L'allenatore del Napoli Luciano Spalletti ha rilasciato una lunga intervista al Corriere della Sera, vi proponiamo uno stralcio.
Tanti i temi toccati dal tecnico a partire dall'addio di Mertens, passando per i nuovi acquisti sino alla corsa scudetto.
«Dybala non è arrivato, sento dire qua e là. Il tentativo è stato fatto dalla mia società, poi devi fermarti quando ci sono gli steccati. Stiamo lavorando su un terreno già molto fertile: Kim, Kvaratskhelia si sono messi a disposizione e mi sembrano ricettivi. Lo sono tutti, anche i reduci dello scorso anno. Resta da vedere, strada facendo, quanto saranno stati bravi a recepire i contenuti che io e il mio staff proviamo a mettere in campo. Poi, non è mica finita qui»
Di mercato non parla quasi mai. Ma se le dico Giacomo Raspadori?
«Le rispondo che non è un mio giocatore, che è un ragazzo che avrebbe tutte le caratteristiche per darci una mano. Giovane, forte, versatile in tutti i ruoli dell’attacco, intelligente e soprattutto educato. Ha personalità, e noi ne abbiamo persa un po’ nel passaggio da un ciclo all’altro. Vediamo, con lui saremmo nella giusta direzione. Sarebbe il sostituto naturale di Mertens»
A quel punto perché non è rimasto il belga così amato dai napoletani?
«Chiariamo: non sono stato io, non è stato il club a non volerlo con noi. Mertens avrebbe potuto darci una grande mano. Ma la società gli ha fatto una proposta e lui non ha accettato. Mi tengo fuori da queste dinamiche, ed è giusto così»
Milan, Inter, Juventus e le altre. Il Napoli dove si colloca?
«Tra queste, siamo pagati per produrre risultati. E ci proveremo. Non esiste una squadra forte sulla carta, le squadre sono tante cose insieme. Noi dobbiamo essere bravi a sopperire a qualche limite con la personalità e il gioco»
È lei il leader?
«Sono i giocatori che devono esserlo. Osimhen è uno che può diventarlo. Ci punto»
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