ESCLUSIVA - Gruppo ultras Torino, il portavoce: "Ecco perché abbiamo donato alberi per il Vesuvio. Speriamo il Napoli vinca lo scudetto. Favorevoli al gemellaggio, sul mondo ultras..."

Esclusive fonte : di Antonio Anacleria
ESCLUSIVA - Gruppo ultras Torino, il portavoce: Ecco perché abbiamo donato alberi per il Vesuvio. Speriamo il Napoli vinca lo scudetto. Favorevoli al gemellaggio, sul mondo ultras...

Roghi continui, incendi devastanti, fumo e lacrime che si riversavano nell'aria. Il colpevole è stato arrestato e la vegetazione, dopo dieci giorni dall'ultima fiamma, è ritornata a crescere sul Vesuvio. Ma la ferita è ancora aperta, il terreno butterato dalle fiamma è spoglio e vuoto. Non per molto, si spera. In tanti, spesso cittadini volenterosi, si sono alzati le maniche e si sono dati da fare per riportare il Parco del Vesuvio al suo vetusto splendore. Una faccenda delicatissima, che ha toccato, inevitabilmente, anche il mondo del calcio, campano e non. E mentre gran parte dell'Italia invoca il monte dormiente per un'epurazione razziale, come si sente ogni domenica, un nutrito gruppo di tifosi del Torino ha deciso di aiutare. Sono i C'Mon Teste Matte, ultras granata che ieri hanno comunicato di aver donato degli alberi per la rinascita della zona vesuvianaCalcioNapoli24.it ha contattato in esclusiva il loro portavoce, il signor Biagio Barbato. Ecco le sue dichiarazioni ai nostri microfoni:

Com'è nata l'iniziativa e come hanno reagito gli altri componenti del gruppo quando si è parlato di questa idea?

"L'iniziativa è nata quando dei ragazzi di Ercolano sono venuti qui, a Superga, per posare una delle loro sciarpe lì, dato che anche loro sono granata. La cosa ci ha fatto molto piacere e siamo rimasti in contatto, si sono toccati tanti argomenti ed abbiamo parlato degli incendi che stavano distruggendo il Vesuvio. Io poi sono campano, vengo da Battipaglia. E allora ci siamo proposti di piantare qualche pianta, un gesto simbolico, per segnare la rinascita del Vesuvio. Sperando che il nostro gesto possa spingere altri a fare altrettanto".

Immagino siate sommersi dai messaggi di ringraziamento dei tifosi dell'Ercolanese e da tutti i cittadini della Campania

"Assolutamente sì. Mi hanno telefonato tanti miei amici, è stato un gesto molto apprezzato. Ringrazio tutti a nome del C'Mon. Sono stati tutti molto gentili, anche gli altri tifosi del Torino. Adoro la curva dell'Ercolanese, gente umana e umile, con grandissimi valori. Sono persone speciali, mi fa piacere averle incontrate. Ci siamo parlati solo per telefono ma è come se ci conoscessimo da una vita. Ora noi abbiamo anche pianificato di venire giù, ad Ercolano, il 9 settembre, perché il 10 c'è Benevento-Torino e saremo comunque in zona per vedere come si è sviluppata la situazione".

Ciò che più colpisce di questo gesto è il fatto che, a differenza di molte altre attività degli ultras, tende ad unire le persone, le città e le tifoserie. 

"E' vero. Per me, poi, è ancora più speciale come gesto perché sono di Napoli ed il Napoli è la mia seconda squadra.  Mio padre era un grandissimo tifoso azzurro, poi sono venuto qui a Torino ed ho deciso di tifare per la squadra della città: il Toro. Ci sono tantissimi napoletani che tifano Toro e quando il Napoli viene a giocare qui, contro la Juventus, siamo tutti napoletani. Molti granata sperano che lo Scudetto lo vinca il Napoli". 

"Il nemico del mio nemico è mio amico". Entrambe le tifoserie sono animate da una forte rivalità con la Juventus, eppure non si è mai parlato concretamente di un gemellaggio. 

"E' complesso mettere tante persone d'accordo. A me farebbe piacere per i motivi che ho appena detto, ma purtroppo non posso decidere da solo per tutta Torino. La nostra associazione di certo non sarebbe contraria a una cosa del genere, anzi. Quando abbiamo proposto l'iniziativa nel nostro gruppo WhatsApp "C'Mon Teste Matte", subito tutti hanno detto di voler aiutare Napoli. Ed infatti abbiamo creato un nuovo gruppo con altri ragazzi della Campania e lo abbiamo chiamato "Gli Amici del Vesuvio".

Per lei cos'è un ultras?

"E' uno stile di vita. L'ultras è quello che quanto tu sei in una battaglia, poi ti rialza. Quindi c'è rispetto. Spesso viene condannato perché fa casino allo stadio, ma quando c'è da aiutare è il primo che si rimbocca le maniche. Non guarda i colori, non guarda nulla. Solo chi vive la curva sa cosa significa, ed io ce l'ho dentro. Bisogna vivere il tifo, la curva, le trasferte. E' una strada fatta di emozione, di amore per la squadra e sacrificio".

Lei ed il suo gruppo vi riconoscete come ultras? 

"Sì sì, assolutamente sì."

Molto spesso, però, ci sono degli episodi in cui gli ultras fanno male al calcio. Gli ultimi citabili sono quanto successo tra ultras del Chievo e del Napoli a Briamasco, o quanto accaduto ieri a Torre Angela, dove un gruppo di ultras laziali ha picchiato un tifoso perché aveva un tatuaggio della Roma sul collo.

"Queste cose fanno parte delle rivalità, purtroppo. Non mi esprimo, chi è fuori non capisce. Come in ogni cosa ci sono lati positivi e lati negativi, è complesso. Non condanno e non giustifico". 

di Antonio Anacleria - Twitter: @NinoAnacleria

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