Funerali Maradona - L'edizione odierna di Repubblica scrive sulla morte di Maradona: “Era un dio, non un santo. Sbagliava, non trovava pace, ma ti convertiva. Potevi non diventare un suo discepolo, ma l’applauso alla fine te lo strappava. Perché lui era sempre pronto a scatenare guerre: contro chi comandava, contro chi stava in alto, contro i potenti. Nessuno zittiva Maradona, né allo stadio né fuori. Dovevi romperlo, per fermarlo. Diego è stato in mezzo a tutti noi, al nostro secolo, mai da un’altra parte. Si è immerso, si è contaminato, ha giocato da numero dieci di tutti i diseredati, ha lottato per tutti quelli che non hanno un posto del mondo. Per i sottovalutati, per le periferie, per quelli a cui non tocca mai. Non si è sentito in imbarazzo con i Maduro, i Chavez, i Morales, i Lula, i Castro: «Yo soy El Diego». È morto per il cuore, dopo che era sembrato morire tante volte. Dispiaciuto e ferito per non aver sanato le liti con la sua famiglia. È morto forse troppo solo, lui che aveva giocato per tutti"