce un genere di film che non rientra nelle mie aspirazioni, quello da cassetta. Ha dei progetti validissimi, sarei felicissimo di lavorare con lui perché è il mio presidente”.
Protagonista dell’ultima fiction targata Canale 5, ‘Il Clan dei Camorristi’. Se potessi ‘sparare’ a uno tra Mazzarri, Bigon e De Laurentiis, chi sceglieresti? “(sorride, ndr) Colpirei sia Mazzarri che Bigon, un colpo di pistola al centro tra tutti e due. La colpa di questa crisi del Napoli si divide tra le scelte tattiche di Mazzarri e un mercato poco soddisfacente. Mi dispiace che il Napoli abbia fatto brutte figure in Europa, ma con degli interventi diversi a gennaio si poteva fare decisamente meglio. Avrei preso Nainggolan a centrocampo visto che non ci sono alternative oltre a Donadel. Anche in difesa ci sono delle lacune, i vari Fernandez e Uvini li abbiamo visti pochissimo. Andavano capiti nonostante certi errori perché sono giovani. Calaiò? Quando l’ho saputo non mi ha fatto piacere, non lo vedo come riserva di Cavani”.
Rinnovo di De Sanctis e il mancato rinnovo di Campagnaro. “De Sanctis ha concluso il suo ciclo a Napoli, magari Campagnaro regge ancora in difesa e sta dimostrando di essere un professionista visto che è stato già ceduto all’Inter”.
Il tuo 11 ideale per il Napoli dell’anno venturo. “Scelgo un 3-4-3 con Perin in porta. Britos, Cannavaro e Astori in difesa. Centrocampo a rombo con Inler vertice basso con Behrami e Nainggolan ai suoi fianchi. Hamsik farebbe il trequartista e poi vorrei un tridente con Insigne, Cavani e Sanchez”.
Come giudichi l’eterno ballottaggio Pandev-Insigne? “Io cambierei strategia, farei giocare Lorenzo dal primo minuto lasciando a Pandev le ultime battute della gara, un po’ come si faceva quando c’era il Pocho Lavezzi”.
Confermi Cannavaro perché è il capitano o perché secondo te è un difensore di alto livello? “Ho un occhio di riguardo per il capitano. Se non fossi coinvolto da un punto di vista affettivo….non lo so!”
Delle attuali riserve, c’è qualcuno al quale avresti dato più fiducia? “Sì, El Kaddouri. Vorrei almeno vederlo, con la Lazio mi ha fatto un’ottima impressione. Sono curioso di conoscere i ragazzi della Primavera, Radosevic su tutti”.
Hai mai conosciuto un calciatore del Napoli? “Io faccio parte della nazionale italiana attori e una volta giocai contro Quagliarella in un derby del cuore. Fabio mi ha deluso parecchio, mi sono sentito tradito per tanti motivi, per le dichiarazioni che ha fatto sulla Juve. E’ diventato bianconero all’improvviso anche col cuore e ciò non mi è andato giù. Al suo posto mi sarei comportato diversamente, poteva chiarire tutto con una conferenza stampa e non l’ha fatto”.
Lavezzi? Eri legato a lui? “Non ho avuto modo di conoscere Maradona, non faccio paragoni perché sarei fuori luogo, ma per la mia generazione è stato il numero uno. Il suo modo di essere, dentro e fuori dal campo, mi piaceva molto. In fondo è un argentino, loro sono come noi napoletani. Speravo non andasse mai via, ma il calcio è così. E’ stato uno dei giocatori più importanti per me”.
Cosa rispondi a chi dice che le fiction italiane mostrano solo la parte brutta della nostra città? “Sapevo che non tutti hanno gradito il messaggio che ha mandato ‘Il Clan dei Camorristi’. Sono film di denuncia, si tende a confondere che forse in giro ci possa essere ignoranza e di conseguenza prendere da esempio certi personaggi. Questa fiction, così come tante altre, deve far capire e ricordare qual è la nostra situazione”.
Come giudichi la vicenda Cavani? Secondo te fa bene a valutare anche altre proposte? “Il Matador è un fenomeno, ma ha una squadra che gioca per lui. Deve ambire a qualcosa di importante, ma bisognerà capire da chi sarà composto il Napoli del futuro. Se il Napoli avrà una squadra capace di lottare su più fronti, al Matador consiglierei di restare. Poi se gli viene riproposto di giocare con Fernandez e Donadel, allora fa bene a pensare di andar via”.
Mazzarri, se dovesse andar via? Facci un nome. “Mi piace Pioli, ma bisogna vederlo all’opera con una big. Per ciò che ha fatto vedere fa giocare bene le sue squadre. Il ciclo di Mazzarri è finito e a questo punto è meglio dividersi. Non riesco a parlarne male perché ci ha portato in Champions e ci ha fatto divertire tanto, ma non mi piace la mancanza di idee, non sa cambiare la partita in corso, è diventato prevedibile. Non mi piace nemmeno il fatto che abbia difficoltà a gestire i giovani”.
Se facessi il regista e i tuoi attori fossero gli azzurri. Che parte gli assegneresti? “Insigne lo vedo bene come scugnizzo napoletano. Rolando? Mi sembra la versione ‘abbronzata’ della figlia di Fantozzi, Mariangela (sorride, ndr)”.
Chi è il calciatore più adatto a recitare una parte da ‘camorrista’? “Gargano avrebbe interpretato alla grande il ruolo, ma ad oggi direi Behrami per la sua verve e il suo carisma che mette in campo. Mi sembra un soldato”.
