Lippi: "Ho un ricordo meraviglioso di Napoli, costretto ad andar via. Sarri ha sfatato un tabù"

Le Interviste  
Lippi: Ho un ricordo meraviglioso di Napoli, <i>costretto</i> ad andar via. Sarri ha sfatato un tabù

Marcello Lippi, ex allenatore del Napoli e della Nazionale italiana, ha rilasciato una lunga intervista al Corriere dello Sport. Ecco un estratto sulla sua esperienza partenopea e non solo:

In serie A ci furono il Cesena e poi l’Atalanta, con la quale fece una stagione strepitosa. 

 «Sì, finimmo quinti dopo essere stati per tre mesi terzi in classifica. Ma il Presidente non mi volle rinnovare il contratto, prendeva tempo e io non capivo perché, dopo una stagione straordinaria. Insomma mi cercò Bianchi, direttore sportivo del Napoli, e mi chiese di andare ad allenare lì. Ho un ricordo meraviglioso di quell’anno. Si stabilì subito un rapporto speciale con la città. La società non pagò gli stipendi per mesi e io dovevo tranquillizzare i ragazzi. Alla fine del campionato mi cercarono Juve e Inter. Che potevo fare? A Napoli non c’erano certezze societarie e tecniche e decisi di andare. La città si dispiacque ma capì. E io al San Paolo ho lasciato un pezzo di cuore». 
 
Lei scoprì e valorizzò due campioni come Cannavaro e Ferrara. 
 
«Già si cominciava a fare la mezza zona, con due marcatori a destra e a sinistra. Fabio e Ciro erano perfetti. Gli ultimi due grandi difensori che arrivarono alla zona passando per il tempo della marcatura a uomo. Sapevano fare tutte e due le cose. Preziosi, combattivi, intelligenti. In difesa una garanzia assoluta». 

Le è tornata la voglia di allenare? 

«Dopo la Cina avevo detto che volevo smettere. Ma dopo un po’mi sono accorto che vedo le partite come fossi in panchina, con la stessa partecipazione. Ho capito la reale natura di quella stanchezza: non volevo più stare lontano da casa. Sì, ho voglia di tornare ad allenare e se arriva qualcosa di interessante la valuto in modo aperto». 
 
Chi è l’allenatore più interessante oggi in Italia? 

«Direi Di Francesco, che sta dando personalità e gioco e fiducia alla sua squadra. E poi Sarri che ha sfatato un luogo comune: che ci vogliano anni per dare identità a una squadra. In pochi mesi il Napoli non prende più tutti i gol che prendeva prima. E ne fa di più e più belli». 

La formazione ideale?  

«Jascin, Djalma Santos, Moore, Beckenbauer, Maldini; Cruyff, Di Stefano, Zidane; Maradona, Messi, Pelè. Non male, vero? Allenatore Rinus Michels». 

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