Notizie Napoli calcio - Vi proponiamo, di seguito, l'editoriale di Luigi Garlando per La Gazzetta dello Sport:
Che tre delle quattro semifinaliste di Coppa Italia siano state sconfitte nell’ultimo turno di campionato, non toglie nulla, anzi, aggiunge. Più rabbia, più sete di rivincita. Tra oggi e domani si celebra l’andata di due semifinali lussuose. Basti dire che scendono in campo le capolista della Serie A (Juve, Inter) e le due grandi deluse (Milan, Napoli) che guardano alla Coppa Italia come a un prezioso sbocco per l’Europa, date le difficoltà di arrivarci via campionato. Nessuna delle quattro ha motivo per snobbare la manifestazione. Neppure l’Inter che resta in gara per lo scudetto ed è attesa domenica da una partita chiave contro una Lazio riposata. La necessità di scaldare Lautaro, dopo due turni di squalifica, e di rodare Eriksen, magari a partita in corso, renderà quasi impercettibile il turnover. Lukaku, per il quale sarebbe comprensibile un po’ di riposo, ieri ha provato tra i titolari. Stasera l’Inter rischia di essere più competitiva che nel derby. E poi non rientra nel carattere di Conte mollare qualcosa. Al primo anno di Juve, imbattuto in A, perse una partita sola: la finale di Coppa Italia col Napoli. Facile che se lo ricordi. Antonio non ha mai vinto la Coppa Italia da allenatore. Anche questo lo stuzzica. Ma, soprattutto, Conte vuole aprire un ciclo e sa che vincere aiuta a vincere. Alla Juve partì da uno scudetto. Invece Roberto Mancini, proprio con una Coppa Italia (2005), avviò la rinascita dell’Inter poi rifinita trionfalmente da Mourinho. Ma anche il Napoli ha un tremendo bisogno di regalare un oggetto fisico, un trofeo, o anche solo l’eccitazione di una finale a un popolo che quest’anno ha sofferto troppe umiliazioni, in campo e fuori. Gattuso tirerà fuori l’argenteria fin dal primo minuto (Manolas, Mertens, Callejon...) e pretenderà il massimo sulla strada che porta all’Europa e al primo trofeo da mister. In quanto ospite, stasera Rino siederà sulla sua vecchia panchina da milanista. Da lì, un anno fa, fallì l’accesso alla Champions per un punto, con un Milan modesto. L’attuale stagione rossonera ha certificato che quella fu un’impresa. Ora ci risiamo e si discute sul futuro di Pioli. Non è detto però che il Diavolo abbia imparato la lezione, cioè: non è cambiando allenatori in serie che si migliora. Bisogna cambiare altro, a cominciare dalla qualità dei giocatori, come ha dimostrato Ibra facendo la differenza a 38 anni. Allegri vinse con lui e molti altri campioni. L’implosione nel secondo tempo del derby è colpa di errori individuali assurdi a questi livelli; il bel primo tempo è merito del buon lavoro di Pioli. Bruciare anche lui o fargli iniziare una stagione con gente da Milan? Una finale di Coppa Italia, come la famosa telefonata, gli allungherebbe la vita. Chi pensa che la Juve di CR7, ossessivamente concentrata sulla Champions, non debba porgere esagerata attenzione alla Coppa Italia, sbaglia. Per un semplice motivo: perché la Juve di Sarri non c’è ancora e la Coppa Italia è un prezioso laboratorio di ricerca. Non a caso, una delle migliori rappresentazioni sarriane, per qualità e intensità, la Juve l’ha fornita in questo torneo, con la Roma. Sia chiaro: o la squadra e il mister si avvicinano, o non arrivano da nessuna parte.