L'eredità, conservata nelle pieghe di un numero magico, avvolta in un azzurro vivace, allegro. Sfreccia il numero sette, in tempi recenti sulle spalle di Cavani, uno destinato ad essere ricordato a lungo. Non e' rimasto nell'armadio, a cullare ricordi e ad alimentare rimpianti. E' tornato subito alla luce, sotto altre vesti, ed è riuscito nell'impresa di emozionare, sorprendere, ancora una volta. Proprio lui, criticato anzitempo, quasi messo alla berlina, dopo un precampionato sottotono. Giudizi figli di un ingannevole ed illusorio calcio d'agosto. Poi, per fortuna, arrivano le sfide vere, gli appuntamenti che contano. Si gioca sul serio, si lotta per i tre punti e la musica cambia sensibilmente. Petto in fuori, personalità, altro che timidezza e scarsa capacità di ambientamento. Corre come un forsennato, si da da fare, s'impegna come un novellino desideroso di conquistare la stima dell'allenatore. Un po' di stupore, all'inizio, leggendo la distinta, ascoltando le formazioni annunciate a viva voce dallo speaker. Non c'è Insigne, debilitato dalla febbre, Maggio è l'unico italiano ad indossare la maglia azzurra. Un po' di smorfie, qualche gesto di disappunto, un po' di dubbi su Callejon, manco fosse un carneade, l'ultimo arrivato. Il campo, però, serve a smentire gli scettici, a fornire nuovi elementi di riflessione, a compiere passi indietro. Dribbla le polemiche e scatta in avanti, leggero e deciso, sicuro di se. In ogni dove, prima a destra poi a sinistra, eclettico ed elettrico, una spina nel fianco ad altissima tensione. Guai ad affrontarlo, si rischia di restare fulminati all'istante. Gioca per se e per i suoi, prova il gol d'autore con un destro carico d'effetto, da posizione impossibile ma la palla bacia il palo e schizza via. Il battesimo è sfortunato e fortunato allo stesso momento. Scocca la scintilla e non ce n'è per nessuno. Pretende una serata speciale, va a caccia della rete, pur non essendo la sua specialità. Si fa trovare pronto alla prima occasione, quasi come fosse un consumato centravanti d'area di rigore, infallibile al cospetto del portiere. Un po' di merito, è giusto sottolinearlo, va a Marek Hamsik; la sua cannonata piega le mani di Curci e offre allo spagnolo la possibilità di timbrare il cartellino. Fa festa Fuorigrotta, si trasforma in una Piedigrotta, esplosione di gioia e di colore. Il nome del marcatore ripetuto a più riprese dai cinquantamila presenti, il debutto condito dal gol, cosa chiedere di più? Potrebbe arrestarsi, potrebbe fermarsi e assistere da lontano allo spettacolo. Ha messo la sua firma, nonostante tutto e tutti. Invece è un crescendo, un' impennata di scatti e spunti, di serpentine sontuose. Brilla lui, brilla il Napoli, sono solo sorrisi. E il risveglio è ancora più bello. Si realizza tutto, si immagazzina la felicità e si pensa subito al prossimo appuntamento: «Sono molto felice per la partita ed anche per il gol, ma più importante è il successo della squadra. Abbiamo iniziato bene un campionato difficile e vogliamo ringraziare i tifosi. Ci sono ancora tante partite, ma abbiamo fatto tre punti ed è la cosa più importante. E’ sempre difficile vincere, tutte le squadre che vengono al San Paolo ci vogliono mettere in difficoltà, ma noi siamo tranquilli, facciamo il nostro lavoro ed in attacco abbiamo fatto molto bene, abbiamo concretizzato le nostre occasioni ed anche in difesa c’è stato un buon lavoro giocando uniti ed aiutandoci. Ho provato una forte emozione, una forte felicità. Dobbiamo continuare così».