Due Napoli per le due fasi, il falso mito del doppio terzino e la grinta di chi vuole restare

Ritiro Napoli  
Carlo Ancelotti in Napoli-Benevento, foto Ciro De LucaCarlo Ancelotti in Napoli-Benevento, foto Ciro De Luca

DIMARO-FOLGARIDA (TN) - Napoli-Benevento ha già dato qualche indicazione interessante, dal punto di vista tattico, dell'approccio di alcuni azzurri e del ritmo gara da trovare.

DIMARO-FOLGARIDA (TN) - Napoli-Benevento, al di là della sconfitta sul campo per 2-1 derivante dall'errore difensivo nel finale di gara, ha mostrato già spunti interessanti per il Napoli di Carlo Ancelotti alla prima uscita stagionale 2019/20. La gara può esser divisa per i due tempi, con i primi 45' di gioco ad alta intensità e con alto ritmo (con il Napoli che ha avuto diverse occasioni da gol e ha messo all'angolo il Benevento, nonostante poi, oltre alla rete dell'1-1, è stata l'avversaria a rendersi davvero pericolosa colpendo due pali) e la seconda metà di gara, dove si è abbassata la qualità (per i tanti cambi) e l'intensità di gara.

LA CHIAVE TATTICA - Nonostante non si trattasse di un test eccessivamente probante, vista la prima uscita stagionale a sette giorni dall'inizio del ritiro, si evincono già alcune chiavi di lettura dal punto di vista tattico, da confermare o smentire nelle prossime uscite stagionali. Partiamo dalla fase di non possesso: il Napoli di Carlo Ancelotti parte da un 4-4-2 con due linee, centrocampo e difesa, molto serrate, per non permettere il fraseggio nello stretto degli avversari. In diversi frangenti di gara, però, in fase difensiva, la squadra azzurra appariva più schierata in una sorta di 4-2-2-2, dove YounesCallejon (in questa gara) erano posizionati non sulla stessa linea di Rog-Gaetano bensì leggermente più avanti e convergevano verso il centro. Quando? Nella partenza dell'azione avversaria, quando il pallone viaggiava al centro del campo, così da aumentare la pressione al primo controllo. Da sottolineare, infine, come in alcuni frangenti (soprattutto nei secondi 45') quattro uomini offensivi (i due attaccanti più i due esterni) fossero lontani 20 metri da difesa e le due mezz'ali e, in altre occasioni, la stessa linea a quattro di centrocampo non forniva la giusta copertura alla difesa: una vera e propria spaccatura.

In fase offensiva, invece, sfatiamo subito la convinzione che il Napoli attacchi con entrambi i terzini: l'assenza di Manolas-Koulibaly (1), la condizione atletica non ancora all'altezza di tentare l'estrema trazione offensiva (2) e il fatto che siamo al primo timido approccio, con la prima gara stagionale (3). Tutte condizioni che fan sì che il Napoli, che attacca con un 4-2-3-1 (Younes-Verdi-Callejon sulla stessa linea alle spalle della punta), si trasformi spesso in un 3-2-4-1 con Ghoulam (o Malcuit/Di Lorenzo) sulla linea dei trequartisti per sfruttare le qualità tecniche dei terzini azzurri e la capacità aerea della prima punta. Va sottolineato, però, come più spesso sia l'algerino a farsi trovare in posizione d'esterno offensivo piuttosto che il terzino di destra: Di Lorenzo, soprattutto, butta l'occhio spesso alla posizione di Ghoulam per recuperare (e stringere) la posizione al fianco dei due centrali. Buoni i movimenti di Verdi come trequartista, un ruolo che potrebbe fare al caso suo e si vede: un altro dettaglio da questa gara è l'interscambiabilità degli elementi offensivi a disposizone di Carlo Ancelotti, non a caso spesso l'ex Bologna si è alternato con Callejon.

L'APPROCCIO - Sorprendente (meno per chi ha potuto ammirarli nelle sedute d'allenamento della prima settimana di ritiro) ed evidente è la voglia di dimostrare di Marko RogSimone Verdi, fra i migliori di Napoli-Benevento. Concentrazione, fame, grinta e qualità: tutte caratteristiche che il croato, soprattutto, e l'attaccante azzurro hanno messo in mostra nella sfida alle Streghe. L'approccio è stato di chi vuole dimostrare, soprattutto nel caso di Simone Verdi, a Carlo Ancelotti di poter far parte di questo Napoli e di voler restare. Totalmente opposto è stato l'atteggiamento di Josè Maria Callejon: al di là della rete iniziale dell'1-0 e di qualche spunto nella trequarti offensiva nel primo tempo, è apparso svogliato e senza quella verve che di solito lo contraddistingue. Troppo leggerino in certi contrasti e nel difender palla in alcune occasioni, piuttosto che guidare la squadra in campo si è limitato ad eseguire il compitino.

IL RITMO - E' durato solo quarantacinque minuti Faouzi Ghoulam, al pari di Callejon: per loro la miglior condizione atletica non c'è ancora, com'è ovvio che sia. Alta intensità nella prima parte del match e tante chances di offendere. Nella seconda metà di gara, il ritmo alto del primo tempo, quando il Napoli attaccava con molti uomini e lungo tutto il campo, si è abbassato, complici i tanti cambi e la condizione dei singoli. Poi, tanti giovani in campo che di conseguenza hanno fatto sì che mancasse armonia e coesione. Anche chi, come YounesTutino e Verdi nel primo tempo aveva brillato e s'era messo in luce, ha visto abbassarsi vertiginosamente l'intensità e di conseguenza la qualità delle singole performance.

di Manuel Guardasole

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