Corbo: "Sarri decise di lasciare Napoli dopo la sconfitta di Madrid e la sfuriata di De Laurentiis"

Rassegna Stampa fonte : di Antonio Corbo per Repubblica
Corbo: Sarri decise di lasciare Napoli dopo la sconfitta di Madrid e la sfuriata di De Laurentiis

Giocando  d’anticipo, dice che  considera i fischi solo affetto. Sarri li esorcizza in un sabato di pensieri confusi solo per il Napoli. I suoi li ha rimessi tutti in ordine, preparando un campionario di battute per rispondere su tutto e su niente, per non impegnare il futuro azzarda pure che potrebbe lasciare Juve e panchina insieme, ma chi gli crede? Rancori o nostalgia chissà, ma se ne andrà portandosi ancora dentro quei due misteri. Perché decise di andar via e perché non disse la verità nei primi cinque mesi del 2018 al Napoli che lo braccava? La prima volta il 10 gennaio, giorno di Sant’Aldo e del suo compleanno. De Laurentiis si presentò a casa sua con un dono, un orologio si disse, ma non ebbe mai la corda, le lancette rimasero ferme, a tavola parlarono di calcio e di vino, mai di loro due. Sarri a  mercato aperto chiese solo Verdi o Politano. Il primo tornò dalle vacanze a Dubai con un no imprevisto ma secco, concordato con la fidanzata, per il secondo ci si mise il manager ancora juventino Marotta, e saltò tutto.
Ripensandoci, il Napoli sta per prendere l’esterno di destra richiesto proprio da Sarri, sembra passato un secolo. Nuovo pranzo ed altro tempo sprecato il giovedì prima che finisse il campionato, ristorante dalle parti di Castel Volturno, De Laurentiis ospite di  Sarri accompagnato da moglie e figlio. Si sfilò dicendo che era concentrato sul Crotone e sul record dei 91 punti, neanche una sillaba sul nuovo contratto. La sfilata con giro di campo a fine gara e quei tre applausi alla curva, omaggio ai tifosi spesso ostili al presidente, segnarono l’addio.
Sarri era con la testa già in Inghilterra, fece capire i suoi progetti, voleva diventare in fretta ricco per restituire alla famiglia il tempo che il calcio aveva rubato. Un giorno lo disse  chiaro. Magari si era giù promesso al Chelsea verso Natale. Solo soldi? Si fanno ancora tante ipotesi: una vendetta giurata dopo la sconfitta di Madrid, quando De Laurentiis aprì una durissima polemica e l’allenatore quella notte si informò sul primo aereo utile dalla Spagna per tornare a casa. Ci ripensò per non rompere il patto scudetto. Altri ritengono che Sarri sia andato via perché erano irripetibili i 91 punti. «La Juve è di un altro pianeta». Lo è più che mai ora,  con 27 punti in più.
Ma neanche Sarri è lo stesso. Era il Napoli lo specchio fedele delle sue idee. Solo qui ha rivissuto poesie ed aforismi di Bukoswki il suo idolo, con quella tuta scura come sempre la sua faccia, con la tristezza esibita di chi si sente condannato alla felicità, con silenzi e mezze frasi per dimostrare insofferenza verso chi gli aveva dato la prima grande panchina della carriera. Il suo personaggio è svanito. Ha smesso la tuta, deve radersi come i militari ogni mattina, vince di più, media punti 2,6 contro i 2,3 del triennio magico, rinuncia un po’ anche al possesso palla, da 62,9 a 59,4. Era qui il vero Sarri, geniale e testardo, timido e sfuggente, coraggioso e innovativo. Niente fischi, bisogna capirlo, per la Juve non ha tradito Napoli ma forse se stesso.

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