Napoli - Il Napoli è nelle mani del presidente Aurelio De Laurentiis che è pronto a lasciare il segno in vista del futuro dopo anni di grandi successi ottenuti un po' per una serie di combinazioni.
Queste le anticipazioni dell'intervista settimanale del Corriere della Sera che uscirà soltanto nelle prossime ore:
La copertina di 7, il settimanale del Corriere della Sera da domani in edicola e in edizione digitale, è dedicata ad Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli Calcio dal 2004 e produttore cinematografico. Alla vigilia della nuova stagione del campionato di Serie A, che sabato prossimo ripartirà proprio dalla partita Sassuolo-Napoli, l’imprenditore si è raccontato a Paolo Condò in una lunga chiacchierata, esplorando la sua carriera dagli inizi fino ai tempi più recenti, con intermezzi di vita privata.
Si inizia dallo scudetto bis (per De Laurentiis la vittoria del campionato nel maggio scorso è il risultato più importante proprio perché il più difficile della sua esperienza nel calcio), toccando il rapporto con l’allenatore Antonio Conte («Molti anni fa lo incontrai alle Maldive. Uno stakanovista sul lavoro, come me. È evidente che siamo entrambi innamorati di ciò che facciamo, e questo per me è un aspetto fondamentale»).
Tanti gli aneddoti sulle discusse vendite di Kvaratskhelia e Osimhen. Il percorso imprenditoriale del protagonista della copertina di 7 si articola tra calcio e cinema (talvolta intrecciandoli come in Tifosi, dove nel 1999 recitò anche Maradona); tra successi passati e speranze future, ad esempio quella del ritorno alle partite tv in chiaro e il progetto di un nuovo stadio da 70 mila posti da ultimare in 4 anni.
Alla base, una convinzione: «Lei dice polemico, io rispondo visionario. A 34 anni mi sentii abbastanza maturo per pronunciare la frase fatidica: adesso si fa come dico io. Ed è andata piuttosto bene». Al termine dell’intervista, il ritratto che emerge è quello di un personaggio che si è mosso tra i vari settori con determinazione, desideroso di raggiungere gli obiettivi senza risparmiarsi la gavetta a cui il padre e lo zio lo abituarono da giovane: «Mi fecero iniziare come aiuto segretario di produzione».