Ancelotti: "A Napoli si sta da Dio, non ci sono demoni! Ricordo con piacere la Champions del 2003, amo il mio lavoro e non voglio smettere" [VIDEO]

Primo Piano fonte : dal nostro inviato alla Feltrinelli, Simone Scala
Ancelotti: A Napoli si sta da Dio, non ci sono <i>demoni</i>! Ricordo con piacere la Champions del 2003, amo il mio lavoro e non voglio smettere [VIDEO]

Ama la cultura, leggere e scrivere, non poteva mancare alla presentazione del libro “Demoni” del giornalista Alessandro Alciato. Stiamo parlando

Ama la cultura, leggere e scrivere, non poteva mancare alla presentazione del libro “Demoni” del giornalista Alessandro Alciato. Stiamo parlando di Carlo Ancelotti presente quest’oggi alla Feltrinelli da protagonista, in quanto ha scritto la prefazione del libro. Il tecnico azzurro, affiancato da Alciato e dall’ex presidente del Torino, Attilio Romero, ha risposto alle domande di Marco Nosotti, giornalista di Sky Sport, che ha condotto l’evento. Erano presenti il figlio di Ancelotti, Davide, e il preparatore dei portieri del Napoli, Alessandro Nista. Oltre agli addetti ai lavori, tanta affluenza di gente per ascoltare le parole del comandante azzurro.

Le parole di Ancelotti

"Sono volentieri qui per appoggiare questa fatica letteraria dell'amico Alessandro, perché con lui ho fatto il mio primo libro. Lo considero un ottimo scrittore, poi se vogliamo parlare di calcio ne capite poco (riferitosi a Nosotti e Alciato, ndr). Demoni? Le luci della ribalta nascondono le difficoltà che hanno questi personaggi. Tante volte le difficoltà che saltano fuori quando sei giovane sembrano più grandi, perciò lo spogliatoio è un luogo sacro perché si vede il valore reale delle persone. Ibrahimovic? La ribalta dà un'immagine diversa rispetto alla persona che è nello spogliatoio. Se ci si crede, le difficoltà si superano. La vita è come il calcio, ci sono le stesse regole. Tante volte non dobbiamo essere troppo negativi ne tantomeno troppo positivi nel valutare tutti i momenti, occorre il massimo equilibrio nella massima obiettività. Quando pensi che il problema sia grande, la soluzione è molto semplice. Ho avuto l'esperienza di Kaladze, la vicenda è particolare perché il difensore ha sempre mostrato dignità e anche noi nei suoi confronti nel non calcare la mano sulla brutta vicenda del fratello. Dal punto di vista professionale è stato perfetto, non ho avuto nessun problema di gestione. Prima della partita con il Bayern Monaco in Champions, dicemmo che poteva lasciare il ritiro perché non si passa avanti di fronte alla morte di un familiare. Lui decise di giocare e lo fece molto bene".

"Infortuni personali? Momenti di difficoltà, mai considerati gravissime cose perché ero anche un po' incosciente. Era un problema lavorativo che mi ha formato caratterialmente, mi ha indicato quali sono le cose più e meno importanti. Il calcio è una metafora importante della vita, bisogna metterlo nel posto giusto perché la vita è piena di problemi molto più gravi". 

Come stai a Napoli: "A Napoli si sta da Dio". 

"Finale di Champions persa contro il Liverpool? E' l'episodio di un percorso dove ci sono cose positive e negative. Se devo scegliere cosa ricordare meglio le Champions del 2003 e 2007. C'è la tendenza dopo una vittoria di dire lasciamo stare i festeggiamenti, bisogna festeggiare perché ci dà la possibilità di dare alla prossima sfida".

"La gestione di un gruppo è semplice e complessa, abbiamo a che fare con delle persone e bisogna farle crescere. La relazione tra le persone è di fondamentale importanza per rendere al meglio. Bisogna coinvolgere tutti e dargli responsabilità, io non voglio controllare tutto e quindi è importante delegare alle persone che lavorano con me. Soprattutto bisogna essere consapevoli che ci siano lavoratori di qualità. Se non è solo un rapporto lavoratico tra la gente si lavora meglio".

Su Inzaghi e Shevchenko: "La maggior parte delle partite le hanno giocate insieme, era la coppia che ha giocato tanto. Sono due caratteri diversi, perciò a livello individuale ti devi rapportare in maniera diversa".

"Non ho mai trovato demoni come calciatori, demone inteso come calciatore poco professionale ed egoista. Il calciatore di adesso è molto più professionale". 

Su Sacchi: "E’ stato un innovatore, legato allo stress, era un allenatore che pretendeva molto dagli altri e da se stesso, quello è stato lo stress che tutti hanno. Tutti hanno lo stress in questo ambito, l’importante è saperlo gestire. Chi lo gestisce bene lo streff lo fa diventare energia. Tutti noi abbiamo stress. Ad esempio vai in campo e la squadra non fa bene, quindi aumenta lo stress ma anche l’adrenalina. Sacchi nel primo periodo ha saputo gestire lo stress, nel secondo periodo lo ha penalizzato. Ha fatto una carriera vincente breve a causa dell’effetto negativo dello stress. A me, invece, è uno stress relativo perché amo quello che faccio. Mi piace quello che faccio, non ho voglia di smettere”.

Parliamo di 'Demoni', qua a Napoli sembra non ce ne siano, vero? "A Napoli ci siete solo voi due demoni (il riferimento è ad Alciato e Nosotti, ride ndr), tutto il resto è paradiso!".

di Simone Scala (Twitter: @SimoneScala17)

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