ESCLUSIVA - Il sindaco di Udine: "Stadio all'Udinese: clausole, costi e vantaggi dell'accordo. Pozzo genio dell'imprenditoria. Il mio consiglio a De Magistris"

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ESCLUSIVA - Il sindaco di Udine: Stadio all'Udinese: clausole, costi e vantaggi dell'accordo. Pozzo genio dell'imprenditoria. Il mio consiglio a De Magistris

di Dino Viola

Si dice che quando si va in campo, difficoltà e problematiche di varia natura restano fuori. Non sarà così sabato pomeriggio quando l’Udinese ospiterà il Napoli nello stadio Friuli in fase di ristrutturazione: un impianto che da marzo 2013 è stato concesso in gestione per 99 anni dal comune alla società del patron Pozzo. E’ inevitabile che un pensiero voli alla vicenda San Paolo. La costruzione di un nuovo stadio a Napoli sembra l’ipotesi meno accreditata; molto più probabile che si vada verso un accordo per il vecchio impianto di Fuorigrotta. Il modello ‘Udine’ va quindi preso seriamente in esame, va studiato ed è necessario fare due conti. Così li abbiamo fatti con un matematico, ex rettore dell’Università di Udine, ma soprattutto attuale sindaco della città di Udine: Furio Honsell. Le tappe del percorso, le difficoltà, gli oneri e i tutti vantaggi della concessione dello stadio Friuli all’Udinese Calcio in questa intervista esclusiva a CalcioNapoli24.it

Quali sono stati i presupposti che vi hanno spinto al bando di gara per la concessione dello stadio?
“Avevamo uno stadio risalente a Italia 90’. Anno dopo anno c’erano sempre dei costi da sostenere, come quelli relativi al decreto Pisanu e poi quelli richiesti dall’Uefa. Con una squadra che gioca in A con ambizioni europee, questo impianto è un onere per il pubblico: trovare delle formule di condivisione pubblico-privato per me era fondamentale. Era un sanguinamento continuo di denaro”.

Privato. Udine. Pozzo. E’ stato facile trovare l’intesa col patron?
“Certamente. Pozzo è una persona estremamente intelligente: un genio dell’imprenditoria dalle idee innovative e molto chiare. Ha pensato allo stadio prima ancora della Juventus. Ci abbiamo messo un po’ di tempo per trovare la soluzione semplicemente perché prima che diventassi sindaco c’erano una serie di contenziosi e cause in tribunale. Chi pagava gli interventi sullo stadio volute dall’Uefa? Li pagava l’Udinese ma non era chiaro a chi spettasse sostenere la spesa. Per fortuna il presidente dell’Udinese è un autentico imprenditore di sport. Venne così fuori l’idea: lui era disposto a fare un investimento.  Mi fece un ragionamento di come poter trovare una soluzione e mi disse: “L’investimento lo faccio io”.  Fu molto innovativo perché si cercò una nuova formula: avere il bene per un certo numero di anni. Abbiamo poi esplorato l'eventuailità di concedergli lo stadio per 99 anni con la possibilità di investirci sopra e di ristrutturarlo completamente”.

Un bene pubblico nelle mani di un privato: non è semplice dal punto di vista legislativo.
“Abbiamo trovato questa nuova formula che si basava sul diritto di superficie per 99 anni. E’ stato il punto di arrivo di un percorso pioneristico in campo legislativo. Abbiamo fatto una stima sul valore. Loro devono fare un investimento che compensa sostanzialmente questo valore e in questo accordo ci devono pagare una quota minima l’anno veramente irrisoria. Si tratta di qualche decina di migliaia di euro. La cifra invece da investire si aggira intorno ai 25 mln. Per fare questo, essendo un bene pubblico, non potevamo concedere lo stadio direttamente. Allora ci siamo rivolti alla Corte dei Conti che ci ha detto: “Fate una gara con la quale potete imporre delle clausole”.

Che tipo di clausole avete inserito?
 “Abbiamo fatto un bando dove l’unica società a presentarsi è stata l’Udinese ma in teoria poteva arrivare anche un altro imprenditore sportivo. Tra un secolo l’impianto ritorna nella mani del pubblico. Nel contratto c’è scritto che bisognerà restituirlo in buone condizioni e in piena agibilità. Poi ci sono tutte una serie di clausole per staccare il rapporto ma non c’è proprio l’interesse. Inoltre ci sono anche alcune giornate in cui l’Udinese è obbligata a concedere l’utilizzo dello stadio. Sostanzialmente è diventato privato: l’Udinese ci lavora, lo ristruttura in completa autonomia però devono rispettare certi vincoli di gara”.

