Chiariello, lunga lettera a Gattuso: "Ti chiedo scusa, ho parlato con il fegato! Ma non cambio idea"

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Umberto ChiarielloUmberto Chiariello

Il giornalista Chiariello scrive una lunga lettera a Gennaro Gattuso, allenatore del Napoli

Ultime notizie Napoli. Il giornalista Umberto Chiariello si è rivolto a Gennaro Gattuso in lungo editoriale pubblicato su rispettalosport.com.

Gennaro Gattuso

Chiariello: "Chiedo scusa a Gattuso"

Siete simpatici e fantasiosi, anche nelle ingiurie. Uno addirittura ha scritto che parlo male di Gattuso per ordine della Massoneria: questa è veramente partorita da una mente geniale! Mi dispiace che sia andata in disuso l’unica che veramente mi fa impazzire: palla ‘e sivo! Perché io alla mia linea (curva) ci tengo tanto, e l’olio è l’oro liquido delle nostre terre. Una è sbagliata però, lo devo dire: io criticherei Gattuso per farmi pubblicità. Questa proprio no, anzi. Un giornalista ruffiano, se si vuole accattivare la piazza, annusa l’aria. E l’aria a Napoli è che la maggior parte venera Rino, per la persona che è, per il passato che ha di gran combattente, di uomo generoso e tutto d’un pezzo che – pur senza essere baciato dal dono di Dio che per esempio aveva il più grande di tutti, il nostro Diego (un pensiero a lui è sempre doveroso) – è arrivato ai massimi livelli con la sua volontà ed i suoi sacrifici. Giustissimo, anche io sono tra coloro che lo ammirano molto a livello umano e per il suo passato sportivo, e mi è anche simpatico da tempi non sospetti (non come molti di voi che hanno fatto il salto della quaglia, dimenticando cosa gli hanno vomitato addosso quando da milanista affrontò a brutto muso il povero Hamsik intimidendolo).

IO E ANCELOTTI 

Proprio lunedì mattina sono stato a telefono con Ancelotti un’ora perché aveva piacere a sentirmi e mi ha ha fatto arrivare un messaggio di chiamarlo. Un gran signore, non ha battuto ciglio su nessuna critica ricevuta e mi ha detto che segue il Napoli attraverso i miei editoriali. Per me è un onore. Gli ho detto che è un grande uomo ed il motivo per cui sono stato feroce con lui al punto da chiamarlo Carlo il Distruttore è che avevo talmente creduto in lui che avevo dato il Napoli vincente l’anno scorso e ci ho fatto una figura barbina (ed anche lui mi ha confermato che ci credeva sul serio). Non sto qui, per serietà, a dirvi quali sono i motivi per cui la sua avventura napoletana sia finita male dal suo punto di vista, ma non ha negato nulla. Ho sentito da parte sua tanta stima e signorilità e mi si è stretto il cuore pensando che l’ho criticato, che ho fatto bene a criticarlo, che non cambio idea, ma che mi dispiace tanto perché umanamente è una persona splendida. Purtroppo il mio mestiere, che piaccia o no, è vedere al di là del risultato quello che accade in campo e giudicarlo, spassionatamente e senza rapporti personali che inficino il giudizio. Ovviamente sapendo che non ho la verità in tasca e posso essere io a sbagliare. Tanto è vero che io divento amico di allenatori e calciatori dopo che sono passati, perché a differenza di altri colleghi non sbavo per fare la corte dei miracoli. Motivo per cui ho lasciato ai più giovani le conferenze stampa. E mi fa ridere l’obiezione che non posso parlare perché non alleno: io faccio il critico calcistico da oltre trent’anni e mi sono costruito una credibilità che è testimoniata dagli ascolti e dal seguito. E sono rimasto a Napoli per scelta, non per mancanza di opportunità. Perché voglio che mio figlio cresca qua e si laurei qua, come ho fatto io. Io non scappo da questa città, la amo. E voglio far qualcosa per Napoli facendo semplicemente bene il mio lavoro. E non bisogna essere fantini per parlare di ippica o scrittori per recensire un autore ed un libro.

