Chi è Paolo Ascierto, il medico che si è trovato, da oncologo, a combattere in prima linea contro il Covid-19? Un instant book a cura del giornalista Ugo Cundari, edito da Guida, che verrà presentato venerdì 24 a Napoli (alle 18 al Circolo Posillipo), tenta di dare una risposta, mostrando da vicino tanto lo scienziato quanto l'uomo. E soprattutto provando a capire i motivi che lo hanno coinvolto, in piena emergenza virus, in una polemica antica quanto l'Italia: se esista, anche nella scienza, discriminazione verso il Mezzogiorno. Di questo nuovo libro ne parla l'edizione del quotidiano Il Mattino di oggi.
Ascierto, 56 anni, direttore dell'unità di oncologia melanoma, immunoterapia oncologica e terapie innovative dell'istituto Pascale, a marzo finì sui giornali di tutto il mondo per le ricerche che stava conducendo su un farmaco antiartrite, il Tocilizumab, nella lotta al coronavirus. Ne era seguita però una scia polemica con Massimo Galli, direttore del reparto di malattie infettive dell'Ospedale Sacco di Milano. Galli aveva specificato come non fossero stati i napoletani i primi a utilizzare, in Italia e nel mondo, il farmaco per contenere gli effetti del Covid-19.
Una Milano contro Napoli sul farmaco sperimentale su cui oggi nel libro-intervista, a distanza di quattro mesi, Ascierto ritorna: «Personalmente non ho mai fatto polemiche con i miei colleghi del Nord, anzi devo dire che all'indomani di quella che è stata la nostra scoperta con il Tocilizumab le prime telefonate che ho ricevuto sono state proprio di colleghi di Bergamo», dice il medico rispondendo alle domande di Cundari nel libro-intervista.
E sottolinea: «Dopo la sperimentazione con il farmaco individuato io e altri medici di molte regioni del Nord abbiamo creato una chat per confrontarci, condividere opinioni, scambiandoci pareri senza nessuna diffidenza, senza alcun pregiudizio». Insomma più che di uno scontro dai sapori razzisti ci sarebbe stata una diffidenza di Galli «che in quel momento poco tollerava che si parlasse di questa ricerca alla quale lui non credeva». Una ricerca, ci tiene a precisare però Ascierto, «tutta napoletana. Noi abbiamo iniziato la sperimentazione, e solo da questa si può dire se la nostra ricerca abbia un valore, come fra l'altro hanno dimostrato i casi risolti».
Dunque potrebbe esserci, davvero, uno scetticismo verso i risultati condotti dai medici del Sud? «I media non enfatizzano i risultati raggiunti dai meridionali», il pensiero di Ascierto, che pure non sembra voler accendere troppo la polemica, scottato da quanto sperimentato nei mesi di notorietà piovutagli addosso: «Non credo che ci sia un pensiero razzista dietro gli attacchi nei miei confronti», riflette, ma poi sottolinea come molti medici del Mezzogiorno arrivino a posti di rilievo, nonostante si formino con difficoltà in centri che hanno carenze strutturali e non finiscano mai sotto i riflettori. Eppure, «a redigere le varie linee guida nazionali nella lotta ai tumori, ad esempio, ci sono tantissimi meridionali».
Il resto è storia, storia popolare: dal New York Times che lo descrive come Superman a Tuttosport che lo consacra in prima pagina come il Cristiano Ronaldo della ricerca, mentre Jorit ne disegna il volto su un murale e sulle vetrine di un grande negozio di giocattoli napoletano la sua fotografia compare al posto di Batman.