E cosa prevede la ristrutturazione e con quali garanzie?
“Il campo è già stato avvicinato alla tribuna principale. I futuri interventi prevedono la demolizione delle due curve. L’Udinese è fiduciosa, conta di giocare via da Udine soltanto poche partite del prossimo anno: spero che siano poche, ma potrebbe capitare. Ci sono delle scadenze da rispettare altrimenti decade il contratto dopo cinque anni, devono dimostrare che svolgono i lavori ma la società ha tutto l’interesse a farli terminare quanto prima. Hanno consegnato alla ditta i nuovi lavori che inizieranno appena finisce il campionato, con la demolizione delle curve per avvicinarle al campo. In questo modo diventa un autentico stadio di calcio come nella moderna concezione”.

La matematica non è il mio mestiere ma lei sicuramente può aiutarmi: cifre alla mano, quali sono i vantaggi per il comune?
“Non abbiamo dovuto più mantenere le spese per la manutenzione ordinaria e straordinaria. Anche la stessa Imu dello stadio: l’avremmo dovuta pagare noi, adesso la pagano loro. Dovendo quantificare nell’arco di un anno il risparmio è tra il mezzo milione e il milione. Tra l’altro noi non avremmo mai fatto alcuni interventi come la copertura, o non avremmo mai tolto la pista d’atletica che sarebbero state le normali spese per gestirlo. Ci sono stati anni in cui abbiamo speso due milioni, altri anni meno ma in media il risparmio si aggira intorno ai 750mila euro l’anno. Oggi invece sappiamo che è tutto loro: è come se noi in teoria avessimo venduto lo stadio, col fatto però che rimane ad uso pubblico per un certo periodo. Ad oggi non spendiamo più nulla, non spendiamo più un euro. Avevamo un milione all’anno di spese ma il comune non è un imprenditore sportivo”.

E i vantaggi per la società di calcio?
“Al di là dell’aspetto economico, in Europa i grandi stadi sono di proprietà delle società di calcio. Vediamo la Juventus che ha uno stadio nel quale giungono tifosi da tutto il territorio nazionale. I tifosi napoletani ci sono in tutta Italia: ci sono Napoli club anche a Udine ma non ci sono Udinese club a Napoli! Fare un nuovo stadio con tifosi che vengono da tutta Italia è un fenomeno motivazionale non da poco. Provate solo a immaginare un tifo molto coinvolgente come il vostro, in una struttura nuova che mette il tifoso veramente a suo agio. In questo ragionamento rientra anche il contributo dei i tifosi in termini sportivi, di punti in più in campionato. Abbiamo visto cosa è accaduto con la Juventus: un successo del genere è anche dovuto ad uno stadio così, voluto in questo modo”.

Manca un ultimo calcolo: quanto tempo è servito e servirà ancora per avere lo stadio ristrutturato?
“Le dico solo che da quando l’Udinese ha vinto il bando di gara nel 2012, entro tre anni doveva iniziare i lavori (già iniziati) e deve completarli entro cinque anni”.

A questo punto se la sente di dare un consiglio a De Magistris?
“Ora c’è la legge sugli stadi che in un certo modo potrebbe facilitare un accordo. Noi l’abbiamo fatto senza che ci fosse la legge, adesso nell’ultimo decreto c’è una norma che facilita questo. Certamente uno stadio come il San Paolo penso che non lo può mantenere il comune: non ce la fa, non ha senso. Lei prima mi ha chiesto dei vantaggi per l’amministrazione, gliene dico un altro con un esempio pratico. Bisognava fare gli sky box allo stadio: ma le pare che noi come comune ci mettevamo a fare gli sky box? Per farli ci vogliono centinaia di euro. E’ una cosa che ha senso in una logica imprenditoriale di una società di calcio, non di un’amministrazione pubblica. Però li vuole l’Uefa altrimenti non ti omologa lo stadio e l’Udinese li ha fatti”.

@RIPRODUZIONE RISERVATA

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