Behrami: "Devo confessarvi una cosa sul Napoli in cui giocavo io"

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Behrami: Devo confessarvi una cosa sul Napoli in cui giocavo io

Notizie Napoli - Valon Behrami ha parlato ai microfoni di Radio Serie A del suo nuovo lavoro di commentatore tecnico e ricordato diverse esperienza della sua lunga carriera da calciatore: "All'inizio non pensavo fosse un ruolo così complesso. Certo, tu puoi preparare le partite, ma il giudizio che devi avere è molto rapido e in più bisogna considerare anche quello che ne deriva come le reazioni dei tifosi, ed è difficile riuscire a mettere d'accordo tutti. Ti accorgi che tutto quello che dici deve essere ragionato, deve essere coerente con le tue idee ma anche con quello che vedi. Tante volte ci sono delle reazioni magari anche difficili da comprendere e inizialmente non te lo aspetti. Dopo però ti accorgi che invece vivi una realtà che ha una risonanza ancora maggiore, perché la gente ascolta, si fa un'idea ed ha la passione del tifo e quella non è una cosa negoziabile. Da questo punto di vista è un percorso dove sto imparando tantissimo e ancora ho da imparare, però mi affascina molto l'idea di crescere". 

Sul Napoli: "Mi voleva Mazzarri e arrivai in una piazza dove non conoscevo questo tipo di sensazione. Forse è l'unico posto dove ti senti speciale dal primo all'ultimo giorno, in tutti i sensi. E lì la gestione della vita privata cambia, uscire diventa più complicato, le aspettative sono sempre altissime, ti chiedono la perfezione. In quegli anni andavamo bene, eravamo secondi, giocavamo vicino alla Juve di Conte, vincevamo ma io prendevo tantissimi cartellini gialli e la gente addirittura fuori mi diceva che ne prendevo troppi (ride, n.d.r). Vogliono la perfezione totale, ed è stato bello vivere quel tipo di pressione, come l'affetto, e credo di essere stato davvero fortunato ad aver vissuto quella parentesi, perché non c'è nessun posto così al mondo. Secondo me non tutti in quella squadra eravamo da scudetto, io in primis, e altri tre o quattro, non avevano la capacità di gestire quel tipo di pressione. Mentre altri 6/7 che quando c'era il momento di cambiare dal punto di vista mentale, modificavano la squadra. Poi negli anni alcuni di questi giocatori sono riusciti a tenerli e sono riusciti ad averne altri capaci di gestire quella pressione andando a vincere poi lo scudetto. Noi invece nella costruzione potevamo essere pronti, ma non sicuramente dal punto di vista mentale. Ci sono state delle partite che ci hanno fatto capire i nostri limiti".

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