I dieci impedimenti: ecco perchè al Napoli non 'converrebbe' vincere

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I dieci impedimenti: ecco perchè al Napoli non 'converrebbe' vincere

La sconfitta di ieri contro l'Athletic Bilbao, nell'inferno del San Mames, ha gettato nello sconforto i tifosi del Napoli che si aspettavano la qualificazione alla Champions League 2014/2015. Ha gettato un velo di delusione nemmeno troppo marcato sull'intera rosa, a partire da Gonzalo Higuain in campo e da Rafa Benitez in panchina. Con gli introiti Champions, infatti, il Napoli avrebbe potuto muoversi con più libertà sul mercato per assicurare i rinforzi di valore chiesti dall'allenatore spagnolo. Invece no, niente di tutto questo. In dieci punti il perchè, paradossalmente, al Napoli non 'converrebbe' vincere.

1) Aumento degli ingaggi - Vincere significa incassare soldi ed aumentare il proprio fatturato, ed una grande società deve mantenere i propri calciatori senza vederli, spesso unicamente, come plusvalenze da realizzare nel giro di un paio d'anni. Come si mantengono i calciatori in rosa? Alzando i loro ingaggi, come avviene in qualsiasi società del mondo.

2) Concedere parte dei diritti di immagine a tutti i calciatori - Se non tutti, addirittura. Anche perchè i grandi calciatori sono tutti in possesso di contratti pubblicitari che, qualche volta, garantiscono introiti superiori all'ingaggio societario. E poi, soprattutto, sfruttare al meglio l'immagine dei calciatori che si hanno in rosa. Al Napoli non sempre succede.

3) Pagare i premi alla rosa - Sono presenti nei contratti di quasi tutti i calciatori azzurri: una caratteristica quasi venale, ma la mancata qualificazione in Champions League (e così anche lo scudetto) significa anche una somma di denaro che non finisce nelle tasche dei calciatori della rosa. Non solo quelli, però: anche per quanto riguarda le statistiche personali, dai gol agli assist fino ad arrivare alle canoniche presenze (che in alcuni casi hanno determinato anche rinnovi contrattuali)

4) Comprare grandi calciatori - Certo, se vinci non puoi pensare di non volerti confermare. Come? Acquistando forte sul mercato, puntellando la rosa anche sotto la spinta e la pressione della piazza disposta a sostenerti per confermarsi anch'essa a grandi livelli. Non uno solo, però, ma almeno un paio dei cosiddetti top-player. Quelli che ti garantiscono non la vittoria, ma almeno il tentativo fino all'ultimo secondo.

5) Investimenti nelle strutture societarie - Il ragionamento si può ridurre a "se in queste condizioni ottengo questi risultati, perchè cambiare?". Sbagliato, perchè il progetto rischia di finire in una situazione di stallo. Può andare bene una volta, forse due, ma se la ruota non gira più sono guai. Investimenti su proprietà materiali, dal centro sportivo di Castelvolturno ad altro.

6) Questione stadio - Una società, per competere ad alti livelli, ha bisogno di introiti alternativi alle plusvalenze e ai diritti TV. Le grandi società incassano dai 50 milioni in su dai propri stadi, il Napoli un terzo. Progetto per ricostruire il San Paolo, renderlo una moderna ed agevole macchina da soldi. Rendere ancora più stretto il viscerale rapporto con i tifosi.

7) Questione sponsor - La Macron permette libertà di idee e di movimento al Napoli (maglia camouflage), ma non è un brand forte per allargare il proprio mercato. A quel punto sarebbe sacrificabile questa duttilità 'concessa' dallo sponsor pur di ingrandire il brand a livello internazionale con uno sponsor tecnico (ma anche di maglia) in grado di essere 'appetibile' ovunque?

8) Investimenti su settore giovanile - Mettendo da parte l'utopia Barcellona e della sua Masia, puntare così poco sui ragazzi è controproducente. Considerando che la Campania è una delle regioni italiane che sforna più giocatori, il danno è evidente. Non che su 100 ragazzi, 50 di questi siano materiale di alto livello. Ma la probabilità che accanto all'Insigne di turno ci sia anche l'Immobile di turno sarebbe maggiore.

9) Aprire a nuovi investitori - Mantenersi ad alti livelli significa continuità negli investimenti e somme considerevolmente ingenti. Guardando in giro per l'Italia, senza scomodare i club inglesi e tedeschi, sia Juventus che Roma contengono al loro interno più investitori. Più investitori, meno onere finanziario ed anche meno potere decisionale. Vero, ma se vuoi ottenere qualcosa devi dare qualcosa. Altrimenti si rischia di rimanere una (grandissima) azienda a conduzione familiare.

10) Organigramma societario - L'Inter di Thohir, disastrata, ha deciso di puntare forte sull'asset societario ingaggiando esperti internazionale per espandere il proprio brand e arricchirsi tramite il marketing. Spulciando sull'organigramma della SSC Napoli, si leggono pochi nomi che, nonostante siano degli eccellenti professionisti, si ritrovano a gestire tante cose. La grande differenza, tra il Napoli e la sua voglia di diventare davvero una big, è anche (e forse soprattutto) nel suo esile organigramma. 

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