Come riporta l'edizione odierna di Tuttosport, l’evento è stato celebrato pochi giorni fa, secondo schemi collaudati. Il 5 febbraio Cristiano Ronaldo ha festeggiato 34 anni, tra i regali non è mancata la bottiglia di Unico, il vino dei re di Spagna prodotto da Vega-Sicilia, nella zona di Ribera del Duero. Non serve neanche il biglietto di accompagnamento, il portoghese sa che arriva da Carlo Ancelotti, uno che di cibo, vino e, soprattutto, giocatori se ne intende. Come accaduto con CR7, rilanciato al Real Madrid dalla gestione del tecnico emiliano dopo il triennio ad alta tensione con José Mourinho. Una botta di umanità che serviva all’ambiente intero e ricambiata da molti, a cominciare da Ronaldo.
Ancelotti arriva nel 2013 e capisce con chi a che fare in uno dei primi allenamenti. Ritmi all’italiana, quindi tosti. CR7 si avvicina al tecnico, in inglese gli dice «too much water kills the plants», ovvero «troppa acqua ammazza le piante», troppo lavoro taglia le gambe. Il tecnico abbozza, capisce e, in soldoni, replica «non è il salame che fa male, ma il coltello...». È il primo passo di un rapporto destinato a diventare solido, solidissimo, giorno dopo giorno. Con un passaggio importante a Marrakech, in Marocco, durante la Coppa del mondo per club (vinta). Ronaldo si siede dopo cena al tavolo dello staff e comincia un dialogo fitto con il tecnico, in cui racconta tutto se stesso. Nasce quella notte una comunanza rinnovata con altri incontri per mangiare assieme, soprattutto a Madrid.
Un’empatia rinnovata da Ronaldo nel primo giorno ufficiale alla Juventus, durante la conferenza stampa all’Allianz Stadium: «Ancelotti è stato, è e sarà nel mio cuore». Ideale continuazione di altri testimonianze pubbliche d’affetto: «Ancelotti è stato fantastico, un allenatore fantastico e una persona fantastica. Mi ha aiutato tanto a ottenere quello che siamo riusciti a ottenere quando abbiamo lavorato insieme. L’ho veramente a cuore come essere umano. Come allenatore non c’è bisogno di dire nulla. Come persona è leale, incredibilmente leale. Zidane è simile, hanno alcuni metodi di allenamento in comune ma personalità molto diverse. Anche lui è serio, leale, professionale. Sono molto felice di aver lavorato con due allenatori del genere». Oppure, dopo il quinto Pallone d’Oro: «Può allenare dove e quando vuole. È una persona incredibile, oltre che un grande tecnico». E ancora, in un’intervista a TalkSport: «Una persona fantastica. È stato un calciatore e sa come instaurare un buon rapporto con i giocatori». Fino a un tweet di maggio 2015, quando CR7 si augura di continuare «con questa persona eccezionale». Un desiderio in contrasto con Florentino Perez, che esonera il tecnico proprio il 25 maggio.
Sentimenti ricambiati dalla stima profonda di Ancelotti: «Per tutti CR7 è una primadonna, ma nello spogliatoio non lo è mai stato. Lo è per i media, per la stampa. Ronaldo è trattato come gli altri. Poi, ovvio, ci sono giocatori con le proprie caratteristiche, chi è più egoista e chi più determinato. Allora un allenatore deve cercare di mantenere un equilibrio spiegando all’egoista che l’altruismo è importante e viceversa». L’allenatore del Napoli ha accolto con favore l’arrivo di Ronaldo in Italia («Un grande segnale per la Serie A, che a lungo è stata la casa delle stelle. La sua unica colpa è quella di essere andato alla Juve...») e sa che cosa l’aspetta domani: «Se sta in campo fermo al suo posto e sorride, me ne accorgo. So cosa sta per accadere anche se non sono più il suo allenatore: si sta per scatenare l’inferno».