ESCLUSIVA - Forgione: "Napoli, un paradiso al guinzaglio. De Magistris tra pregi e difetti. De Laurentiis? I suoi interessi coincidono con quelli dei tifosi. Su Cavani immaginiamo una cosa..."

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ESCLUSIVA - Forgione: Napoli, un paradiso al guinzaglio. De Magistris tra pregi e difetti. De Laurentiis? I suoi interessi coincidono con quelli dei tifosi. Su Cavani immaginiamo una cosa...

Giornalista, grafico, videomaker, storico e soprattutto conoscitore e amante della cultura e della tradizione partenopea: in un nome, Angelo Forgione. Nonostante la giovane età, è già molto noto a Napoli per aver fondato il movimento V.A.N.T.O. (Valorizzazione Autentica Napoletanità a Tutela dell’Orgoglio), associazione culturale che diffonde e tutela l'immenso patrimonio in senso lato della nostra città, e in questi giorni, dopo la partecipazione ad un pamphlet, ha fatto l'esordito assoluto come scrittore con il libro Made in Naples. La nostra redazione lo ha intervistato per saperne di più.

Made in Naples, uscito da poco ed è già in ristampa.
"Si, sto ricevendo grandi apprezzamenti di cui sono onorato. Un gran successo che mi appaga tanto. Il lavoro è stato grande e faticoso. Volevo fare un libro vero, dove ogni pagina lasciasse a bocca aperta, e ne ho scritte circa trecento. Volevo che fossero zeppe di cultura… la nostra cultura, che è fondamentale per il mondo intero. Volevo accendere una fiamma nei napoletani in cerca di riferimenti, e dare soddisfazione a chi certe cose, magari all’ingrosso, le sapeva già. Volevo che questo libro interessasse anche i non napoletani che dalla nostra Storia possono imparare molto. La prima tiratura è già in via di esaurimento e stiamo andando in ristampa, perfezionando il lavoro a una sola settimana dall’uscita nazionale. Con questo libro, spero di fornire degli strumenti per fronteggiare l’ignoranza che travolge Napoli, da fuori ma anche da dentro. Abbiamo fatto grandi cose negli ultimi quattro secoli e stiamo continuando a farle, nonostante tutto. Rileggiamoci e sapremo come cambiare atteggiamento verso questa terra magnifica e vessata. Dobbiamo essere napoletani, il che significa essere universali. E invece stiamo correndo il rischio di provincializzarci. Questo è l’obiettivo del mio libro".

C’è una parola o una frase breve che può sintetizzare la Napoli di oggi?
"Direi una frase mia, quella che campeggia sul mio blog e al quale ho dedicato un capitolo nel libro: “Baciata da Dio, stuprata dall’uomo”.
La città è sorta più di 2500 anni fa in un luogo unico come pochi altri al mondo, un vero e proprio paradiso terrestre. È la natura che ha decretato la bellezza di Napoli prima ancora che l’uomo, diversamente da Roma, Parigi o Londra. Poi, la città è stata messa al guinzaglio, e con essa tutto il Sud. Lì è cominciata la decadenza, l’aggressione e la speculazione. Da lì i napoletani hanno iniziato a perdere fierezza, cultura, speranza e accoltellano la città con i loro comportamenti quotidiani. Ecco perchè parlo di stupro della mano umana, quella di chi ha traumatizzato la città Capitale riducendola a capoluogo di provincia di un Sud arretrato, di chi ci ha portato via le risorse e il futuro, di quei politici locali asserviti alla politica nazionale che hanno devastato la città con speculazioni edilizie e clientelismi, di quelli che hanno scelto la strada della camorra che ha divorato il territorio, di quei Napoletani che non hanno rispettato e non rispettano la città, di quegli italiani che puntano continuamente il dito verso una terra di cui non conoscono l’immensa storia e la cultura".

Un turista che viene a visitare la nostra città facendo un percorso più o meno classico, cosa trova davanti a sè?
"Trova le mille domande che si dovrebbero fare tutti i napoletani ma che spesso non si fanno. Trova la città più antica d’Europa, con il tracciato ippodameo del suo centro storico d’epoca greca che è una ricchezza immensa per il mondo. Trova il contrasto tra la miseria e la nobiltà, tra qualche rudere della guerra e le mirabili regge. Trova l’unica città d’Occidente che è rimasta fedele a sé stessa, immune dall’americanizzazione e dalla globalizzazione imposta. Napoli stupisce per questo, ed è proprio questo che l’UNESCO ha riconosciuto alla nostra città, che è unica in senso lato".

Quali sono i problemi principali che secondo te hanno bisogno di una soluzione immediata?
"Il primo è la formazione culturale. Siamo nelle stesse condizioni del 1750, quando Antonio Genovesi e Bartolomeo Intieri indicarono la necessità di un’adeguata formazione intellettuale per la società napoletana, delle cui potenzialità e intelligenza erano entrambi fortemente convinti. È l’ignoranza diffusa il vero limite della Napoli del Duemila, figlia della dispersione scolastica che tocca percentuali inaccettabili. A questa si associa l’influenza negativa del mondo esterno globalizzato che inquina il pensiero individuale, omologando le specificità. Finché scriverò, lo farò per arrivare anche a un solo napoletano strappato alla conoscenza. Altro limite è la formazione politica. Non abbiamo una classe dirigente fiera e consapevole, e continuiamo a dover rincorrere le briciole politiche di Roma e quelle economiche di Milano".

