Adesso sì, Juve: colpo alle gambe e alla testa

Editoriale  
Adesso sì, Juve: colpo alle gambe e alla testa

di Leonardo Vivard         Twitter: @LeonardoVivard

Sfida affascinante quella di Monaco. Per atmosfera, valore del match e campioni in campo. Ma a Napoli poco pensavano a questi fattori, belli sì ma… irrilevanti. Ai fini del campionato alcuni volevano la vittoria, altri la sconfitta, altri ancora la pesante sconfitta.
Ma c’era un aspetto che in pochi avevano considerato. La sconfitta dopo 120 minuti.

La madre di tutte le sconfitte, quelle che non fa male né solo alla testa, né solo alle gambe, ma ad entrambe. Perché con una grande prestazione ma con una sconfitta regolare, i bianconeri sarebbero usciti comunque felici per metà dall’Allianz Arena, e soprattutto non destabilizzati.
E invece è arrivato un mezzo “cappotto” in rimonta dopo aver agguantato il pareggio al 90’. Se questo non fa crollare i nervi, allora facciamo fatica a riconoscere un avvenimento che possa farlo. L’insindacabile 4-2 alla Juve non è una sconfitta come tutte le altre. Porta strascichi con se che potrebbero rivelarsi decisivi.


Già con il Torino, domenica, di per sé non è una partita facile. Affrontarla con 120 minuti nelle gambe e nella testa non semplifica le cose. Se in più ci mettiamo che i giorni per recuperare le energie fisiche e nervose saranno solo tre, anche il più ottimista degli juventini capisce che non sarà una partita come tutte le altre. L’eliminazione pesa, non in sé, ma per come questa è maturata. Accarezzare il sogno del passaggio del turno, sfiorare l’impresa e vedersi stracciare davanti ai propri occhi il pass per i quarti di finale deve far male, anche un po’ al cuore. Quello stesso cuore dei partenopei che ha subito un piccolo grande scossone al momento del goal di Zaza a Torino. Ma nel calcio, come nella vita, è così, sono gli episodi a fare la differenza.


Questo non si traduce in un crollo della Juve da qui alla fine, è un’opzione, una probabilità anche non bassa, non una certezza. Il Napoli non ha vinto nulla, e uno come Sarri lo sa. Se la macchina da guerra bianconera proseguirà nel suo percorso anche in campionato, allora i complimenti che andavano fatti prima andranno ampliati e detti a voce ancor più alta. Perchè batoste del genere possono far crollare ogni consapevolezza di forza, mentre in caso contrario sarebbe solo l'ennesima dimostrazione di una Juventus che meriterebbe a pieno titolo quel quinto tricolore. Ma se prima i tifosi azzurri erano in diritto di sognare, adesso devono esserlo ancor di più, perché il cannibale non è morto, ma è gravemente ferito. 

RIPRODUZIONE RISERVATA

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