Nessun passo indietro. E nemmeno correzioni di rotta, come l’autoriduzione della capienza degli stadi. La Serie A sceglie di andare avanti seguendo la propria linea, come racconta l'edizione odierna del Corriere dello Sport.
"Il premier Draghi ha chiamato il presidente della Figc, Gravina, esprimendo «preoccupazione» circa l'immagine che il calcio sta dando al Paese: non vuole più giustificare agli occhi del Paese le lacune dei club. Al punto che, il presidente del Consiglio ha presentato lo scenario al quale si rischia di andare incontro nei prossimi giorni: «la chiusura degli stadi».
Quando Dal Pino ha riferito il messaggio a inizio Assemblea, la discussione si è subito accesa, ma senza divisioni tra i club. Al contrario, è stato fatto fronte comune. «Se ci fermiamo falliamo», ha detto qualcuno. «Il calcio è un’industria e come tale deve essere trattato», ha aggiunto qualcun altro. Senza trascurare poi l’eventualità che, in caso di stop, i broadcaster possano, a loro volta, fermare i pagamenti o chiedere sconti sulle rate, come avvenuto dopo il lockdown della primavera 2020. «Ma se ci fermano o chiudono gli stadi, stavolta devono garantirci i ristori», è stata un’altra delle prese di posizione dei club, che ritengono anche di fare il massimo possibile in merito alla questione mascherine sugli spalti"