Ultime coronavirus - Il Professore Galli ha parlato al Corriere del Mezzogiorno:
Galli
La Campania viaggia ormai su numeri impressionanti con tremilaseicento contagiati al giorno. Ritiene siano ancora efficaci misure come i lockdown locali?
«Mi sembra che la situazione sia completamente fuori controllo in varie parti del paese. E non da oggi. La mia è una tristezza mista ad indignazione, perché questa drammatica prospettiva era stata ampiamente prevista e sottolineata da me e da tanti altri. Però devo dire che il governatore della Campania è stato tra i primi a cogliere appieno la gravità della situazione, probabilmente anche perché ben consigliato dai miei colleghi e dagli esperti che gestiscono l’emergenza con una lettura corretta dell’epidemia. De Luca ha agito con prontezza e senza cedere a posizioni di comodo, poiché bisogna dire che determinate decisioni sono evidentemente impopolari e bisogna avere il coraggio, la tempestività, o come dite voi a Napoli, la cazzimma , per poterle assumere».
Dice così perché De Luca, nel suo Angelus laico del venerdì social, l’ha elogiata, dicendo che lei è uno scienziato saggio e libero?
«Me lo hanno riferito. Ma sono talmente preso dal lavoro che non ho approfondito».
Tuttavia, anche se la Campania ha anticipato le misure restrittive poi assunte da altre Regioni ed opposto un filtro, con la quarantena di chi rientrava dai luoghi delle vacanze più a rischio, non è riuscita a scongiurare lo tsunami di questi giorni.
«Beh, le iniziative si prendono. Poi, vederle realizzate dipende dalle difficoltà che si frappongono in fase applicativa; ma qui, al di là della capacità del singolo amministratore, bisogna fare i conti con tutti i guasti che già esistevano. C’è da voi un bravo ricercatore (l’infettivologo Perrella, ndr ) che ha elaborato un algoritmo grazie al quale si può stabilire quale sarà il livello di contagio in un dato giorno. Ebbene, leggo che a ferragosto in Campania si è verificato un livello già preoccupante di nuovi casi. Il problema, dunque, viene da lontano».
Con 13mila 500 unità lavorative in meno, dopo dieci anni di commissariamento, ed un contagio in crescita esponenziale non diventa complicato evitare il peggio?
«La Campania era tra le regioni più disastrate per il buco economico prodotto. Ma la penuria di personale è un dramma nazionale, mancano migliaia di medici, e di infermieri, a causa del numero chiuso nelle università, mentre una intera generazione è andata in pensione. Forse, in alcune aree, si sarebbe potuto fare di più per riequilibrare il rapporto tra popolazione e posti letto in rianimazione. Anche se devo aggiungere, e non per captatio benevolentiae nei confronti dei napoletani, che mentre noi in Lombardia abbiamo una copertura vaccinale per l’influenza di molto inferiore alle necessità, la Campania è tra le prime, già dall’anno scorso, ad essersi approvvigionata e quest’anno farà addirittura meglio. Su questo pure occorrerebbe fare una riflessione su come ci si prepara all’inverno».
Lei fece una polemica in diretta tv con il dottore Ascierto del Pascale sulla somministrazione di tocilizumab agli ammalati di Covid. Ora lo stesso farmaco sembra registrare risultati più confortanti in Francia. Ha cambiato opinione?
«Ma no, ebbi una reazione dettata anche dallo stress: in quei giorni si contavano i decessi più che le guarigioni. Ci confrontavamo con i colleghi di Bergamo e del San Raffaele e, dopo decine di casi trattati, i dati che arrivavano non offrivano certezze. Il mio disappunto fu motivato dal fatto che fare annunci in tv su un farmaco che allora come ora continua ad avere luci e ombre, beh, non fosse per niente opportuno».
Se si chiude tutto ora, per Natale si riapre in sicurezza?
«E chi può dirlo? Con tutta onestà dico che Milano e Napoli non possono che chiudere. Sarei felice di essere smentito».