L'editoriale di Crosetti: "Veleni, scudetti e cuori ingrati. Juventus e Napoli, amici mai!"

Rassegna Stampa  
L'editoriale di Crosetti: Veleni, scudetti e cuori ingrati. Juventus e Napoli, amici mai!

L'editoriale di Maurizio Crosetti per Repubblica alla vigilia di Juventus-Napoli: l'articolo sul quotidiano odierno

Ultime notizie Napoli - Vi proponiamo l'editoriale di Maurizio Crosetti per Repubblica verso Juve-Napoli, intitolato "Veleni, scudetti e cuori ingrati. Juventus e Napoli amici mai":

"Un giorno, per detestarsi meglio, Juventus e Napoli decisero di spostarsi fino a Pechino. Perché questa storica e antica rivalità, che domani alle 20.45 si arricchirà di un nuovo capitolo, è anche un luogo, un dove, eventualmente un come e un quando, più palesemente un perché. È un sempre. A Pechino si disputò dunque nel 2012 la finale della Supercoppa Italiana (in Cina, e dove se no?), finì 4-2 per i bianconeri ai supplementari, il Napoli li giocò in nove contro undici, in panchina c’era Mazzarri. I giocatori napoletani non si presentarono alla cerimonia di premiazione. Una goccia in più di veleno non colma gli oceani che ne traboccano, però li definisce meglio.

Non ha più senso, se mai l’ha avuto, vederla come un incrocio di nord contro sud. Ma la sfida contiene molte storie tese, troppe perché sia soltanto un caso. Volendo andare indietro nel tempo si può pensare a Omar Sivori, che nel 1965 lasciò Torino per Napoli lasciando soprattutto l’odiato Heriberto Herrera che pretendeva, inaudito, di farlo addirittura correre. Tre anni più tardi, una rissa tra il Cabezòn e il bianconero Favalli costerà sei giornate di squalifica all’argentino che non le sconterà, ritirandosi dal calcio.

Un’epopea di trasferimenti, sottrazioni e fughe. Come quando nel ’72 l’Avvocato prese finalmente Zoff, e per soprammercato José Altafini: il portiere avrebbe fatto la storia della Juventus, l’attaccantequella di un paio di sfide contro la sua ex squadra, prima martellata con 6 gol (a 2) al San Paolo davanti a 90.736 spettatori, poi segnando il fatale 2-1 nella gara di ritorno, quando il vecchio fuoriclasse si alzò dalla panchina e andò a ferire il Napoli diventando, da allora e per sempre, “Core ’ngrato”.

La Juve va a Napoli, prende e porta via. Stava per farlo, in anticipo, anche con Maradona non ancora partenopeo, ma Agnelli nonascoltò Boniperti preferendo la pace sociale in fabbrica e col sindacato: se avesse scelto diversamente, la storia del Napoli e della Juve sarebbe del tutto cambiata. Non andò così con Gonzalo Higuain, sottratto a Napoli nel pieno del fulgore: era il 2016, e due anni più tardi proprio lui segnerà all’Inter quella rete estrema per condannare indirettamente il Napoli, sconfitto a Firenze il giorno dopo. E ancora arsenico e sospetti.

È come se esistesse una specie di supremazia creativa napoletana, un intuito che la Juve cerca poi di sfruttare mettendo i denari sul banco. Con Zoff, Altafini e Higuain, oltre che con Ferrara e Fabio Cannavaro (via Inter) andò benissimo, non così invece con Maurizio Sarri. L’uomo del gioco nuovo non seppe, o non poté, rinnovare quello bianconero, pochissimo il tempo, enormi le distanze tra gli universi incompatibili per il tecnico scelto al posto di Allegri, cioè colui che sta per sfidare Mazzarri, a suo tempo pronto ad abbandonare Napoli per un diverso destino. Più che una linea retta, il duello mai finito tra Juve e Napoli e tra i suoi vari personaggi è un garbuglio, un gomitolo.

Gli episodi che raccontano l’urticante rivalità non sono soltanto tecnici o tattici. Torna alla memoria la battaglia dei tamponi, quando cioè il Napoli al tempo del primo Covid rifiutò la trasferta a Torino, marcando visita (tesi bianconera) da un’Asl compiacente. Una specie di corollario a quanto accaduto sul campo in innumerevoli anni di incroci, quando però alla fine lo scudetto lo vinceva sempre la Juve. E talvolta il Napoli lo perse, come si dice, in albergo.

Ed è chiaro che la fantasia di chi ha meno risorse finanziarie si deve manifestare sul mercato in modo più creativo. Ma la Juve ha seguito anche la scia di quest’onda, ingaggiando infine Cristiano Giuntoli, il dirigente che aveva saputo immaginare per il Napoli campioni che ancora non esistevano, costruendo la squadra scudetto. Nella stagione scorsa, quella in cui si fece l’impresa, il Napoli ha battuto due volte la Juve in campionato, prima con l’umiliazione del 5-1 al “Maradona”, poi con l’uno a zero di Torino. Altro veleno che il tempo non diluisce".

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