Antonio Corbo fa il punto nel suo consueto editoriale su Repubblica.
«Vogliamo vincerlo». Lo scudetto dell’ottimismo è già suo. Vince chi pensa positivo, chi trasmette forza, chi ha coraggio. Ne ha davvero tanto da assegnare al mercato ancora aperto il voto più alto. Dieci, non teme di esagerare, possibile?
Ma nell’adorabile bluff c’è una storia nuova. Chiamato per liberare il Napoli dal mito di Sarri e del suo bel gioco, si inchioda alla società.
Una promessa che lo carica di responsabilità. Non potrà ripararsi dietro i fatturati per giustificare il divario con la Juve.
La conferenza di ieri certifica il suo rapporto con il Napoli. Ancelotti è il Napoli. Come non lo era stato Mazzarri né Benitez che si scollò dal club come un manifesto alle prime piogge appena De Laurentiis si rifiutò di acquistare Mascherano.
Non lo è stato certo Sarri, che salutò con tre inchini la curva fuggendo in una nuvola di fumo verso il Chelsea, «per diventare finalmente ricco».
Sarri se la passa male, non sarà in panchina il 31 agosto, la sua malattia toglie a Juve-Napoli un motivo di piccante antagonismo, ma in queste ore i livori del tifo sfumano subito, anche chi si è sentito deluso o tradito gli augura di guarire, coraggio Maurizio, che si riprenda presto il cupo esteta di un Napoli ormai lontano. Che il mercato sia da 10, lo dice Ancelotti.
Lode al suo coraggio, al convinto aziendalismo. Sente suo il Napoli ed è un altro motivo per credere in una impresa. Ma forse l’ufficio acquisti non è ancora chiuso. In agenda rimane qualche trattativa da perfezionare. Non quella per Icardi, che i tifosi si sono ostinati a sognare e che la società ha seguito con consapevole scetticismo. C’erano 4 ottimi motivi per essere pessimisti.
Icardi è la fune che tirano da una parte e dell’altra Inter e Juve, Marotta e Paratici, Milano e Torino.
De Laurentiis non si fida della signora Nara, ingombrante moglie-agente per un Napoli che può vincere solo nel suo stile: serenità, compostezza, rispetto. Lo stesso De Laurentiis respinge l’idea di pagare oneri fiscali che raddoppiano gli stipendi a un italiano, se è così basso l’ingaggio lordo per chi arriva da fuori. Non piace infine ad Ancelotti chi non manifesta la sua ansia di essere allenato da lui, come invano ha provato James Rodriguez. Già, ma con James il discorso è solo sospeso o finito?
Il mercato non è da 10, ma i colpi sono di gran livello. Lozano è facile da presentare. Da giorni scriviamo che è un Lavezzi che ribalta il gioco con la stessa rapidità, ma che può segnare qualche gol in più. Un destro che sfocia a sinistra tagliando il campo come una bisettrice. Ha una rapidità di inizio nella ripartenza che potrebbe mettere a disagio stasera la coppia centrale Badelj-Pulgar, peccato che non sia ancora pronto. Manolas è un difensore d’impatto aggressivo, deve solo darsi una razionalità che compensi la sua irruenza. Elmas è un diamante grezzo, sta ad Ancelotti limarne la giovanile tendenza al rischio. Di Lorenzo migliora il settore destro, che tuttavia lascia qualche dubbio sulla capacità difensiva. In quella zona come finirà con un Ronaldo ispirato? Rivedere quella partita, Juve-Napoli, spinge a riflettere. È una utopia, ma ricalcolando la classifica con due vittorie in luogo delle due sconfitte i conti sarebbero finiti con il Napoli a 85 e la Juve a 84. Gli 11 che hanno diviso le grandi rivali, Juve 90 e Napoli 79, sono bugiardi. Non sono la verità.
Neanche Ancelotti la dice, quando assegna 10 al mercato, ma ai tifosi non costa nulla credergli. Anzi, da stasera sono tutti Carletto.