Tutti colpevoli nessun colpevole, la solita mentalità italiana: dall'antipatico vortice si può uscire...se si ha voglia

Editoriale  
<i>Tutti colpevoli nessun colpevole</i>, la solita mentalità italiana: dall'antipatico vortice si può uscire...se si ha voglia

Maurizio Sarri, ieri sera, in conferenza al San Paolo, avrebbe potuto dire poche semplici parole: "Ho detto una cazzata, mi scuso e ne pagherò le conseguenze", d'altronde lui si professa uomo di campo. Poi avrebbe iniziato a parlare della partita, del dispiacere per l'eliminazione, per l'infortunio di David López che ha complicato i suoi piani. Non avrebbe parlato di mercato, sebbene anche ieri sera sia uscito fuori il limite, numerico, della rosa in un centrocampo che non può disporre del solo spagnolo (e Chalobah) come alternativa.

L'Inter, dopo lo sfogo di Roberto Mancini ai microfoni della RAI, ha decretato il silenzio stampa: niente conferenza, nessun pericolo di altri scivoloni dopo aver interrotto e lasciato a metà l'intervista con l'emittente di stato. Decisione comprensibile, che probabilmente sarebbe convenuta anche al Napoli: perchè Sarri, all'incontro con i giornalisti presenti in sala, ha rischiato di scivolare un po' di più. Era mortificato, addolorato delle parole di cui Mancini lo ha accusato di aver detto ma, nel cercare di chiedere un'altra volta scusa, la buccia di banana era dietro l'angolo.

"E' stata la prima offesa che mi è venuta in mente: gli avrei potuto dare del democristiano...non era una offesa contro gli omosessuali, ho avuto amici omosessuali". La bontà delle parole di Sarri non è assolutamente da mettere in dubbio, lo stesso allenatore lo ha ripetuto ai colleghi di Striscia la Notizia. Tuttavia dare del 'democristiano' è francamente diverso dal dare del 'frocio', del 'finocchio' o del 'vecchio cazzone': in una Italia ondivaga, che un giorno ha un pensiero e quello dopo ne ha un altro, le sue parole non potevano non dar vita ad un polverone mediatico. Non è una offesa come le altre, e non ha una risonanza uguale. Anche se non bisogna mettere in mezzo un discorso, realmente serio, come quello dell'omofobia.

Detto questo Sarri ha sbagliato, si è scusato e pagherà: verrà criticato, la sua immagine al momento è un po' compromessa, ma sarebbe stato bello non assistere a processi mediatici nei quali dubbi opinionisti e falsi moralizzatori punteranno il dito contro l'allenatore del Napoli. Pessimi, così come i virgolettati di Sarri e di Mancini andati a ripescare nel passato dei due allenatori. La solita mentalità italiana: tutti colpevoli, nessun colpevole. Soltanto la bandiera del tifo sugli occhi, che acceca improbabili masanielli e matrone pronti ad ergersi alla guida di non si sa che cosa. 

Andando via dal San Paolo Sarri, reduce dal colloquio con i collaboratori della Procura Federale, ha incrociato un collega venuto da Milano. Un minuto scarso faccia a faccia, per spiegarsi meglio dopo una normale domanda in conferenza che ha dato adito a risposte non richieste: il collega non voleva metterlo in difficoltà, anzi...e lo stesso Sarri, con la sua solita sigaretta in mano, s'è detto convinto di aver detto altro nei confronti di Mancini. Sorrisi e pacche sulla spalle, prima di infilarsi nell'automobile con il suo agente per andare via...nella notte che ha posto Maurizio Sarri al centro di un vortice antipatico, ma dal quale si può uscire dopo le scuse, l'ammissione dello sbaglio ed una possibile squalifica. Tifo permettendo. Se solo ci sarà, effettivamente, la volontà di passarci su ed andare oltre.

PS: In queste ore si è letto, da più parti, che in conferenza stampa avrebbero riso tutti alle parole di Sarri. Non è vero.

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