IO E GATTUSO

Io non so se Gattuso – nella sua invettiva di domenica pomeriggio – si riferisse a me o meno, tra l’altro ha citato i siti e le radio (io faccio radio ma sui siti sono poco attivo, magari si riferisce al Napolista che lo attacca tanto), non le tv (non so se per dimenticanza). Se rientro o meno nei suoi strali francamente mi interessa poco. Devo essere sincero, Gattuso mi ha fatto letteralmente imbestialire perché non l’ho trovato sincero, e non è da lui. Contrariamente al personaggio senza macchia e senza paura che si è costruito, vedo che parla di tutt’altro per sviare i veri problemi che lo chiamerebbero in causa: perché il Napoli non va, al di là di risultati deludenti ma non disastrosi. Sono stato tiepido dal primo momento nei suoi confronti, non essendo un allenatore fatto e rifinito ma personaggio di campo che piace a tutti (me compreso, lo ribadisco), un work in progress come tecnico per intenderci, dicendo: “vedremo”. Così l’ho elogiato quando c’era da elogiare e criticato quando c’era da criticare, specificando che tifo per lui perché se lui si afferma significa che fa bene il Napoli. Nessun pregiudizio ma neanche atteggiamento prono verso un santone del calcio: non è Guardiola o Klopp, al quale pulirei le scarpe gratis. Ha scritto un tifoso, Ciro Abete, una riflessione nella quale mi riconosco tanto: “C’e? una cosa che non capisco: l’anno scorso il Napoli, da dopo la debacle con la Fiorentina, ha messo in campo una squadra difensiva e ben organizzata. Si vedeva la mano dell’allenatore e, fino al lockdown, gli azzurri avevano inanellato una serie di 12 vittorie, 1 pareggio (con il Barcellona dopo una partita dominata) e 1 sconfitta (casuale con il Lecce). Dopo la Coppa Italia vinta il Napoli ha cambiato modo di giocare: prima un surrogato del Sarrismo, poi un ritorno ad una nuova liquidita? di calcio. Chiederei a Gattuso, con tutto il bene: ma perche??” Sono molti mesi che infatti richiamo l’attenzione sul palleggio lento, sterile, stucchevole, all’indietro del Napoli e ho invitato Gattuso più volte a cambiare atteggiamento. Da cui l’ormai famoso meme che mi riguarda (addirittura mi fanno ballare la Macarena, quando io al massimo posso fare il ballo dell’orso): tiki-taka-tuka-toki-teke-taki, che mi riporta ai tempi di quando eravamo ragazzi ed il mister si arrabbiava gridando, quando non facevamo arrivare la palla sulle punte rapidamente: “Ma che, stamm’ jucann’ ‘o tecchete e damme?” Che tradotto per gli sfortunati non edotti alla grande lingua madre, significa io-do-a-te e tu-dai-a-me. Sono mesi che suggerisco a Gattuso di non puntare su una mediana a due Bakayoko-Fabian, che è la moviola in campo. Non so voi, ma il mio fegato ne risente.

MIO FIGLIO E GATTUSO

E il fegato con le crocette non fa male solo a me. Anche al mio figliolo, Giorgio, portiere di belle (si fa per dire) speranze che sa tutto dei movimenti in campo, perché i ragazzi di oggi sono evoluti tatticamente. Ho cresciuto mio figlio nel culto del Napoli, vedermi la partita con lui era il desiderio della mia vita, visto che l’ho avuto tardi. Ora ha diciassette anni e mezzo e come tutti i ragazzi della sua età non riesce a stare fermo davanti alla tv. Durante Udinese-Napoli si è alzato ed è sbottato: “Papà, non ce la faccio più a vedere questo Napoli. È troppo noioso! Io con Sarri mi divertivo”. E se n’è andato. Poi è tornato e ha chiesto: “Ma se Gattuso perde, De Laurentiis lo caccia? Non credo, chissà, forse”, ho risposto! E lui di rimando: “Forza Udinese, lievam ‘a chist ‘ananz!” Sono inorridito: “Giorgio, parla italiano! Giorgio, mai tifare contro il Napoli!” Lui, pronto: “Papà, ma se hai il dente cariato meglio toglierlo!”. Ha detto le parole di Iannicelli, aborro!

