Speciale Mertens a Lovanio: dal primo campo di Dries divenuto parcheggio all'intervista al primo allenatore fino all'archivio di famiglia [VIDEO ESCLUSIVO]

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Dries Mertens nella sua prima squadra a LovanioDries Mertens nella sua prima squadra a Lovanio

Speciale Dries Mertens a Lovanio: CalcioNapoli24 in uno speciale nella città dov'è nato l'attaccante del Napoli, con intervista al primo tecnico e tanto altro.

Lovanio (in fiammingo Leuven, in francese Louvain) non è solo il capoluogo della provincia Brabante Fiammingo nel centro delle Fiandre del Belgio, non è solo la città di quattro prestigiosissime università che accolgono circa ottantamila studenti l'anno, ma è anche la città natale di Dries Mertens. Lì dove è nato e cresciuto, anche calcisticamente, il campione del Napoli che è ad un passo dall'entrare nella storia del club.

Speciale Dries Mertens: gli esordi a Lovanio

CalcioNapoli24 in occasione della trasferta a Genk per la seconda gara del Gruppo E di Champions League ha trascorso alcune ore nella città a 70 chilometri da Genk, per un focus sugli esordi di Dries Mertens. Dall'intervista al suo primo allenatore in quel di LovanioPascal Gilson, al primo terreno di gioco dove Dries si allenava, è stato scoperto e ha segnato i primi gol. Fino all'archivio di casa Mertens, con i ritagli di giornali e i ricordi dei primi anni di carriera dell'attaccante belga (clicca sul video in allegato per guardare lo speciale).

Dries Mertens e Denis Odoi, attualmente al Fulham

Dries Mertens, parla il primo allenatore

Pascal Gilson, primo allenatore di Dries Mertens, ha parlato ai microfoni di CalcioNapoli24 TV:

Ti saresti mai aspettato una carriera del genere da Dries Mertens? Con Utrecht, PSV, Napoli, Nazionale belga...

"No, non me lo aspettavo. Non mi sarei mai aspettato fosse arrivato al Napoli, ma in un club belga come Anderlecht o Bruges".

Tu sei stato il primo allenatore di Mertens, lui fu il capitano della tua sqaudra e vinceste il campionato regionale: mi racconti di quel periodo?

"Bene, Dries lo conosco da quando era davvero molto piccolo e fu in quel periodo che lo vidi segnare già tanti gol, poi parlai subito con il padre, Herman, per portarlo a giocare con noi. Finito il campionato ha giocato con me per due stagioni, vincendo 2 volte il campionato regionale delle giovanili. Era un torneo regionale, ma affrontammo squadre di livello nazionale come Anderlecht, Genk e Bruges, e vincemmo queste partite".

Quanti anni aveva in quel periodo?

"Aveva otto anni quando è arrivato da me e quando andò all'Anderlecht aveva dieci anni".

Questo è il primo campo dove si è allenato ed ha giocato Dries, ma il vero primo terreno di gioco di allora è l'attuale parcheggio di questo stadio rinnovato da King Power (ospita la l'Oud-Heverlee Leuven, seconda serie belga): è incredibile!

"Si, è cambiato tutto rispetto a come era prima. Questo cambio è ottimo per Lovanio. Il campo dove si allenava Dries non era ideale per allenarsi e per questo genere di pratiche come terreno di gioco".

Tu conosci l'esatta carriera di Dries Mertens, specialmente nei dettagli degli anni delle giovanili: ci puoi raccontare la sua storia dalle origini fino all'approdio al Napoli?

"Sì, con noi qui ha iniziato a sei anni e ha giocato con noi per circa quattro anni, qui allo Stade Leuven (piccola precisazione: l'attuale OH Leuven, è la fusione del 2002 di tre realtà calcistiche di Lovanio, fusione tra i club del K. Stade Leuven, del K. Daring Club Leuven e del F.C. Zwarte Duivels Oud-Heverlee, ndr). A dieci anni andò all'Anderlecht, ma lì ci fu un problema. Era troppo piccolo fisicamente per giocare con i compagni e rispetto agli altri giocatori, gli avversari. Verso i 16-17 anni si trasferì al Gent, qui c'era un allenatore che non credeva in Dries. E così andò in prestito all'Eendracht Aalst. Dopo un anno andò all'AGOOV Apeldoorn, un club di seconda divisione olandese. Qui giocò molto bene e divenne capitano, dopo due anni divenne giocatore dell'anno e l'Utrecht andò a prenderselo. In quel periodo sfidò anche il Napoli, vero? Poi passò al PSV. In realtà, dopo l'Utrecht sarebbe dovuto andare all'Anderlecht, ma ci furono dei problemi con il trasferimento ed alla fine optò per la squadra di Eindhoven. E lì giocò per due anni, poi approdò al Napoli: sono molto veramente che sia venuto al Napoli".