Dopo la finale di Pechino ti aspettavi un Pandev così sottotono? “A inizio campionato mi piaceva molto, attualmente non è in forma. In questo momento eviterei di schierare un calciatore che non sta al 100%, darei più spazio a Insigne”.
Napoli-Juve vissuta in Curva. Raccontaci quella serata. “Tornavo da Roma come al solito. Sono entrato allo stadio prestissimo, due o tre ore prima dell’inizio della gara. Sembrava si giocasse una finale, c’era ansia nell’aria al di là del fatto che si sfidavano la prima e la seconda. Era l’avversario che contava, non la posizione in classifica. Mi son venuti i brividi quando ho visto la scenografia del Vesuvio. Mi è piaciuto molto il fatto che noi napoletani abbiamo saputo reagire con uno sfottò alle loro provocazioni, il nostro è un popolo unico. Son rimasto senza parole per tutto il tempo della coreografia, era molto suggestiva come atmosfera. Sarebbe stato bello vincere per tutti noi, ma va bene così, la squadra ha dato il meglio”.
Esiste il razzismo nel cinema? “Esiste ovunque, anche nel cinema ma non userei il termine ‘razzismo’, ma è qualcosa di molto simile. Se sei napoletano devi fare di più rispetto agli altri, perché danno per scontato che sai fare solo il ‘camorrista’. Se il ruolo viene interpretato da un attore del nord allora si tratta di un’ artista, altrimenti al napoletano verrebbe spontaneo recitare la parte dello scugnizzo. Non è così, io sono un attore e se faccio certi ruoli è perché mi vengono bene, non di certo perché la mia famiglia me l’ha insegnato”.
Pensi di trovare difficoltà anche per altri ruoli per il fatto di essere un attore di carattere ‘territoriale’? “Qualunque napoletano ha questo timore, bisogna essere intelligenti, sento molti colleghi che vanno via da Napoli, ma io non ce la faccio, non ci riuscirei. Io devo emergere a Napoli, ho voglia di affermarmi qui, da napoletano”.
Trosi o Siani? “Siani è bravo, ma non può essere paragonato a Troisi neanche lontanamente. Siani fa sorridere, ha trovato la chiave di lettura per parlare ai giovani soprattutto nell’ultimo film, però finisce lì. Troisi è eterno e i figli di Siani vedranno i film di Massimo”.
Un aggettivo per Sergio Castellitto. “E’ il maestro, quello dal quale imparare tutto del cinema”.
Scamarcio, più bello o più bravo? “Più intelligente, ha saputo sfruttare bene le sue occasioni, non ha continuato sul filone di ‘Tre Metri Sopra il Cielo’. Adesso fa cinema ad alto livello”.
Stefano Accorsi. “Ci ho lavorato poco perché nel ‘Clan dei Camorristi’ non mi ha mai arrestato (sorride. ndr). E’una persona molto seria, direi che è molto maturo”.
Ci racconti di questo retroscena su Cavani? “Ho saputo da mio suocero, che è un dirigente Enel, che Cavani ha disdetto il contratto Enel. Non vorrei stesse pensando di andar via”.
Com’è il tuo rapporto con Giuseppe Zeno, detto 'O Malese? “Bellissimo, ricordo che quando il Napoli giocò col Manchester City stavamo provando una scena de ‘Il Clan dei Camorristi’ e insieme sentivamo la radiolina. Quando segnò il Napoli scoppiò un boato, eravamo noi due nel bel mezzo di Roma che festeggiavamo”.
Con alcuni tuoi colleghi c’è mai stato uno sfottò sul calcio? “Raul non segue molto il calcio, ma è simpatizzante della Roma. Giocavo con Scamarcio, ma perse in partenza perché è tifoso dell’Andria. Lui sosteneva questa squadra, ci ha anche giocato quando era molto giovane. Mario Mattioli è tifosissimo della Roma, ma è un tifoso molto obiettivo”.
Qual è stato il film in cui il ruolo che hai interpretato sentivi più tuo? “Il ricordo più bello è legato a ‘Certi Bambini’. Ero piccolissimo, ero impegnato tutti i giorni, undici ore sul set, fu un’esperienza unica”.
Sei papà a 22 anni, ti senti più maturo rispetto al’età che hai? “Un figlio ti fa maturare. All’inizio pensavo che non sarebbe cambiato nulla nella mia vita, poi mi sono reso conto che sono diventato più responsabile. Sono legato a due persone (Gabriele e la mia compagna), devo e mi piace dar conto a loro. Può essere un punto di forza a mio vantaggio, è uno stimolo per dare di più. Anche i calciatori danno di più per omaggiare i loro figli”.
Sei il bello del cinema, la tua compagna è gelosa? “Sì, molto, anche se ormai s’è abituata. Magari s’infastidisce quando c’è qualche attrice carina, ma la capisco perfettamente. Se mi metto nei suoi panni impazzirei alla sola idea che la mia ragazza potesse baciare un altro uomo”.
Ti sei mai infatuato su un set cinematografico? “C’è stato qualche flirt, ma nulla di particolare”.
Sei il protagonista di un video di una canzone dei Mr. Hyde. Com’è nata questa collaborazione? “Un mio amico, Ciro Esposito, attore della ‘Squadra’ e di ‘Io Speriamo che me la Cavo’, me li ha presentati ed è nato questo video”.
Ti piace la musica napoletana? “Non sono un patito, soprattutto di quella neomelodica. Amo la musica napoletana della nuova generazione, tipo Sal Da Vinci”.
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