GATTUSO NON VA CACCIATO

Questa è un’altra bufala che gira: che ne ho chiesto la testa. Ormai io e Peppe Iannicelli siamo un Giano Bifronte, quel che dico io è sempre l’opposto di quel che dice lui, che invece, lui sì, ne ha chiesto la testa (io ho solo detto “che “sarebbe” da cacciare ma non ci sono i presupposti, data l’intensità del calendario, e che bisogna continuare con lui ma che deve migliorare”): niente da fare. Dal combinato disposto di Campania Sport il duo Giano Bifronte ha sentenziato “via Gattuso”, sentenza firmata del Tribunale dei Chiattoni.

IO, GATTUSO E LE OFFESE

Gattuso, invece di parlare dei problemi del Napoli, se ne esce con il veleno, i telefonini, Calimero, le “stronzate” dei media napoletani e la pressione di una piazza che invece lo idolatra senza motivo, visto che deve ancora tutto dimostrare. Allora l’ho rimbeccato a muso duro: se parli di “stronzate”, parliamo di quelle che fai tu. Su questo non torno indietro, lo confermo. Ho aggiunto: forse non sei lucido perché non sei stato bene, ma non era un’offesa, era un’attenuante al suo non capire cose evidenti a tutti, utilizzando una giustificazione che avevano tirato fuori i suoi sostenitori (“non lo attaccare, non è lucido perché non sta bene”). Perlomeno, non avevo intenzioni offensive. Se la sensazione è stata invece offensiva, allora mi scuso. Non conta quel che vuoi dire, ma ciò che arriva. Se è arrivato un messaggio non voluto, vuol dire che non mi sono espresso bene. E quindi mia è la responsabilità. Ma la morte della sorella, però, tirata in ballo da qualcuno, scusate, cosa c’entra? Anzi, sono dolori di fronte ai quali tutti dobbiamo portare il massimo rispetto, ed io so cosa significa perdere le persone più care, non avendo più i miei amati genitori e da quest’anno un amico che era un fratello. Il riferimento alle sue pescherie, visto che ha queste belle attività fuori dal calcio, è stato invece cattivo e voluto, lo ammetto: se parli come un cafone ti ricordo che non stai vendendo il pesce ma sei l’allenatore del Napoli. Peppe Iannicelli per molto meno a Sarri gli ha levato la pelle di dosso, e molti gli hanno dato ragione. Non vedo perché a Rino vadano fatti sconti. Certo, non sono stato elegante. Ma mi scuso con voi, a cui devo rispetto e il dovere di usare i toni giusti, non a lui. E’ lui che si deve scusare con noi.

SCUSE A GATTUSO

Ma delle scuse a Gattuso le devo comunque. Tornassi indietro, la cosa che proprio non direi è il riferimento al tesserino (“Sarebbe da stracciare in faccia”). E’stato eccessivo. E’ stato sbagliato. E’ stato un grave errore. E me ne scuso. Ha parlato il mio fegato per me, o forse la mia bile. Non so bene quale parte del mio corpaccione, ma non la mente. Non sono stato lucido, non sono stato me stesso. Rino, ti rispetto e ti chiedo scusa. Ma per il resto ribadisco tutto quanto e sono pronto a confrontarmi con tutta serenità. Io non ho chiesto la tua testa come non la chiesi per Ancelotti, per il quale usai lo slogan: “tu hai fatto i guai, tu li sistemi”. Vale anche per te. Resto tuo tifoso: perché voglio vincere. Cominciando dalla Supercoppa.

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