"Mamma mia, dovrò marcarlo io!" Stringara racconta come affrontava Maradona

Le Interviste  
Mamma mia, dovrò marcarlo io! Stringara racconta come affrontava Maradona

A “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Paolo Stringara, allenatore ex Torino, USA e Corea del Sud. Di seguito, un estratto dell’intervista.
 

Torino-Napoli potrebbe essere l’ultima spiaggia per Vanoli? “Secondo me è presto per dirlo, anche per il Napoli è una gara fondamentale perché c’è lo scontro diretto tra Fiorentina ed Inter, ma ci sono talmente tante partite ancora da giocare. Il Torino giocherà chiuso, non è una squadra molto malleabile da incontrare soprattutto quando gioca contro una squadra forte e ha bisogna di non subire il gioco avversario. Se il Napoli non dovesse riuscire a sbloccarla, se i suoi top non saranno in giornata, non sarà una partita facile”

Ha fatto parte del Torino di Cairo: cosa è mancato per fare il salto di qualità? “Io ero allenatore del Torino quando è arrivato Cairo, il direttore sportivo era Michele Padovano. Tutto lo staff, compreso il dottore, il massaggiatore ed i magazzinieri, fu mandato a casa senza neanche conoscerlo, e iniziò con squilli di trombe e promessa di andare velocemente in Champions, ma il campo è altra cosa. La piazza Torino è importante e storica, come Genoa e Bologna: è evidente che, nel tempo, dobbiamo dire che non hanno lavorato bene perché, nonostante una società solida, non hanno mai centrato un qualcosa di importante. Le promesse hanno stretto il cappio intorno al collo del presidente, ma succede a tutti i presidenti nel calcio italiano, figuriamoci con chi ha promesso senza raggiungere gli obiettivi”

Quanto ha inciso sulla stagione del Toro l'infortunio di Duvan Zapata? “Per una squadra come il Torino, se togli il terminale offensivo è come togliere Lukaku al Napoli. È chiaro che ci sono anche alternative però un conto è avere il titolare ed altro il suo sostituto. Conte, ad esempio, può fare affidamento su Simeone”

Secondo lei, dunque, Lukaku è fondamentale per il Napoli anche ora che non è al top? “Assolutamente sì. Lui, poi, è aiutato da una fisicità importante che mette in difficoltà l’avversario prima ancora che inizi la gara. Il paragone in piccolo è con ciò che accadeva a me prima di dover marcare Maradona, il più forte di tutti. Iniziavo a pensarci mesi prima! Lukaku è una bestia che ti fa pensare ‘mamma mia, oggi dovrò marcarlo per novanta minuti’”

Vincere quasi esclusivamente di corto muso può portare lo Scudetto? “Per anni la Juventus che competeva per vincere la Coppa Campioni prima, e la Champions poi, per centellinare le energie giocava col braccino corto in campionato. Talvolta non è solo questione di energie, ma anche di motivazioni. Le grandi squadre devono essere in grado di trovare le giuste motivazioni anche nelle partite meno competitive. Questo, ad esempio, non accade alle squadre cosiddette outsider tipo Atalanta, Fiorentina e Lazio”

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