"La mer*a che sta sotto non si può dire": caso Juventus, intercettazioni choc tra Agnelli e Arrivabene! 14mila pagine di attività investigativa della Procura

Rassegna Stampa  
La mer*a che sta sotto non si può dire: caso Juventus, intercettazioni choc tra Agnelli e Arrivabene! 14mila pagine di attività investigativa della Procura

Caso Juventus, c'è una intercettazione clamorosa tra Andrea Agnelli e Maurizio Arrivabene

La Federazione Italiana Giuoco Calcio comunica che il Procuratore Federale, esaminati i documenti e gli atti istruttori dell’indagine penale ‘Prisma’ trasmessi dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torino, ha proposto ricorso per revocazione parziale della decisione della Corte Federale di Appello a Sezioni Unite n. 89 del 27 maggio 2022, nei confronti delle società FC Juventus SpA, UC Sampdoria, FC Pro Vercelli 1892 Srl, Genoa CFC SpA, Parma Calcio 1913 Srl, Pisa Sporting Club Srl, Empoli FC SpA, Novara Calcio SpA, Delfino Pescara 1936 SpA e di 52 dirigenti delle medesime società sportive, chiedendone la condanna alle sanzioni che verranno rispettivamente richieste nel corso dell'udienza di discussione del ricorso di fronte alla Corte Federale di Appello. Ne parla il Corriere dello Sport.

Caso Juventus, le intercettazioni

“«Perché noi abbiamo due elementi fondamentali: da un lato il Covid, ma dall’altro abbiamo ingolfato la macchina con ammortamenti [...] E soprattutto la merda... perché è tutta la merda che sta sotto che non si può dire».

È la madre di tutte le intercettazioni, una frase estrapolata da una conversazione telefonica del 3 settembre 2021: a parlare è l’allora presidente della Juventus, Andrea Agnelli, dall’altra parte Maurizio Arrivabene, all’epoca Consigliere d’amministrazione bianconero, che conferma: «Non si può dire».

È la pietra d’angolo della copiosa attività investigativa (circa 14mila pagine) arrivate alla Procura federale dal la Procura della Repubblica di Torino nel procedimento penale denominato “Prisma” a carico di 15 soggetti legati alla Juventus.

Emergono elementi che invece per la Juve «confermano l’esistenza di un sistema collaudato nel tempo (...) di scambi incrociati di calciatori con altre società sportive, non finalizzati a dotare la squadra di determinate qualità tecniche espresse dalle caratteristiche dell’atleta, dai ruoli in campo, dalle caratteristiche agonistiche bensì al realizzo di plusvalenze senza esborsi finanziari; gli scambi addirittura prescindevano dall’individuazione stessa del soggetto da scambiare – spesso neanche indicato, se non con una semplice “X”»”

Per la Procura Federale emergono nuovi elementi dall’indagine Prisma della Procura di Torino e dall’attività della Consob, elementi che «confermano – su un piano probatorio oggettivo – le condotte dei deferiti finalizzate alla manipolazione dei prezzi, per fini di bilancio, stabiliti dalle parti nelle transazioni incrociate. Essi dimostrano, in maniera plastica, l’esistenza di un sistema, di una organizzazione, di una programmazione di budget di compravendita di calciatori effettuate non per motivi tecnici ma per ragioni esclusivamente collegate all’esigenza di conseguire, mediante artifizi, determinate risultanze economico-finanziarie». 

Per Chinè, in sostanza, i nuovi elementi superano anche la famosa questione sull’impossibilità di attribuire in maniera certa il valore a un calciatore”

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