Reggia di Caserta e Teatro Sancarluccio, altre pugnalate a storia e cultura. Possibile che non ci sono fermenti di rinascita salvaguardando le origini?
"Sono due situazioni diverse anche se parallele. Il Sancarluccio muore perché muore la cultura in un Paese ricco di cultura non viva. Se la gente non va a teatro, il teatro muore. La Reggia di Caserta è il vero scandalo. È un monumento di valenza universale con cui Luigi Vanvitelli ha cambiato lo stile architettonico nel Settecento, dettando i nuovi canoni del Neoclassicismo a tutto il mondo. È lì dentro ci sono spunti unici per i destini della nostra civilità. Lo stato italiano lo lascia morire, anche e soprattutto perché è un simbolo di un periodo che non va ben tramandato.
Al momento non ci sono fermenti di rinascita ma ci sono però tanti giovani, e non solo giovani, che stanno iniziando a capire le cose con maggiore lucidità, come per esempio i ragazzi del mio movimento d’opinione e azione culturale. Credo che un certo percorso sia iniziato da qualche anno e i napoletani tutti non devono aver paura di mettere le mani nel torbido".

Chi è De Laurentiis? Oltre a ridare lustro alla Napoli calcistica, potrebbe dare una mano anche sul versante socio-politico?
"De Laurentiis è un uomo di affari che sa fare perfettamente il suo lavoro. I suoi interessi si sposano con quelli della città, e francamente non capisco chi gli rinfacci di essere un affarista. Lo è, ed è giusto che lo sia. Il calcio di oggi è business, e se lo sai fare sei ai vertici. Napoli e Catania, non a caso il cuore economico della Sicilia, sono gli unici baluardi del Sud contro il calcio del Centro-Nord. E il Napoli è addirittura in posizione di favore nei futuri scenari. Sul versante socio-politico, lui non farà mai parte della classe dirigente ma è importantissimo, fondamentale, che metta lingua nelle vicende della città e del Paese, come ha ben fatto qualche giorno fa a Città della Scienza. Se lancia un messaggio giusto, arriva a milioni di persone. E non è poco. Lui sa di avere questo potenziale e riesce ad essere efficace".

Benitez, ti affascina questa scelta?
"Molto. È un allenatore di successo e spessore internazionale. Per l’Europa calcistica, sapere che è andato a Napoli ci rende ancora più ambiziosi. E Napoli deve avere una visione europea, in tutti i sensi. La scelta di De Laurentiis va proprio in questo senso. E non si badi all’esperienza infelice all’Inter, quando Moratti gli addossò la decompressione della bolla di bilancio che creò con il periodo di Mourinho. Lui capì e lasciò, non prima di aver griffato il mondiale per club. Gran figura!

Il calciomercato che ti aspetti, quali giocatori arriveranno?
"Non voglio fare nomi, ma saranno ottimi nomi. Benitez non fa scommesse come Mazzarri, che pure ho tanto apprezzato. Benitez è venuto a Napoli per scommettere su sé stesso, non sui calciatori. L’idea di vincere in una realtà emergente l’ha stimolato".

Meglio fare di tutto per tenere Cavani o con i 63 milioni si prendono i calciatori giusti per vincere?
"Sono due indirizzi diversi per il futuro del Napoli. De Laurentiis non ha bisogno di fare cassa e può permettersi certi campioni, se questi decidono di accettare il calcio italiano. Immaginiamo che questo Cavani sia altrove e De Laurentiis voglia acquistarlo. Chi non sarebbe felice all’idea?
Se poi però Cavani dovesse andare, male, ma poco male. Il Napoli ha un progetto e soldi, e ne avrebbe anche di più. Gli obiettivi non cambierebbero. La faccenda Cavani è ora più che altro una questione di cuore. I tifosi lo vogliono in azzurro, e certe cose contano molto".

De Magistris tra pregi, difetti e futuro
"Il pregio è la fattività che però è spesso confusionaria e produce talvolta effetti contrari. Il difetto è l’assolutismo e il finto ascolto. Il futuro deve essere Napoli, finché sarà sindaco. A Napoli non può interessare troppo un lungomare liberato dalle auto ma senza la spiaggia e la balneazione, quella è una finta questione. A Napoli deve interessare il recupero dei suoi monumenti, del suo centro storico che è il più grande e d’Europa, delle sue strade, e una dignità maggiore per le periferie. Ed è fondamentale, come ho detto, recuperare la totale identità napoletana, cioè rinapoletanizzarci. Questo può essere solo recuperando piena visione del nostro percorso, senza il quale non avremo futuro. Ogni sindaco deve ricoprire anche un ruolo di stimolo culturale, come fece il primo Bassolino, prima di perdersi e perderci".

di luca cirillo
RIPRODUZIONE RISERVATA

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