La decrescita felice, ma fino a che punto?

Editoriale  
La decrescita <i>felice</i>, ma fino a che punto?

Prima del pareggio il possibile titolo sarebbe stato ‘Inguardabili, involuti, preoccupanti’. Manteniamo i concetti, ma cambiamo titolo. Avesse perso, il Napoli avrebbe probabilmente accusato un contraccolpo mentale ancora maggiore. L’avrebbe meritato, altroché. Non basta l’alibi degli infortuni, che pure pesano, contro la squadra ultima in classifica che ha subito oltre trenta gol da inizio campionato. Non è accettabile sentir dire 'Ci teniamo stretto questo punto', date le premesse.

Definiamola decrescita felice, almeno per quest’ultimo periodo: una vittoria nelle ultime cinque partite, una involuzione preoccupante del gioco e nella velocità di esecuzione e di pensiero: Gattuso non è mai stato indicato come un simbolo del bel gioco, della manovra creativa e spumeggiante. Ha delle idee, certamente, ma che ultimamente si dimostrano confuse e poco concrete - l’assenza di Osimhen e Mertens non corrisponde alla presentazione di alternative vere: anche oggi Petagna mai coinvolto, per esempio.

Giocare ogni tre giorni logora fisicamente, l’ennesimo ko - Demme - fa venir meno l’idea di avere maggiore sostanza in mezzo al campo: preoccupa però la condizione mentale degli azzurri, incapaci di avere la meglio della squadra ultima in classifica. Fa rabbia vedere il Napoli interpretare al meglio il significato del termine ‘involuzione’: ancora una volta non s’è vista rabbia agonistica - pardon, meglio definirlo ‘veleno’ -, e lascia amareggiati vedere solo nel finale la cifra tecnica degli azzurri, che nelle corde avevano ampiamente la possibilità di superare un Torino che, dopo dieci partite, avrebbe meritato la vittoria per demerito dell’avversario.

Più che impaurita, la squadra è sembrata smarrita, per ampi tratti del match s’è fatto fatica a tenere gli occhi fissi sul campo: i leader tecnici ingabbiati e senza guizzi, conclusioni molli ed altri azzurri in evidente difficoltà. Una vittoria nelle ultime cinque partite, una involuzione tecnica che preoccupa senza determinati interpreti in campo. Qualche critica sarebbe quantomeno lecita, per non dire dovuta a fronte di un'atmosfera che sembra spesso ovattata attorno al Napoli. In classifica, numeri alla mano, è più vicino il Benevento al Napoli che non il Napoli all'Inter.

Che Gattuso non fosse detentore di un gioco vivace lo sapevamo; che fosse andato avanti con alcune idee e supportato da calciatori leader tecnici ma non duri mentalmente s’è capito, e senza di loro il calo è notevole. In attesa di un rinnovo ancora da formalizzare, a De Laurentiis va bene così. Piccola chiosa finale sulla malattia che ha colpito Gattuso: il suo appello nel post-partita va interpretato come una risposta ai modi superficiali utilizzati dal presidente ieri al CONI? Non si dovrebbe scherzare minimizzandola, meglio preoccuparsi sulla decrescita felice - fino ad un certo punto - della squadra che si presiede, no?

Cosa chiediamo a Babbo Natale: concretezza mentale? Veleno? Freschezza fisica? Che arrivi qualcosa, perchè questo crollo verticale delle prestazioni del Napoli non si può vedere.

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