La rinascita e la seconda vita a Napoli di Stanislav Lobotka porta un nome e un cognome: Luciano Spalletti. "Era fino a pochi mesi fa il brutto anatroccolo. Quasi ai margini, sempre alle prese con qualche malanno fisico che ne ha condizionato il rendimento. Due tonsilliti (il secondo intervento a marzo), una pubalgia, una dieta che lo ha portato a perdere quasi 9 chili (ma era ingrassato proprio per i problemi collegati alle tonsilli)", si legge su Il Mattino di Napoli di oggi in edicola.
"Ma non era un bidone, non era uno un flop di mercato. E un piccolo gioellino grezzo, esaltato dal lavoro e dalla fiducia di quello stregone che è Luciano Spalletti. Che lo ha incoronato l'altra sera: «È come Jorginho».
Luciano Spalletti l'ha paragonato al Jorginho versione Napoli, quando alla guida di questa squadra c'era Maurizio Sarri. Su questo paragone, l'edizione odierna de Il Mattino scrive:
"Non male come peso: però a pensarci bene, sono praticamente due gocce d'acqua quando si tratta di avvicinarsi al compagno. Il primo movimento, quello che si fa con le gambe e con le braccia. E prima ancora con la lucidità. Perché quando il pallone è tra i piedi di uno dei quattro difensori (oppure di Demme, come nel caso del match con la Samp), il movimento Lobotka è praticamente identico a quello che faceva Jorginho ai tempi del Napoli di Sarri. Perché il movimento fatto con il corpo è sempre quello di andare verso il pallone, a porsi in una posizione di luce per il compagno che sta portando palla. Con le braccia però, e allo stesso tempo, c'è la possibilità di indicare la zona che si andrà ad occupare con il proprio corpo di lì a qualche frazione di secondo.
C'è anche la precisione nel tocco, soprattutto nel breve. Caratteristiche che sono state esaltate anche con la Juventus, e non solo domenica con la Sampdoria. Il passaggio a meno di 15 metri trova sempre un'altra maglia azzurra pronta a far proseguire l'azione, ogni tocco del genere tende a pulire l'azione, apre il campo all'azione partenopea. Ma ci sono anche delle distanze.
Dal punto di vista della fase difensiva, Jorginho e Lobotka sono molto vicini nella capacità di interdizione: per l'attuale play del Chelsea c'è un'esperienza più importante che lo rende quasi maestro nell'andare a frapporsi tra due avversari e recuperare un pallone senza contatto fisico, mentre lo slovacco sta recuperando su questo terreno ed ha fatto sensibili progressi come hanno dimostrato anche le ultime partite".