SERIE A - Così Luciano Moggi sulle pagine di Libero: "L’ipocrisia è entrata di prepotenza nel mondo del pallone. Pensate al caso Superlega. I primi a contestare la propria società sono stati giocatori e l’allenatore del Liverpool, e adesso anche Guardiola (mister del Manchester City) ha criticato il suo club al grido che «il calcio è dei tifosi e io li seguo». Belle parole indubbiamente, piene di romanticismo che fa presa, ma solo parole. Secondo noi Pep è più innamorato dei 30 milioni annui che percepisce, il resto è poesia. Infatti, nonostante sappia che gli stipendi di giocatori e allenatore gravano sulla società per il 70% degli introiti annui, ha avuto il coraggio di criticare i suoi dirigenti perché vanno alla ricerca di maggiori ricavi per fronteggiare le maggiori spese. Un romantico un po’ sui generis questo Guardiola. Forse potrebbe essere il momento di mettere un tetto agli stipendi per evitare che gente come lui si innamori perdutamente di questo sport solo perché gli permette adesso di prendere cifre che in altri tempi erano impensate".