Come il nuovo Regolamento d'uso influisce sui tifosi del Napoli

Editoriale  
Come il <i>nuovo</i> Regolamento d'uso influisce sui tifosi del Napoli

Aria di cambiamenti allo stadio San Paolo. La casa dei tifosi della SSC Napoli, dopo il cambio abito dovuto alle Universiadi 2019, pare stia cambiando anche filosofia. Aurelio De Laurentiis non ha mai nascosto la propria voglia di uno stadio-teatro, lontano dal tifo aggressivo e focoso dei supporters partenopei.

E nell'ultima annata, l'impianto di Fuorigrotta è diventato, secondo il parere di molti, più che culla del tifo, casa del Grande Fratello. Non a caso, nel ventre dello stadio è presente una "Control room", con telecamere di ultimissima generazione pronte ad inquadrare, minuziosamente, qualsiasi atteggiamento sospetto. Da quella stanza, tutto ciò che avviene dentro e nelle adiacenze dell'impianto sportivo, può, potenzialmente, non sfuggire alle forze dell'ordine.

In un articolo dello scorso febbraio, il quotidiano Il Mattino analizzava nel dettaglio l'attrezzatura a disposizione:

"Poche telecamere fisse, tutte che possono essere comandante da qui, a seconda delle esigenze. Telecamere multifocali, che permettono un controllo continuo e costante delle tribune, garantendo non solo di filmare qualsiasi evento si verifichi, ma anche di individuarne i responsabili con estrema precisione. È possibile, sia durante la registrazione che a posteriori, rivedere il filmato e zoomare sulla zona interessata in qualsiasi momento della ripresa. Gli obiettivi di ogni dispositivo forniscono immagini ad alta definizione".

A pilotare il tutto, le mani degli uomini della Questura di Napoli, ultimamente indaffarati più che mai. 

L'aumento considerevole di lavoro attorno alle manifestazioni sportive della SSC Napoli è imputabile, per lo più, non alla voglia di aumento di salario, bensì all'introduzione del Decreto Sicurezza-Bis, convertito in legge lo scorso agosto. Il decreto, nello specifico, punta al rafforzamento delle norme di sicurezza pubblica, anche in occasione di eventi sportivi o manifestazioni di piazza.

La sua attuazione, però, non è stata accolta con entusiasmo dagli ultras italiani. Un articolo di agosto 2019 de Il Sole 24 Ore spiega il tutto nel dettaglio:

"Variegato l’intervento sul mondo che ruota attorno al tifo sportivo, (legge 401/89) a cominciare dal ventaglio di ipotesi di nuovi Daspo a disposizione del questore che riguarderà i denunciati per aver preso parte attiva a episodi di violenza su persone o cose in occasione o a causa di manifestazioni sportive, o che nelle medesime circostanze abbiano incitato, inneggiato o indotto alla violenza. Daspo anche per chi ha fatto danni all’estero «sia singolarmente che in gruppo» e abbia avuto partecipazione attiva a episodi di violenza, di minaccia o di intimidazione; divieto inoltre per i denunciati o condannati, anche con sentenza non definitiva, nel corso dei cinque anni precedenti per violazione della legge Reale e anche per i vigilati in sospetto di mafia. Daspo che potrà durare fino a dieci anni. Scatta poi il divieto per le società sportive di fornire aiutini a soggetti pericolosi per l’ordine pubblico - in genere i capi ultras delle curve - che non potranno più ricevere «in qualsiasi forma, diretta o indiretta, sovvenzioni, contributi e facilitazioni di qualsiasi natura, compresa l’erogazione di biglietti e abbonamenti o di titoli di viaggio a prezzo agevolato o gratuito», trattamento esteso anche ai soggetti vigilati dall’antimafia e a chi sia stato condannato, anche con sentenza non definitiva, per reati commessi in occasione o a causa di manifestazioni sportive, ovvero per reati in materia di contraffazione di prodotti o di vendita abusiva degli stessi. Vietato infine per le società sportive stipulare contratti di cessione di diritti di proprietà industriale con questa platea di soggetti ad alto tasso di irrequietezza, ma anche corrispondere contributi, sovvenzioni e facilitazioni di qualsiasi genere ad associazioni di sostenitori, comunque denominate. Evidente in queste norme la finalità del legislatore di tagliare i canali di finanziamento classico delle organizzazioni “pericolose” del tifo, soprattutto calcistico".