C'è stato un momento che hai capito che sarebbe diventato un campione? E grazie a quali caratteristiche?

"Dagli inizi! Grazie ai suoi genitori, Herman e Marijke, che sono persone molto intelligenti. Non hanno mai detto che il suo figlio era il migliore, l'han tenuto sempre coi piedi per terra. Dries era davvero un grande giocatore, uno di quelli che li guardi e dici: 'Ce la farà!' E' sicuramente un campione".

I suoi genitori hanno voluto che si laureasse e che studiasse, così capisci che la famiglia l'ha aiutato sempre.

"Sì, Herman lo portava in auto ovunque, hanno viaggiato tanto. Andò all'Anderlecht in una situazione difficile. Avendo altri due figli, non è così facile. I genitori lavoravano in quel momento, non è stato facile ma credevano nel loro figlio".

In quella tua squadra di Lovanio c'erano altri calciatori divenuti famosi?

"Sì, avevo Denis Odoi che gioca al Fulham. E altri giocatori, un ragazzo ebbe un problema al cuore ma se non l'avesse avuto credo avrebbe giocato anche in Prima Divisione in Belgio o in Inghilterra, Germania, Italia. Avevo buoni giocatori".

Pascal Gilson, primo allenatore di Dries Mertens

Mertens e i retroscena

Dries, o Ciro se vogliamo, perchè è così che viene spesso chiamato anche in Belgio, anche a casa sua dalla sua famiglia, è un ragazzo semplice, che per il calcio ha fatto di tutto. Da piccolo, è sempre stato incollato al pallone. La sua famiglia ce lo racconta così, come un bambino che non vedevi mai senza la sua palla: anche a pranzo e cena! E che per il calcio faceva la spola tra la scuola e il campo di calcio, con papà Herman che nonostante lavorasse, come mamma Marijke, e avesse altri due figli a cui badare, che ha sempre fatto i sacrifici per il sogno del suo bambino. Viaggi in auto per portarlo a giocare in giro per il Belgio, ma sempre con la prima regola di famiglia: prima lo studio, prima realizzarsi negli studi e laurearsi. Anche i suoi due fratelli han provato a gettarsi nel mondo del calcio, ma non con gli stessi risultati.

Quando era piccolo aveva un gran rapporto con un altro grande di questi anni del calcio belga, Kevin Mirallas, che a 6-7 anni formava con Dries una coppia inseparabile. La famiglia gli è sempre stata vicino, anche negli ultimi anni: quelli napoletani, quelli del Mondiale. Un orgoglio per la famiglia che però non ama star troppo sotto i riflettori e che a chi chiede se vedono le partite del Napoli, fra i conoscenti in Belgio, rispondono: "No, non sempre, raramente". Ma la realtà è che del Napoli e del loro Dries in campo sanno molto, conservano ricordi e archivi con ritagli di giornali dei primi esordi, dei primi anni di carriera. E che, appena possono, si catapultano in Italia, a Napoli. Che conoscono e adorano IschiaCapri. Portando con sè amici dal Belgio, a gruppetti, a vedere il Napoli della stella belga al San Paolo e papà Herman si trasforma in guida turistica per Napoli"Cappella San Severo è uno spettacolo!", ci confessa. Una volta ne portò ben quattro di amici in città, dormendo a casa di Dries Mertens rendendo felicissimi gli amici dal Belgio. Ma le richieste di biglietti e magliette vanno davvero oltre l'immaginazione.

Belgio e il futuro

E sulla Nazionale belga e l'orgoglio di un figlio protagonista al Mondiale? Il papà porta con sè un piacevole ricordo dei due momenti in cui, durante la massima competizione fra nazioni, è riuscito ad essere al fianco di Dries. Ringraziando, sempre, la politica del ct Martinez: credeva che la presenza della famiglia affianco dei calciatori fosse un valore aggiunto, non qualcosa da cui fuggire.

Ma a poche ore da Genk-Napoli, chissà quanto sia vero, la notizia è un'altra. Che Dries, quel record di Diego Armando Maradona ad un passo, vorrebbe raggiungerlo allo stadio San Paolo, davanti alla sua gente, davanti a quella gente che l'ha reso Ciro anche oltralpe. Certo, non avrebbe certo disdegnato di farlo nel suo Belgio, in Champions League, ma fra le mura di Fuorigrotta ha tutt'altro sapore. E sul futuro, non ci resta che attendere. Qualche sirena che parla mandarino (e che ha capacità di far vacillare di fronte ad offerte importanti) c'è stata, ma l'attaccante attende le mosse della società, inutile ribadirlo: a Napoli sta benissimo...

di Manuel Guardasole

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