Insomma, un ostacolo bello e buono per il tifo organizzato. Anche per quello napoletano, che aveva già protestato in estate con striscioni piazzati in vari punti della città

A pesare ancora di più, poi, è stata l'attuazione concreta del Regolamento d'uso degli impianti sportivi, nel particolare dello stadio San Paolo di Fuorigrotta. In vigore da un bel po' di anni, solo da inizio campionato ha trovato vera e propria attuazione, scatenando l'ira della tifoseria, a cui, dopo ogni partita in casa, viene presentato il conto da pagare.

Multe per aver occupato un sediolino diverso da quello indicato sul proprio ticket, contravvenzioni per irregolarità ai tornelli e per scavalcamento di settore. Tutto giustissimo, se non fosse che a pagare, in questo momento, siano solo coloro che preferiscono assistere alla partite dalle due curve, i settori noti per essere i più popolari dell'intero impianto.

Il passaggio di testimone in Questura, da Antonio De Iesu ad Alessandro Giuliano, non ha fatto altro che inasprire la situazione. Nell'occhio del ciclone sono finiti i match Napoli-Brescia e Napoli-Hellas Verona. Ma andiamo con ordine.

Con riferimento alla prima gara citata, la Questura ha:

"[...] adottato provvedimenti di divieto di accedere alle manifestazioni sportive (DASPO) per periodi da uno a due anni nei confronti di dieci persone, in quanto condannate per reati quali associazione per delinquere, estorsione, rapina, spaccio di stupefacenti e porto abusivo di armi o oggetti atti ad offendere. Sono state denunciate quattro persone per la violazione di cui all’articolo 6bis 2° comma L.401/89 in ordine a condotte di “scavalcamento” dal settore inferiore della Curva B a quello superiore, in occasione dell’incontro Napoli-Brescia dello scorso 29 settembre, con contestuale avvio del procedimento amministrativo per l’emissione del DASPO. Ancora, sono state elevate sanzioni amministrative a 12 persone per violazione del regolamento d’uso dell’impianto sportivo in relazione a comportamenti tenuti durante il suddetto incontro, quali l’occupazione delle scale di emergenza, l’essersi arrampicati su balaustre, l’intralcio delle vie d’esodo, l’occupazione di posti non corrispondenti al titolo posseduto, il possesso di modica quantità di stupefacenti per uso personale".

Per il match contro l'Hellas Verona del 19 ottobre, la Questura Centrale ha confermato il pugno duro:

"[...] sono state denunciate cinque persone per il reato di cui all’art.6bis L.401/89 perché responsabili di scavalcamento tra diversi settori della Curva A, con contestuale avvio del procedimento per l’emissione del DASPO. Sempre riguardo a quest’ultimo incontro, sono state complessivamente elevate 32 sanzioni amministrative per violazioni del regolamento d’uso dell’impianto sportivo quali l’occupazione delle vie d’esodo, l’essersi arrampicati su balaustre o posizionati all’impiedi sui sedili, il possesso di stupefacenti, l’aver coperto la telecamera all’atto dell’ingresso al tornello, l’aver utilizzato il biglietto di altro utente, l’aver oltrepassato il tornello simultaneamente ad altro spettatore. Proseguirà anche nelle prossime settimane, grazie anche al supporto delle immagini registrate dai sistemi di videosorveglianza attivi presso lo Stadio San Paolo, l’attività della Questura volta ad assicurare una sempre maggior sicurezza alle competizioni sportive".

Sanzioni che hanno fatto breccia nei folti gruppi di tifosi partenopei, in particolare in Curva B. I sei gruppi organizzati di tifosi che siedono nella B (Fedayn, Ultras 1972, Fossato Flegreo, Sud 1996, Secco Vive, Area Nord), ne hanno risentito: le nuove regole hanno influito su tutti i tifosi che siedono nel settore,  partire dai gruppi organizzati che ogni domenica fanno sentire il loro calore al fianco della squadra di Ancelotti. Ma le conseguenze del nuovo regolamento sono ancora in divenire... 

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